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ANTICHE CIVILTA' ED ALIENI
 LA CAVERNA SOTTO IL POTALA
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A grande profondità sotto il Potala c'erano dei passaggi sacri, che conducevano a un'immensacaverna contenente quello che sembrava un mare interno. Mi avevano detto che era ciò cherimaneva dall'epoca remotissima in cui il Tibet era un paese ameno vicino al mare. Inquell'immensa caverna vidi strane vestigia, scheletri di creature fantastiche in cui a molti annidi distanza ravvisai mastodonti, dinosauri e altra fauna esotica. Poi in molti punti siscoprivano grandi lastre di cristallo naturale, nel quale era possibile vedere la macrocistide,diversi tipi di alghe e, di tanto in tanto, pesci perfettamente conservati e interamente sigillatinel cristallo trasparente. In realtà quegli oggetti venivano considerati sacri, come messaggi provenienti dal passato.1-115
 
Prima di lasciare il Potala
(la sede del Dalai Lama)
scendemmo in una delle galleriesotterranee. … Queste gallerie, mi venne spiegato, erano state aperte da un'eruzione vulcanicainnumerevoli secoli prima. Alle pareti si scorgevano strani diagrammi e dipinti di scene deltutto ignote. Mi interessava assai più vedere il lago che, come mi era stato detto, si stendeva per chilometri e chilometri al termine di uno dei budelli. Finalmente entrammo in una galleriache divenne sempre e sempre più ampia finché, a un tratto, la volta scomparve, portandosi aun'altezza alla quale la luce delle torce non poteva giungere. Ancora un centinaio di metri e citrovammo sull'orlo di un'acqua quale non avevo mai veduto. Era nera e immobile, oscura inmodo da sembrare quasi invisibile, più simile a un pozzo senza fondo che a un lago. Nonun'increspatura ne turbava la superficie, non un suono violava il silenzio. Anche la rocciasulla quale ci trovavamo era nera; riluceva alla luce delle torce, ma, un po' di lato, scorsi unluccicare anche sulla parete. Mi avvicinai e vidi che nella roccia si trovava un'ampia venad'oro lunga forse quattro metri e mezzo o cinque metri; nel senso dell'altezza, mi arrivava dalcollo alle ginocchia. In tempi remoti, l'enorme calore aveva fuso l'oro nella roccia, ed esso siera poi raffreddato formando grumi simili al grasso di candele dorate. Il lama Mingyar Dondup ruppe il silenzio: “Questo lago porta al fiume Tsang-po a sessantacinque chilometridi distanza. Molti anni fa, alcuni monaci avventurosi costruirono una zattera di legno e remicon i quali spingerla sull'acqua. Caricarono la zattera di torce e si allontanarono dalla riva. Per chilometri e chilometri remarono, esplorando il lago, poi vennero a trovarsi in uno spazioancor più vasto dove non riuscivano a scorgere né le pareti, né la volta. Andarono alla deriva,mentre remavano adagio, non sapendo in quale direzione spingersi. … Improvvisamente lazattera sussultò, una folata di vento spense le torce, lasciandoli immersi nelle tenebre, ed essisi resero conto che la loro fragile imbarcazione era in preda ai demoni dell'acqua. La zattera piroettava su se stessa, dando loro il capogiro e stordendoli. … A un certo momento, furonoscaraventati in acqua e affondarono. Alcuni di loro ebbero appena il tempo di riempirsi d'aria i polmoni. Gli altri non furono così fortunati. Poi una luce verdognola e incerta apparve e sifece più intensa. Furono sballottati e proiettati qua e là,
 
e infine emersero nella vivida luce delsole. Due di loro riuscirono a raggiungere la riva, quasi annegati, coperti di lividi esanguinanti. Degli altri tre non esisteva più traccia. Per ore e ore giacquero tra la vita e lamorte. Infine, uno dei due ritrovò quel tanto di energia sufficiente a consentirgli di guardarsiintorno. E quel che vide per poco non lo fece nuovamente svenire. In lontananza si scorgeva ilPotala. Tutto intorno erano verdi pascoli con Yak che brucavano l'erba. … Da quel giornosono stati fatti ben pochi tentativi di esplorare il lago, ma si sa che esistono isolette, poco piùin là della portata delle nostre torce. Una di esse è stata esplorata e tu vedrai in seguito ciò che
 
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vi si è scoperto, al momento dell'iniziazione.” Risalimmo faticosamente le oblique gallerie,sostando di tanto in tanto per riprendere fiato e osservare alcuni dei disegni alle pareti. Nonriuscivo a capirli,
sembravano essere stati tracciati da giganti
e raffiguravano apparati cosìstrani da superare completamente le mie capacità di comprensione.2-8 … vi sono documenti pittorici di cose che fluttuano nell'aria e di cose che vanno sotto terra.1-244 Al centro della caverna si levava una lucente, nera casa... una casa che sembrava fattad'ebano levigato. Strani simboli ne avvolgevano i lati, e diagrammi simili a quelli che avevoveduto sulle pareti della galleria del lago. Ci avvicinammo a questa casa e varcammo la sogliadella larga, alta porta. All'interno si trovavano tre nere bare di pietra, scolpite e incise in modocurioso. Le bare non avevano coperchio. Sbirciai dentro e, scorgendone il contenuto, trattenniil fiato, sentendomi venir meno. “Figlio mio” esclamò l'abate che ci guidava “contemplale.Furono Dei nella nostra terra, ai tempi che precedettero le montagne. Si aggirarono per ilnostro Paese quando i mari ne bagnavano le coste e quando nel firmamento si trovavano stellediverse. Guardali, perché nessuno, tranne gli iniziati, li ha mai veduti.” … Tre figure d'orogiacevano dinanzi a noi, completamente nude. Due uomini e una donna. Ogni linea, ogniminimo segno di quei corpi erano fedelmente riprodotti dall'oro. Ma quali dimensioni! Ladonna aveva una statura di almeno tre metri, e la statura del più alto dei due uomini non erainferiore ai quattro metri e mezzo. Avevano la testa grande e alquanto conica alla sommità. Lemascelle erano strette, con una bocca piccola, dalle labbra sottili. Il naso era lungo e stretto,mentre gli occhi, non obliqui, erano profondamente infossati. Non li si sarebbe detti corpiimbalsamati... ma addormentati. … Vidi, da un lato, il coperchio di una bara: su di esso eraincisa una carta dei cieli... ma che aspetto strano vi avevano le stelle! Gli studi astrologici miavevano reso assai familiari i cieli notturni; la carta li raffigurava, però, in modo molto, moltodiverso. L'abate più anziano si voltò verso di me e disse: “Stai per diventare un iniziato, stai per vedere il passato e conoscere il futuro. Lo sforzo sarà molto grande. Molti ne muoiono, emolti falliscono, ma nessuno esce vivo di qui, a meno che non superi la prova. Sei preparato edisposto ad affrontarla?” Risposi affermativamente. Mi condussero accanto a un lastrone di pietra che si trovava tra due bare. Eseguendo le loro istruzioni, vi sedetti nell'atteggiamentodel loto, con le gambe incrociate, con la colonna vertebrale eretta, e il palmo delle manirivolto verso l'alto. Quattro bastoncelli d'incenso furono accesi, uno per ciascuna bara e uno per la lastra di pietra sulla quale mi trovavo. Tutti gli abati presero una lampada e uscirono.Una volta chiusa la nera e massiccia porta, rimasi solo con i cadaveri che risalivano aremotissimi tempi. Il tempo passò, mentre meditavo. La lampada che avevo portato con mecrepitò e si spense. Per alcuni attimi il lucignolo brillò incandescente, sentii l'odore dellastoffa bruciata, poi anche questa sensazione si attenuò e scomparve. Mi distesi supino sullastrone di pietra ed eseguii quegli speciali esercizi di respirazione che mi erano stati insegnati per anni. Il silenzio e l'oscurità erano ossessivi. Si trattava davvero del silenzio della tomba.Di colpo, il mio corpo divenne rigido, catalettico. Avevo le membra intorpidite e gelide comeghiaccio. Provai la sensazione di morire, di morire in quell'antica tomba a più di centoventimetri di profondità sotto la luce del sole. Ecco un violento e vibrante sussulto interiore, el'impressione, ma senza alcun suono, di strani fruscii e crepitii, come di vecchio cuoio chevenisse srotolato. A poco a poco nella tomba dilagò una pallida luce azzurrognola, simile alchiaro di luna su un alto passo di montagna. Sentii un dondolamento, un sollevarsi e unricadere. Per un attimo potei immaginare di trovarmi una volta di più su un aquilonesobbalzante e sussultante all'estremità del cavo. Poi si insinuò in me la consapevolezza delfatto che stavo galleggiando al di sopra del mio corpo fisico. E con tale consapevolezza venneil movimento. Simile a uno sbuffo di fumo scivolai via, quasi fossi trasportato da un vento che
 
non sentivo. Sopra di me scorsi un che di luminoso, come una coppa d'oro. Dal mio ventre pendeva una corda dal colore azzurro-argenteo. Pulsava di vita e splendeva di vitalità.Contemplai il mio corpo supino che ora riposava come un cadavere tra altri cadaveri. Piccoledifferenze tra il mio corpo e quelli delle figure gigantesche apparvero chiare lentamente. Mi
 
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concentrai in tale osservazione. Pensai alla meschina superbia dell'attuale genere umano e midomandai in qual modo i materialisti avrebbero potuto spiegare la presenza di quelle figureimmense. Pensai... ma poi mi accorsi che
qualcosa
stava turbando i miei pensieri. Sembravache non fossi più solo. Mi giungevano brandelli di conversazioni, frammenti di pensieriinespressi. Immagini frammentarie incominciarono a balenare nella mia visione mentale. Inlontananza, qualcuno sembrava far suonare una grande campana dai rintocchi profondi.Rapidamente il suono si fece vicino, e ancor più vicino, finché parve esplodermi nel cranio, eio vidi goccioline di luce colorata e lampi di colori ignoti. Il mio corpo astrale venivasbalestrato e sospinto come una foglia da un vento di tempesta. Strali veloci di doloreincandescente saettavano attraverso la mia coscienza. Mi sentivo solo, abbandonato, un reiettoin un universo barcollante. Nere nebbie calarono su di me, e con esse una calma che nonapparteneva a questo mondo. Lentamente, le tenebre assolute che mi avvolgevano sìallontanarono. Da qualche punto mi giunse il rombo del mare e il suono raschiante, frusciantedei ciottoli smossi dalle ondate. Sentivo l'odore dell'aria satura di salsedine e il forte aromadelle alghe marine. Era, quella, una scena familiare: pigramente mi voltai sul dorso nellasabbia riscaldata dal sole, e contemplai i palmizi. Ma una parte di me disse: non ho maiveduto il mare, non ho mai sentito
 parlare
di palmizi! Da un vicino boschetto giunsero suonidi voci ridenti, voci che divennero più forti mentre un allegro gruppo di persone abbronzatedal sole appariva. Giganti! Tutti giganti. Abbassai gli occhi e vidi che io pure ero un"gigante". Alle percezioni astrali pervennero le impressioni: innumerevoli secoli prima laterra girava più vicina al Sole, nel senso opposto. I giorni erano più brevi e più caldi. Sorserograndi civiltà e gli uomini
 
ebbero conoscenze maggiori di quelle attuali. Poi, dagli spaziesterni si avvicinò un pianeta vagante, e colpì di striscio la Terra. La Terra venne proiettata piroettante fuori della sua orbita e nella direzione opposta. Venti formidabili si alzarono e percossero le acque che, sotto la spinta di forze gravitazionali diverse, si avventarono sullaterraferma, e vi furono diluvi, diluvi universali. Terremoti squassarono il mondo. Le terreaffondarono sotto il livello dei mari, e altre ne emersero. Quel paese caldo e piacevole ch'erail Tibet cessò di essere una località di soggiorno marina e si innalzò di circa quattromila metrisul livello del mare. Dovunque apparvero montagne possenti che eruttavano lava fumante.Lontano, nella regione delle alte montagne, precipizi lacerarono la superficie e la flora e lafauna di un'epoca tramontata continuarono a esistere. Ma sono troppi gli eventi perché unlibro possa contenerli, e una parte della mia "iniziazione astrale" è di gran lunga troppo sacrae privata per poter essere riferita. Qualche tempo dopo, sentii le visioni svanire e oscurarsi. A poco a poco la coscienza, astrale e fisica, mi abbandonò. In seguito, divenni sgradevolmenteconsapevole del fatto ch'ero
 gelido
, gelido a furia di giacere su un lastrone di pietra, nellefredde tenebre di un sepolcro. Filamenti di pensieri mi si agitavano nel cervello: “Sì, è tornatoa noi. Veniamo!”. Minuti trascorsero, e un fioco bagliore si avvicinò. Lampade alimentate con burro di yak. I tre anziani abati. “Ti sei comportato bene, figlio mio. Per tre giorni sei rimastodisteso qui dentro. Ora hai veduto. Sei morto. E hai vissuto.”2-126 Finalmente arrivammo a un'ultima stanza. …Aveva l'apparenza di un ripostiglio. … Era quiche il Dalai Lama conservava i numerosi doni che riceveva, quelli di cui Egli non si servivaimmediatamente. … Il lama mi guardò e sorrise con benevolenza: "Lobsang, Lobsang, crediche perderei la mia strada?". Sorrise e si allontanò da me, dirigendosi verso un muro lontano.Si guardò attorno per un attimo e poi si mise a fare qualcosa. A quanto potevo vedere stavatrafficando con una struttura sul muro, una sporgenza di stucco costruita da un operaio mortoda molto tempo. Alla fine si udì un rimbombo di pietre che cadevano e mi girai allarmato,credendo che il soffitto stesse crollando o che il pavimento stesse sprofondando. La miaGuida rise: "Oh, no, Lobsang, siamo completamente al sicuro, completamente al sicuro. Eccoda dove continuiamo il nostro viaggio. E' da qui che entriamo in un altro mondo. Un mondoche pochi hanno veduto. Seguimi. … La sezione di muro era scivolata di lato rivelandoun'apertura buia. Riuscivo a scorgere un sentiero polveroso, che dalla stanza si inoltrava nel
 
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foro e scompariva in quelle tenebre infernali. … "Questo è un ingresso costruito da secoli. Ilsuo segreto è stato ben mantenuto. A meno di conoscerla, questa porta non si può aprire, e per quanto si
 
cerchi dappertutto non c'è traccia di connessione o di incrinatura. Ma vieni,Lobsang, non mettiamoci a discutere sui metodi di costruzione. Stiamo perdendo tempo.Vedrai spesso questo posto. Detto questo si girò e fece strada nell'apertura, dentro ilmisterioso tunnel che proseguiva a perdita d'occhio. Lo seguii con molta apprensione. Mi fece passare avanti, poi si voltò e manipolò di nuovo qualche cosa. Di nuovo si udì il sinistrorimbombo, il cigolio e lo stridere di ingranaggi, poi un intero pannello di roccia viva scivolòdavanti ai miei occhi sbigottiti e chiuse il foro. … Sembrò che avessimo percorso più di unmiglio … Poi notai che il corridoio si stava facendo più ampio e più alto. Sembrava chestessimo camminando lungo l'estremità stretta di un imbuto, avvicinandoci a quella più larga.Voltammo per un corridoio e gridai dallo stupore. Vidi davanti a me una vasta caverna. Dalsoffitto e dalle pareti provenivano innumerevoli punti luminosi che emanavano una lucedorata, riflessa dalle nostre lampade al burro. La caverna appariva immensa. La fiocailluminazione delle nostre lampade serviva soltanto ad accentuarne l'immensità e l'oscurità. Lamia Guida si avvicinò a una fenditura a sinistra del sentiero e ne estrasse, facendo un rumorestridulo, una specie di grosso cilindro metallico. Sembrava arrivare a metà altezza di un uomo,ma nella parte più grossa era certamente largo quanto un uomo. Era rotondo e in cima avevaun congegno che non conoscevo. Sembrava una reticella bianca. Il Lama Mingyar Dondupmaneggiò la cosa e poi ne toccò la parte superiore con la sua lampada al burro.Immediatamente si sviluppò una fiamma splendente color giallo chiaro, che mi permise divedere con chiarezza. La luce emetteva un debole sibilo, come se venisse espulsa sotto pressione. Allora la mia Guida spense le nostre piccole lampade. "Con questa, Lobsang,avremo luce in abbondanza e la porteremo con noi. Voglio che tu impari un po' di storia a partire dagli eoni di molto tempo fa". Si incamminò in avanti, spingendo quella grande luceradiosa, quel barattolo di metallo fiammeggiante, su una cosa simile a uno slittino. Si spostavacon facilità. Camminammo scendendo ancora una volta per il sentiero, sempre più verso il basso, tanto che pensai che dovevamo essere arrivati nelle viscere della terra. Finalmente sifermò. Davanti a me c'era un muro nero, ricoperto da un grande pannello d'oro, sul qualeerano incisi centinaia, migliaia di disegni. Li guardai, poi guardai dall'altra parte e poteivedere il nero scintillio dell'acqua, come se davanti a me vi fosse un grande lago. "Lobsang,ascoltami con attenzione. Più tardi conoscerai tutto di questo. Voglio parlarti un po'dell'origine del Tibet, un'origine che tu nei prossimi anni sarai in grado di verificare da tequando parteciperai a una spedizione che sto progettando fin da ora", disse. ... Abbiamo deidocumenti diligentemente nascosti e conservati che risalgono a epoche remotissime ... . Mifece vedere le iscrizioni, indicando le varie figure e i vari simboli. Vidi disegni cheraffiguravano persone, animali - animali che ora non conosciamo - e poi mi indicò una mappadel cielo, una mappa, però, che perfino io sapevo che non si riferiva alla nostra epoca, inquanto le stelle che
 
riportava erano differenti e fuori posto. Il lama fece una pausa e si voltòverso di me: "Io lo comprendo, Lobsang, questo linguaggio mi è stato insegnato. Adesso loleggerò per te, ti leggerò questa storia antichissima e poi nei prossimi giorni io e altri tiinsegneremo questa lingua segreta, affinché tu possa venire qui a prendere i tuoi appunti, adocumentarti e a trarre le tue conclusioni. Questo significherà studiare, studiare e studiare.Dovrai venire a esplorare queste caverne, perché ce ne sono molte e si estendono per migliasotto di noi". Per un momento stette a osservare le iscrizioni. Poi mi lesse una parte del passato. La maggior parte di quanto egli disse allora, e la massima parte di quanto studiai piùtardi, non può essere riferita semplicemente in un libro come questo. Il lettore medio non cicrederebbe, e anche se ci credesse e conoscesse alcuni segreti, allora farebbe probabilmentecome altri hanno fatto in passato; potrebbe servirsi a proprio vantaggio dei meccanismi che ioho veduto, per ottenere il predominio sugli altri, per distruggere gli altri come le nazionistanno ora minacciando di distruggersi reciprocamente con la bomba atomica. La bomba
 
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atomica non è una scoperta nuova. Fu scoperta migliaia di anni fa e portò allora alla rovina laTerra, come succederà adesso, se l'uomo non viene fermato nella sua follia. In ogni religionedel mondo, in ogni storia di ciascuna tribù e nazione, ricorre la storia del Diluvio Universale,di una catastrofe durante la quale interi popoli annegarono, durante la quale vi furono terreche sprofondarono e terre che emersero e il mondo fu in subbuglio. Questo ricorre nella storiadegli Incas, degli Egiziani, dei Cristiani, di tutti. … Appena mi fui sistemato incominciò a parlare, ed ecco quanto mi disse. "Molto, molto tempo fa la Terra era un luogo molto diverso.Essa ruotava molto più vicino al sole e nella direzione opposta, mentre accanto a essa vi eraun altro pianeta, un suo gemello. I giorni erano più brevi, sicché sembrava che l'uomo avesseuna vita più lunga. Sembrava che l'uomo vivesse per centinaia d'anni. Il clima era più caldo, laflora tropicale e più rigogliosa. La fauna cresceva fino a dimensioni enormi e sotto molte esvariate forme. La forza di gravità era molto inferiore a quella attuale, a causa del diversoritmo di rotazione della Terra, e l'uomo era forse due volte più grande di quanto sia
 
ora, maanche in questo caso era un pigmeo in confronto a un'altra razza che viveva con lui. Infattisulla Terra vivevano gli appartenenti a un altro sistema, i quali erano degli esseriultracerebrali. Essi vigilavano sulla Terra e insegnavano molte cose agli uomini. L'umanitàera allora come una colonia, come una classe che viene istruita da un insegnante benevolo.Questi enormi giganti insegnarono molte cose all'uomo. Spesso salivano su uno stranovelivolo di metallo luccicante e attraversavano il cielo da una parte all'altra. L'uomo, il poverouomo ignorante, ancora agli albori della ragione, non riusciva assolutamente a capire, inquanto il suo intelletto era appena superiore a quello delle scimmie. Per innumerevoli epochel'esistenza sulla terra seguì un andamento tranquillo. La pace e l'armonia regnavano fra tutte lecreature. Gli uomini potevano conversare tra di loro senza parlare, per telepatia. Ricorrevanoalla parola soltanto per le conversazioni di carattere locale. Poi gli ultracerebrali, i quali eranomolto più grandi dell'uomo litigarono. Emersero tra di loro forze dissidenti. Essi nonriuscivano a mettersi d'accordo su determinate questioni, proprio come succede oggi tra lerazze. Un gruppo se ne andò in un'altra parte del mondo e cercò di dettare legge. Ci fu laguerra. Alcuni superuomini si uccisero tra di loro e intrapresero guerre spietate, sterminandosia vicenda in larga misura. L'uomo, pronto a imparare, apprese le arti della guerra; l'uomoimparò a uccidere. Sicché la Terra, che in precedenza era stata un luogo pacifico, divenne uncentro di discordia. Per un certo periodo di tempo, per alcuni anni, i superuomini lavoraronoin segreto, una metà di essi contro l'altra metà. Un giorno vi fu una terrificante esplosione etutta la terra sembrò scuotersi e cambiare la direzione del suo corso. Fiamme rosseggiantiattraversarono il cielo e la terra fu avviluppata dal fumo. Alla fine il frastuono si spense, madopo molti mesi comparvero nel cielo degli strani segni, che riempirono di terrore il popolodella Terra. Si stava avvicinando un pianeta che diventava rapidamente sempre più grande.Era evidente che sarebbe entrato in collisione con la Terra. Salirono grandi maree, che provocarono i venti, mentre i giorni e le notti si riempirono dell'urlo di una tempesta furiosa.Comparve un pianeta che occupò tutto il cielo e alla fine sembrò che dovesse precipitarsi acapofitto sulla Terra. Man mano che il pianeta si avvicinava sempre più, si sollevaronoimmense ondate di marea, che sommersero interi tratti di terraferma. I terremoti fecerotremare la superficie del globo e i continenti furono inghiottiti in un batter d'occhio. La razzadei superuomini dimenticò i suoi litigi; si affrettarono a salire sulle loro macchine luccicanti esi alzarono nel cielo, allontanandosi velocemente dalle difficoltà che tormentavano la Terra.Ma su quest'ultima i terremoti continuavano; le montagne si sollevarono, e insieme a loro sisollevò il fondo marino. Le terre sprofondavano e venivano sommerse dall'acqua; la gente diquell'epoca fuggiva terrorizzata, impazzita per la paura di quella che riteneva la fine delmondo, e per tutto il tempo i venti divennero più violenti, il frastuono e lo strepito più difficilida sopportare, frastuono e strepito che sembravano spezzare i nervi e portare gli uomini alla pazzia. Il pianeta invasore si avvicinò e ingrandì sempre più, finché alla fine si accostò neilimiti di una certa distanza e vi fu uno schianto spaventoso, da cui guizzò un'immensa scintilla
 
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elettrica. I cieli ardevano di scariche continue, mentre si formarono delle nubi nere come lafuliggine che trasformarono i giorni in una notte ininterrotta di immenso terrore. Sembravache
 
anche il sole stesse immobile per l'orrore di fronte al flagello, poiché, stando aidocumenti, per moltissimi giorni la rossa sfera solare rimase ferma, rossa come il sangue,emettendo grandi lingue di fuoco. Poi alla fine le nere nubi si chiusero e tutto fu avvoltodall'oscurità. I venti divennero freddi, poi caldi; migliaia di persone morirono per ilcambiamento di temperatura, che mutava continuamente. Il Cibo degli Dei, che qualcuno hachiamato manna, cadde dal cielo. Senza di esso gli abitanti e gli animali della Terra sarebberomorti di fame, a causa della distruzione dei raccolti, a causa della perdita di tutti gli altriviveri. Uomini e donne vagabondavano da un punto all'altro in cerca di riparo, in cerca diqualche luogo dove potessero far riposare i loro corpi stanchi e tormentati dall'uragano,torturati dalla fatica, pregando per avere tranquillità, sperando di salvarsi. Ma la Terratremava e rabbrividiva, le piogge la inondavano e per tutto il tempo dallo spazio esternovennero ondate d'acqua e scariche di elettricità. Con il passare del tempo, man mano che le pesanti nubi nere si allontanavano, si vide che il sole diventava sempre più piccolo. Sembravache indietreggiasse e gli abitanti della Terra si lamentavano a gran voce per la paura.Credevano che il Dio Sole, Colui che dà la Vita, fuggisse da loro. Ma, cosa ancora più strana,adesso il sole si spostava attraverso il cielo da est a ovest, anziché da ovest verso est comeavveniva prima. L'uomo aveva perduto ogni nozione del tempo. Con l'oscurarsi del sole nonesisteva nessun metodo in base al quale se ne potesse misurare il passaggio; neanche gliuomini più saggi sapevano quanto tempo prima questi fatti avessero avuto luogo. Nel cielo fuscorta un'altra strana cosa; un mondo, un mondo piuttosto grande, giallo, biconvesso, chesembrava anch'esso sul punto di precipitare sulla Terra. Quello che, come ora sappiamo, era laLuna, sembrò a quell'epoca un avanzo proveniente dalla collisione dei due pianeti. Più tardile razze dovevano scoprire una grande depressione sulla terra, in Siberia, dove può darsi chela superficie terrestre sia stata danneggiata dalla eccessiva vicinanza di un altro mondo,oppure che si tratti anche di un punto dal quale si era distaccata la Luna. Prima dellacollisione vi erano state città e alti edifici che contenevano la maggior parte della conoscenzadella Razza Superiore. Erano stati abbattuti durante il trambusto ed erano ridotti a cumuli dimacerie che celavano tutta quella conoscenza segreta. Gli stregoni delle tribù sapevano chedentro quei cumuli vi erano scatole contenenti esemplari e libri incisi su metallo. Sapevanoche tutta la conoscenza del mondo giaceva dentro quei mucchi di rifiuti, sicché si misero allavoro per scavare e scavare, per vedere ciò che si poteva salvare nei documenti, affinché potessero accrescere il loro potere servendosi della conoscenza della Razza Superiore.Attraverso gli anni successivi, i giorni si fecero sempre più lunghi finché non durarono quasiil doppio rispetto a quelli che precedettero il flagello, e poi la Terra si assestò nella sua nuovaorbita, accompagnata dalla sua luna, la Luna che era il risultato di una collisione. Tutta la terratremava e brontolava, le montagne si ergevano ed eruttavano fiamme, rocce e distruzione.Grandi fiumi di lava si precipitavano di sorpresa dai fianchi delle montagne e distruggendotutto ciò che si trovava sul loro cammino, ma spesso inghiottendo monumenti e fonti diconoscenza, tanto che il duro metallo su cui molti documenti erano stati scritti non venne fusodalla lava, bensì protetto da essa, conservato in una custodia di pietra, di pietra porosa che nelcorso del tempo si erose , in maniera che i documenti che vi erano racchiusi vennero alla lucee caddero nelle mani di coloro che se ne sarebbero serviti. Ma questo non durò tuttavia per molto tempo. A poco a poco, man mano che la Terra si assestava meglio nella sua nuovaorbita, il freddo penetrò in tutto il mondo, mentre gli animali morivano o si spostavano versozone più calde. Il mammut e il brontosauro si estinsero poiché non riuscirono ad adattarsi allenuove forme di vita. Il ghiaccio cadde dal cielo e i venti si fecero rigidi. C'erano ormai moltenuvole, mentre prima non ce n'era stata quasi nessuna. Il mondo era un luogo molto cambiato;i mari avevano le maree, mentre prima erano stati laghi tranquilli increspati al massimo da unventicello di passaggio. Adesso ondate enormi si alzavano fino al cielo e per molti anni le
 
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maree furono immense e minacciarono di inghiottire la terraferma e di sommergere gli esseriumani. Anche il firmamento appariva diverso. Di notte si videro strane stelle al posto di quellenote e la Luna era molto vicina. Germogliarono nuove religioni poiché i sacerdoti diquell'epoca cercarono di mantenere il loro potere e di dare una spiegazione degli avvenimenti.Essi dimenticarono molte cose riguardo alla Razza Superiore, si preoccuparono soltanto delloro potere, della loro importanza. Tuttavia non potevano dire come ciò fosse capitato oaccaduto. Essi lo attribuirono alla collera di Dio e insegnarono che ogni uomo era nato nel peccato. Con il trascorrere del tempo, mentre la Terra si sistemava nella sua nuova orbita ementre le condizioni atmosferiche si facevano più serene, l'umanità diventava più piccola e più bassa. Passarono i secoli e le terre divennero più stabili. Comparvero molte razze quasi invia sperimentale, le quali lottarono, si indebolirono e scomparvero, per essere sostituite daaltre. Alla fine si sviluppò un tipo più forte e la civiltà ricominciò, la civiltà che fin dal suo primo nascere portò un ricordo razziale di un terribile flagello, e alcuni tra i più illuminatifecero ricerche per scoprire ciò che era realmente accaduto. Ormai il vento e la pioggiaavevano compiuto la loro opera. Dai frammenti di lava incominciarono ad affiorare gli antichidocumenti e gli esseri umani di intelligenza superiore che adesso erano sulla terra furonocapaci di raccoglierli e di sottoporli all'esame dei loro stregoni, i quali alla fine, dopo moltisforzi, riuscirono a decifrare alcuni degli scritti. Appena una minima parte dei documentidivenne leggibile e gli scienziati dell'epoca incominciarono a capirli, essi incominciarono acercarne affannosamente altri, per mezzo dei quali ricomporre il quadro completo degliinsegnamenti e colmare le lacune. Furono intraprese grandi opere di scavo e vennero alla lucemolte cose interessanti. Allora la nuova civiltà effettivamente germogliò. Si costruirono città ecentri abitati e la scienza incominciò la sua corsa precipitosa verso la distruzione. Si mettesempre in risalto la distruzione, purché le minoranze raggiungano il potere. Non si tenneassolutamente conto che l'uomo potesse vivere in pace e che la mancanza di pace aveva provocato le precedenti sventure. Per molti secoli la scienza esercitò il suo dominio. Isacerdoti si fecero passare per scienziati e misero fuori legge tutti quegli scienziati che nonerano nello stesso tempo sacerdoti. Accrebbero il loro potere; adoravano la scienza, facevanotutto quello che potevano per tenere il potere nelle loro mani per schiacciare l'uomo comune e per impedirgli di pensare. Pretesero di essere essi stessi degli dei; nessuna opera poteva esserecompiuta senza il benestare dei sacerdoti. I sacerdoti prendevano ciò che volevano: senzaimpedimenti, senza opposizione, mentre per tutto il tempo aumentarono il loro potere, finchésulla Terra essi non furono onnipotenti in senso assoluto, dimenticando che il potere assolutocorrompe gli esseri umani. Grandi velivoli senza ali attraversavano l'aria, l'attraversavanosenza emettere alcun suono, oppure rimanevano sospesi immobili come neanche gli uccelliriuscivano a fare. Gli scienziati avevano scoperto il segreto di controllare la gravità e la forzaantigravitazionale, nonché di sfruttarle a favore del loro potere. Immensi blocchi di pietravenivano manovrati e collocati dove si voleva da un solo uomo e per mezzo di un piccolissimo congegno, che si poteva tenere nel palmo della mano. Nessun lavoro era troppogravoso, in quanto l'uomo si limitava ad azionare le sue macchine senza fare alcuno sforzo.Immense macchine sferragliavano su tutta la superficie della Terra, ma nulla si muoveva sullasuperficie del mare tranne che per diporto, poiché viaggiare per mare era troppo lento tranneche per coloro che desiderassero godersi il vento e le onde. Ogni cosa viaggiava attraversol'aria, oppure via terra per tragitti più brevi. La gente si trasferiva su diversi territori e fondavacolonie. Ma ormai aveva perduto il suo potere telepatico, in seguito al flagello dellacollisione. Ormai non parlava più un linguaggio comune; i dialetti si fecero sempre più penetranti, finché alla fine non furono lingue completamente diverse e incomprensibili traloro. La mancanza di comunicazione e l'insuccesso nel comprendersi reciprocamente, nelcomprendere i rispettivi punti di vista, fecero sì che tra le razze sorgessero divergenze eincominciassero le guerre. Furono inventate armi terribili. Le lotte infuriarono ovunque.Uomini e donne rimanevano menomati, e i terribili raggi che venivano prodotti stavano
 
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 provocando molte mutazioni nella razza umana. Passarono gli anni, la lotta si fece piùaccanita e la carneficina più orrenda. Ovunque gli inventori, spronati dai loro sovrani, sisforzavano di creare armi più mortali. Gli scienziati lavoravano per escogitare dispositivi dioffesa ancora più spaventosi. Furono allevati germi trasmettitori di malattie e lanciati tra inemici da aeroplani che volavano ad alta quota. Le bombe abbattevano i sistemi di fognatura,sicché malattie e pestilenze infuriarono su tutta la Terra distruggendo esseri umani, animali e piante. Il mondo veniva spinto alla distruzione. In un remoto distretto, molto distante dalconflitto, un gruppo di sacerdoti lungimiranti, i quali non erano stati contaminati dalla sete di potere, presero delle sottili lastre d'oro e vi incisero la storia della loro epoca, vi incisero lemappe del firmamento e dei territori. Affidarono a esse i più riposti segreti della loro scienza emisero solennemente in guardia contro i pericoli che sarebbero capitati a coloro i qualiavessero abusato di questa conoscenza. Trascorsero anni, durante i quali vennero preparatequeste lastre, che poi, insieme a esemplari autentici delle armi, degli utensili, dei libri e ditutte le cose utili, furono occultate nella pietra e nascoste in diversi posti, affinché i lorosuccessori conoscessero il passato e, come era auspicabile, se ne giovassero. Infatti queisacerdoti erano a conoscenza dell'andamento dell'umanità; sapevano ciò che doveva accaderee quanto previsto si avverò. Una nuova arma fu fabbricata e sperimentata. Una nuvolafantastica salì vorticosamente nella stratosfera, mentre la Terra tremò, vacillò di nuovo esembrò oscillare sul suo asse. Immensi muri d'acqua si sollevarono sulla terraferma espazzarono via molte razze dell'uomo. Ancora una volta le montagne sprofondarono sotto imari e altre ne emersero al loro posto. Alcuni uomini, donne e animali, i quali erano statiavvertiti da quei sacerdoti, si salvarono salendo a bordo di navi e mettendosi al riparo dai gasvelenosi e dai germi che devastavano la Terra. Altri uomini e donne furono portati in altonell'aria man mano che i territori sui quali abitavano si sollevavano; altri, non altrettantofortunati, furono portati giù, forse al disotto dell'acqua o forse sprofondarono, man mano chele montagne si chiudevano sulle loro teste. Il Diluvio Universale, le fiamme e i raggi mortaliuccisero milioni di individui, di persone; al mondo restavano ormai soltanto pochissimiindividui, isolati gli uni dagli altri dal capriccio della catastrofe. Erano mezzo impazziti per via del disastro, usciti di senno per via del frastuono terrificante e della confusione. Per moltianni si nascosero nelle caverne e nelle fitte foreste. Dimenticarono tutti la cultura e tornaronoallo stato selvaggio, come agli albori dell'umanità, coprendosi di pelli e dipingendosi con ilsucco delle bacche, portando in mano bastoni ornati di pietre silicee. Alla fine si formarononuove tribù, che vagarono sulla nuova superficie del mondo. Alcune si insediarono in quelloche ora è l'Egitto, altre in Cina, ma quelle che occupavano piacevoli località poco elevate sulmare, cosa che era stata molto favorita dalla razza superiore, si trovarono a molte migliaia di piedi di altezza, circondate dalle interminabili montagne e su un territorio che si raffreddavarapidamente. Nell'aria rigida e rarefatta morirono a migliaia. I sopravvissuti divennero icapostipiti del moderno e coraggioso tibetano, appartenente alla regione che oggi è il Tibet.Questo era stato il luogo in cui il gruppo di sacerdoti lungimiranti si era servito delle suesottili lastre d'oro e vi aveva inciso tutti i suoi segreti. Queste lastre, insieme a tutti gliesemplari delle loro arti e mestieri, erano state nascoste in una profonda caverna nel cuore diuna montagna, per diventare accessibili a una razza sacerdotale più recente. Altre venneronascoste in una grande città che si trova adesso sull'Altopiano del Tibet. Tuttavia ogni culturanon si estinse del tutto, anche se il genere umano era tornato allo stato selvaggio, alle Epochedella Desolazione. Ma su tutta la superficie terrestre vi erano punti isolati in cui piccoli gruppidi uomini e donne lottavano per tenere viva la conoscenza, per mantenere accesa la fiammavacillante dell'intelletto umano, un piccolo gruppo che continuava a battersi alla ciecanell'oscurità infernale dell'inciviltà. Per tutti i secoli che seguirono vi furono molte forme direligione, molti tentativi di scoprire la verità su quanto era accaduto, mentre dall'inizio allafine la conoscenza rimase nascosta nelle profonde caverne del Tibet, incisa su lastre d'oroindistruttibili, stabili, incontaminate, che attendevano coloro che le avrebbero scoperte e
 
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decifrate. A poco a poco l'uomo progredì nuovamente. Il buio dell'ignoranza cominciò adissiparsi. La brutalità si tramutò in una forma di semiciviltà. Ci fu in effetti una specie di progresso. Si eressero di nuovo città e le macchine volarono nel cielo. Ancora una volta lemontagne non furono un ostacolo, l'uomo percorreva tutto il mondo attraverso i mari e sullaterra. Come era già avvenuto, l'uomo, accrescendo la sua conoscenza e il suo potere, divennearrogante e oppresse i popoli più deboli. Ci fu agitazione, odio, persecuzione e tradimento. Il popolo più forte opprimeva quello più debole. I popoli più deboli elaborarono macchine e vifurono guerre, ancora guerre che duravano anni. Mai si produssero tante armi nuove e piùterribili. Ciascuna parte cercava di scoprire le armi più tremende di tutte, mentre in tutto queltempo la conoscenza rimaneva nelle caverne del Tibet. Contemporaneamente sull'Altopianodel Tibet si trova una grande città desolata, incustodita, che contiene la conoscenza più preziosa del mondo, che attende coloro che vorranno entrare a vedere, che giace in attesa.
LA CITTA' TRA I GHIACCI
1-209 Continuammo ad arrancare nella nebbia gelida, umida e vischiosa, dirigendoci faticosamente,infelici, non sapevamo dove. Stringendoci addosso le vesti in cerca d'una illusione di calore.Con il fiato corto e il corpo percorso da brividi per il freddo intenso. Sempre e sempre piùavanti. E poi ci fermammo di colpo, pietrificati dallo stupore e dallo spavento. La nebbiastava diventando calda, il suolo stava diventando ardente. Coloro che si trovavano dietro dinoi non si erano ancora spinti così avanti; non vedevano nulla e vennero a urtarci contro.Riprendendoci alquanto dallo stupore nell'udire le risa del lama Mingyar Dondup,riprendemmo il cammino alla cieca, tastando con la mano colui che ci precedeva, mentrel'uomo in prima fila tastava il terreno dinanzi a sé, senza veder nulla, con il bastone. Sotto inostri piedi, pietre minacciarono di farci inciampare e cadere, sassi rotolarono. Pietre? Sassi?Dove si trovava allora il ghiacciaio, dove si trovavano i ghiacci? Del tutto improvvisamente,la nebbia si diradò e ci trovammo al di là di essa. A uno a uno ci facemmo avanti barcollandoe... be', mentre mi guardavo intorno, credetti di essere morto di freddo e di trovarmi neiCampi Celesti. Mi stropicciai gli occhi con le mani calde; mi pizzicai e sfregai le nocchecontro una roccia per constatare se fossi carne o puro spirito. Ma poi tornai a guardarmiintorno; i miei otto compagni si trovavano intorno a me. Era mai possibile che fossimo statitrasportati
tutti,
e in modo così improvviso, nei Campi Celesti? E se così era, dove si trovavail decimo componente del gruppo, quello ch'era andato a sfracellarsi contro la parete rocciosa?Ed eravamo, poi, proprio
tutti
degni del paradiso che vedevo dinanzi a noi? Soltanto trenta battiti del cuore ci separavano dal momento in cui avevamo rabbrividito di freddo, dall'altrolato della cortina di nebbia. Ora ci trovavamo quasi al margine del collasso per la gran calura!L'aria tremolava, il terreno fumava. Una sorgente ribolliva fuori della terra, proprio ai nostri piedi, sospinta da getti di vapore. Intorno a noi si stendevano verdi prati, più verdi di quanti neavessi mai veduti. Piante dalle larghe foglie crescevano alte, arrivando più in su delle nostreginocchia. Lo stupore e la paura ci attanagliavano. … Ci guardammo intorno, troppospaventati, quasi, per muoverci, e la mia guida parlò ancora: “Superiamo con un balzo questoruscello, superiamolo
con un balzo
 perché l'acqua è bollente. Pochi chilometri ancora e citroveremo in un luogo davvero meraviglioso dove potremo riposarci”. Aveva ragione, comesempre. Cinque chilometri più avanti, circa, ci allungammo sul terreno rivestito di muschiocompletamente nudi, in quanto avevamo l'impressione di bollire. Lì crescevano alberi comenon ne avevo mai veduti, e come probabilmente non ne vedrò mai più. Fiori dalle tinte assaivivide tappezzavano ogni cosa. Rampicanti allacciavano i tronchi d'albero e pendevano dairami. A destra della piacevole radura nella quale stavamo riposando, vedevamo un laghetto e
 
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le increspature e i cerchi sulla sua superficie denotavano la presenza di vita in quelle acque.Continuavamo a sentirci stregati, ed eravamo certi di essere stati uccisi dal calore, passandosu un altro piano dell'esistenza. Oppure ci aveva uccisi il gelo? Non lo sapevamo! Lavegetazione era lussureggiante; ora che ho viaggiato per il mondo, direi che si potevaconsiderarla tropicale. Vedevamo uccelli di una specie che ancor oggi non conosco. Il terrenoera di natura vulcanica. Sorgenti calde sgorgavano dal suolo e si sentivano odori sulfurei. Lamia guida ci disse che, a quanto egli sapeva, esistevano soltanto due luoghi come quelli nellaregione delle alte montagne. Disse che il calore sotterraneo e le sorgenti calde scioglievano ilghiaccio e che le alte pareti rocciose della valle intrappolavano l'aria calda. La densa nebbia bianca attraverso la quale eravamo passati, segnava il punto d'incontro tra correnti calde ecorrenti fredde. Ci disse inoltre di aver veduto scheletri di animali giganteschi, scheletri che,in altri tempi, dovevano aver sostenuto il peso di esseri alti anche sei o nove metri. In seguitovidi io stesso queste ossa. In questo luogo, scorsi per la prima volta uno yeti. Mi trovavochino, intento a raccogliere erbe medicinali, quando un non so che mi indusse ad alzare gliocchi. Ed ecco, a meno di dieci metri da me, la creatura della quale avevo sentito tanto parlare. I genitori nel Tibet minacciano spesso i bambini cattivi dicendo: “Comportati bene,altrimenti uno y
eti
ti porterà via!”. E ora pensai che uno
 yeti
stava per portar via me. E la prospettiva non mi rese affatto felice. Ci fissammo a vicenda, paralizzati entrambi dallospavento, per un periodo di tempo che parve un'eternità. Lo
 yeti
mi stava additando con unamano, ed emetteva un curioso suono miagolante simile a quello di un gattino. Il craniosembrava non avere lobi frontali, ma era inclinato all'indietro partendo quasi dalle foltissimesopracciglia. Il mento era molto sfuggente e i denti erano larghi e sporgenti. Ciononostante, lacapacità cranica sembrava simile a quella dell'uomo moderno, a eccezione della frontemancante. Mani e piedi erano grandi e i piedi erano volti in fuori. Le gambe erano arcuate e le braccia molto più lunghe del normale. Notai che la creatura si appoggiava, camminando, sullato esterno dei piedi, come gli esseri umani. (Le scimmie e gli antropoidi non camminanoappoggiandosi alla superfici e esterna dei piedi). Mentre guardavo e forse trasalivo di paura, o per qualche altra ragione, lo
 yetí
strillò, si voltò e balzò via. Sembrava, spiccare balzi "su unasola gamba" e il risultato faceva pensare a passi giganteschi. Anche il mio impulso fu quellodi fuggire, nella direzione opposta! … Qualche giorno dopo, vedemmo alcuni
 yeti
inlontananza. Si affrettarono a nascondersi e noi ci guardammo bene dal provocarli. Il lamaMingyar Dondup ci disse che questi
 yeti
erano esponenti primitivi della razza umana; avevanoseguito un corso diverso dell'evoluzione e potevano sopravvivere solo nelle località piùisolate. Molto spesso accadeva di sentir parlare di y
eti
che avevano abbandonato la regionedelle alte montagne ed erano stati veduti correre a balzi in vicinanza delle regioni abitate. …Posso solo dire di aver veduto
 yeti
adulti e
 yeti
bambini. Ho veduto anche scheletri di
 yeti.
Alcune persone hanno espresso dubbi sulla mie affermazioni concernenti gli
 yeti.
A quanto pare sono stati scritti su di essi volumi basati su supposizioni, ma nessuno di questi autori haveduto un solo y
eti,
come ammettono. Io li ho veduti. Alcuni anni fa Marconi venne derisoallorché affermò che avrebbe trasmesso un messaggio via radio attraverso l'Atlantico. Imedici dell'Occidente asserirono solennemente che l'uomo non avrebbe potuto superare lavelocità di ottanta chilometri all'ora, altrimenti la pressione dell'aria lo avrebbe ucciso. Visono state leggende su un pesce che veniva descritto come un "fossile vivente". Ora gliscienziati hanno veduto questi pesci, li hanno catturati, dissezionati. E se gli occidentali potessero fare a modo loro, i
 
nostri poveri, antichi
 yeti
verrebbero catturati, dissezionati econservati nell'alcol. Noi riteniamo che gli
 yeti
siano stati costretti a rifugiarsi sulle altemontagne, e che altrove, tranne rarissimi vagabondi, siano estinti.1-214 Crescevano in questi luoghi erbe estremamente rare, e soltanto per esse avevamo compiuto ilviaggio. Vi abbondavano anche frutti, frutti come non ne avevamo mai veduti. Liassaggiammo, li apprezzammo e ce ne saziammo... ma la penitenza fu dura. Durante la notte e per tutta la giornata successiva dovemmo darci un gran da fare a raccogliere erbe medicinali. I
 
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nostri stomachi non erano abituati a quel cibo. Dopo di allora, non toccammo più i frutti! Cicaricammo fino al massimo limite di erbe e di piante e tornammo sui nostri passi attraverso lanebbia. Il freddo, dall'altro lato, era terribile. Probabilmente, provammo tutti l'impulso ditornare indietro e di stabilirci nella tiepida lussureggiante valle.2-7
 
Partecipai inoltre a una memorabile spedizione nella zona più inaccessibile del Tibet, nel punto più elevato dell'Altopiano del Tibet. Qui noi della spedizione scoprimmo una valle profondamente isolata fra crepacci rocciosi, scaldata dal fuoco eterno della Terra, che facevatraboccare le acque bollenti e le riversava nel fiume. Scoprimmo anche una città maestosa,metà della quale era esposta all'aria calda della valle segreta e l'altra metà era immersa nellaluminosità di un ghiacciaio. Il ghiaccio era talmente trasparente che l'altra parte della città eravisibile come attraverso il più limpido specchio d'acqua. Il settore della città che si eradisgelato era quasi intatto. Infatti il trascorrere degli anni non aveva danneggiato gli edifici.L'aria immobile, l'assenza del vento li avevano preservati dal guasto derivante dall'attrito.Camminammo lungo le strade, essendo le prime persone a percorrerle da migliaia e migliaiadi anni. Vagammo senza meta tra le case che sembravano in attesa dei loro proprietari, finchéguardando meglio non vedemmo strani scheletri pietrificati e ci rendemmo conto che sitrattava di una città morta. Vi erano molti congegni fantastici che denotavano che un tempoquesta valle nascosta era stata sede di una civiltà molto più grande di qualunque altra apparsasulla faccia della Terra. Questo ci provò in maniera definitiva che in confronto alla gente diquell'epoca eravamo tuttora dei selvaggi.2-150 La mia Guida, il Lama Mingyar Dondup, alcuni compagni e io, eravamo partiti dal Potala daitetti d'oro, a Lhasa, alla ricerca di erbe rare. Per diverse settimane avevamo viaggiato salendo,sempre salendo, addentrandoci nel gelido Settentrione, nell'Altopiano del Tibet o
Shamballah
, come qualcuno lo chiama. ... Qui, a quasi 25.000 piedi (
circa 7500m
) sul livellodel mare, il cielo era di color porpora vivace, in confronto al quale le rare chiazze di nuvoleche lo attraversavano veloci erano incredibilmente bianche. … Seguitammo ad arrampicarci,mentre il terreno diventava sempre più impervio a ogni passo. I polmoni ci raschiavano ingola. … Alla fine arrivammo di nuovo a quella misteriosa fascia nebbiosa e la attraversammo,mentre il terreno sotto i nostri piedi diventava sempre più caldo e l'aria intorno a noi si facevasempre più mite e confortante. A poco a poco emergemmo dalla nebbia nel paradisolussureggiante di quell'incantevole santuario. Di fronte a noi stava di nuovo quella terraappartenente a un'epoca da tempo trascorsa. Quella notte ci riposammo nel tepore accoglientedella Terra Segreta. Era meraviglioso dormire su un soffice letto di muschio e respirare ildolce profumo dei fiori. Qui in questa regione c'erano frutti che non avevamo mai assaggiato,frutti che gustammo e provammo ancora. Era splendido, inoltre, poter fare il bagno nell'acquacalda e stendersi comodamente su una sponda dorata. Il giorno seguente andammo avanti,salendo sempre più in alto, ma ormai non eravamo più preoccupati. Avanzammo attraversogruppi di rododendri, passammo accanto ad alberi di noce e ad altri di cui ignoravamo ilnome. ... Il giorno dopo riprendemmo la nostra marcia, ma avevamo percorso soltanto due otre miglia quando all'improvviso, inaspettatamente, sbucammo in una radura aperta, un puntoin cui gli alberi terminavano e davanti a noi .... Guardammo. La radura di fronte a noi eravasta. Di fronte a noi c'era una pianura che si estendeva da un lato all'altro per più di cinquemiglia. Nella sua parte estrema c'era un'immensa lastra di ghiaccio che si protendeva versol'alto, come un cristallo che toccava il cielo, come se in effetti fosse una finestra sul cielo, ouna finestra sul passato. Infatti, al di là di questa lastra di ghiaccio, potevamo vedere, comeattraverso un limpidissimo specchio d'acqua, una città, intatta, una strana città, di cui nonavevamo mai visto l'uguale neanche nei libri illustrati che avevamo al Potala. Degli edificisporgevano dal ghiacciaio. La maggior parte di essi era in buono stato di conservazione, inquanto il ghiaccio si era sciolto pian piano sotto l'azione dell'aria calda della valle segreta, inmodo talmente lieve e graduale che neanche una pietra o una parte della struttura aveva subitodanni. Infatti alcuni di essi erano perfettamente intatti, conservati per un numero imprecisato
 
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di secoli dalla meravigliosa aria pura e asciutta del Tibet. In realtà alcuni di quegli edificiapparivano così nuovi da far supporre che fossero stati costruiti forse una settimana prima. Lamia Guida, il Lama Mingyar Dondup, ruppe il nostro silenzio reverenziale, dicendo: "Fratelli,mezzo milione d'anni fa questa era la dimora degli Dei. Mezzo milione di anni fa questo eraun piacevole luogo di soggiorno sul mare, dove vivevano scienziati appartenenti a una razza ea una specie diversa. Essi provenivano da un posto del tutto diverso, e un giorno vi racconteròla loro storia, ma con i loro esperimenti portarono il disastro sulla Terra e abbandonarono lascena del loro fallimento, lasciandosi dietro le spalle la gente comune del mondo.Provocarono la sventura con i loro esperimenti: il mare si sollevò e gelò, e qui davanti a noivediamo una città conservata nel ghiaccio eterno fin da quell'epoca, una città che fu inondata,inondata e ghiacciata mentre la terra si sollevava e l'acqua si sollevava con essa". … Mossi daun comune impulso, ci alzammo in piedi e ci avviammo per esplorare gli edifici più vicini.Più ci avvicinavamo, più rimanevamo muti per la sorpresa. Era tutto molto, molto strano. Per un attimo non riuscimmo a capire la sensazione che provavamo. Immaginammo di esserediventati improvvisamente dei nani. Poi trovammo la soluzione. Gli edifici erano immensi,come se fossero stati costruiti da una razza alta il doppio di noi. Sì, era così. Quella gente,quei
 
superuomini, erano alti due volte la gente comune del mondo. Entrammo in qualcheedificio e ci guardammo in giro. In particolare uno sembrava una specie di laboratorio, poichévi erano molti congegni strani, parecchi dei quali, inoltre, funzionavano ancora.
LA CAVERNA DEGLI ANTICHI
(Il Lama Mingyar Dondup parla di un’esperienza vissuta da giovane, sotto la guida del suoMaestro, e descrive una caverna, situata ad alta quota in una zona remota e difficilmenteraggiungibile, il cui angusto ingresso era stato scoperto da una frana)4-64
 
“Il
Supremo (il Dalai Lama)
mi ha dato il permesso di raccontarti della Caverna degliAntichi”, disse, aggiungendo subito dopo, “o piuttosto, il Supremo mi ha suggerito di parlartene”. … “Manderemo là una spedizione tra qualche giorno”. … “Ora siedititranquillamente e ti parlerò della scoperta della Caverna degli Antichi”. …4-66 “Feci un passo indietro per vedere se il mio Maestro fosse salito più in alto, .. ma non vidiniente. Pieno di paura guardai nella crepa. Era buia come una tomba. Centimetro dopocentimetro, penosamente piegato, vi penetrai. Dopo cinque metri mi trovai davanti a unangolo brusco, poi un altro e un altro ancora. Se non fossi stato paralizzato dalla paura avreigridato per la sorpresa; qui c’era una luce, una dolce luce argentea, più forte della più chiaraluce lunare. Una luce che non avevo mai visto prima. La caverna in cui mi trovavo ora eraspaziosa, con un tetto che non riuscivo a scorgere nel buio sopra la mia testa. …La cavernaassomigliava a un’ampia sala che si stendeva a perdita d’occhio come se la montagna fossestata vuota internamente. La luce era dappertutto, veniva giù dall’alto da un certo numero diglobi che sembravano sospesi nel buio della volta. Il posto era pieno zeppo di apparecchistrani, apparecchi che non avremmo potuto immaginare. Persino dall’alta volta pendevanoapparecchi e meccanismi. Alcuni, notai con molto stupore, erano coperti da quello chesembrava vetro trasparentissimo. … A questo punto avevamo dimenticato il mio Maestro;quando apparve improvvisamente trasalimmo tutti per la paura! Sogghignò vedendo il nostrosguardo fisso e l’espressione sbigottita delle nostre facce. Adesso, notammo, non era più in preda a quella strana forza che lo aveva dominato. Insieme a lui girammo per la sala,osservando quelle strane macchine. Non riuscivamo a capire a cosa servissero. Per noi, eranosoltanto un ammasso di metallo e di stoffa con forme strane ed esotiche. Il mio Maestro si
 
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avvicinò a un pannello nero abbastanza grande inserito in una delle pareti della caverna.Mentre stava per toccarne la superficie, il pannello si aprì. Ormai eravamo quasi sul punto dicredere che tutto il posto fosse incantato, oppure che fossimo caduti sotto una forzaallucinante. Il mio Maestro, allarmato, balzò indietro. Il pannello nero si richiuse. Con grandecoraggio, uno dei miei compagni allungò la mano e il pannello si aprì di nuovo. Una forza allaquale non potevamo opporre resistenza ci spinse in avanti. Lottando invano a ogni passo,fummo, in qualche modo, obbligati a passare attraverso la porta che si era aperta. Dentro tuttoera nero, nero come il buio di una cella d’eremita. Ancora sotto la spinta irresistibile, vi penetrammo per qualche metro e poi ci sedemmo per terra. Per alcuni minuti rimanemmoseduti, tremando per la paura. Visto che non succedeva niente ritrovammo un po’ di calma, e poi sentimmo una serie di suoni secchi come se si battesse e fregasse metallo contro metallo.… Lentamente, quasi impercettibilmente, un bagliore vago si formò nell’oscurità davanti anoi. Dapprima era solo una traccia di luce azzurro-rosa, quasi come se uno spettro si stessematerializzando davanti ai nostri occhi. Quella luce vaga si estese, si fece più forte e ci permise di vedere i contorni delle macchine incredibili che riempivano quella grande sala etutto il resto tranne il centro del pavimento sul quale eravamo seduti. La luce si raccolse su sestessa, vorticando, perdendo d’intensità, diventando più forte, e poi prese e mantenne unaforma sferica. Ebbi la strana e inspiegabile sensazione che le macchine antichissimescricchiolassero ed entrassero in azione dopo un’eternità di riposo. Ci stringemmo insiemetutti e cinque, là sul pavimento, letteralmente incantati. Avvertii delle sollecitazioni nella miamente, come se dei lama telepatici dementi stessero giocando, poi l’impressione mutò e sifece chiara come la parola. … Dentro quella sfera di luce scorgemmo delle immagini, …dapprima confuse ma subito dopo si fecero più chiare e ben presto non erano più immaginima fatti che noi potevamo
vedere. …
Questo è quello che sentimmo e vedemmo e tu losentirai e vedrai tra poco. Migliaia e migliaia di anni fa esisteva una civiltà molto elevata inquesto mondo. Gli uomini potevano volare nel cielo su apparecchi che sfidavano la forza digravità; gli uomini sapevano costruire apparecchi per imprimere dei pensieri nella mente dialtre persone - pensieri che si presentavano sotto forma di immagini. Avevano la bombaatomica e alla fine ne fecero scoppiare una che distrusse quasi tutto il mondo, dei continentisprofondarono sotto le acque degli oceani e altri emersero. Il mondo fu decimato, e così, ora,tutte le religioni del mondo ci parlano del Diluvio Universale”. … “Che strano”, dissi, “chetra tutti i paesi del mondo queste macchine si trovino proprio nel nostro!”. “Oh! Ma tisbagli!”, spiegò la mia Guida. “Esiste una camera simile in un certo posto in Egitto. Ve n’èun’altra con macchine identiche in un luogo che si chiama America Meridionale. Le ho viste,so dove sono. Queste camere segrete furono nascoste dalle antiche popolazioni affinché il lorocontenuto fosse scoperto da una generazione più tarda, quando il momento fosse maturo.Questa frana improvvisa ha accidentalmente rivelato l’ingresso della camera nel Tibet, e unavolta dentro, venimmo a conoscenza delle altre camere. … Presto sette di noi - e tu sei incluso- partiremo e ci recheremo ancora una volta a visitare la Caverna degli Antichi”.4-69 Circa due settimane dopo la mia conversazione con il Lama Mingyar Dondup, fummo pronti per partire, pronti per la lunga, lunga scalata sulle montagne, attraverso le gole e i sentieriscoscesi poco noti. I Comunisti sono nel Tibet ora: per questa ragione la posizione dellaCaverna degli Antichi è deliberatamente tenuta nascosta, perché la Caverna esiste veramente,e il possesso degli oggetti che vi si trovano darebbe ai Comunisti la possibilità di conquistareil mondo. Tutto questo, tutto quello che sto scrivendo è vero, tranne il percorso preciso per raggiungere la Caverna. In un luogo segreto esiste un foglio sul quale è stata segnata lalocalità precisa, con riferimenti e disegni in modo che - quando giungerà il momento - le forzedella
libertà
 possano ritrovarla. …4-71
 
Così io, il più piccolo e il meno importante del gruppo, fui il primo a entrare nella Cavernadegli Antichi. Vi penetrai, e strisciai attorno agli angoli. Dietro di me sentivo lo stropiccio e il
 
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grattare degli uomini più robusti che cercavano di entrare. Improvvisamente fui inondato dallaluce, e per un momento fui quasi paralizzato dalla paura. Rimasi immobile accanto alla pareterocciosa, osservando la scena fantastica all’interno. La Caverna sembrava avere circa ildoppio delle dimensioni della Grande Cattedrale di Lhasa. Contrariamente alla Cattedrale,avvolta sempre da un’oscurità che le lampade al burro tentavano invano di disperdere, qui viera un chiarore più intenso di quello emanato dalla luna piena in una notte senza nuvole. No,era ancora più chiaro; la qualità della luce deve avermi dato l’impressione di luce lunare.Guardai in su verso i globi da cui proveniva l’illuminazione. I lama vennero tutti vicino a mee, come me, guardarono prima di tutto verso la sorgente di luce. La mia Guida disse: “I vecchidocumenti indicano che la luce qui dentro era molto più intensa in origine; queste lampade sisono indebolite col passare di centinaia di secoli. Per lungo tempo rimanemmo in silenzio,come se avessimo avuto paura di svegliare coloro che avevano dormito per anni senza fine.Poi, spinti da un impulso comune, attraversammo il massiccio pavimento di pietra e andammoverso la prima macchina che stava, inattiva, davanti a noi. Ci riunimmo attorno a essa,temendo quasi di toccarla, ma curiosi di sapere cosa fosse. Era velata dall’età ma sembrava pronta per essere usata se avessimo saputo a cosa servisse e come farla funzionare. Altriapparecchi attirarono la nostra attenzione, anch’essi senza risultato. Quelle macchine erano digran lunga troppo progredite per noi. Mi allontanai verso una piccola piattaforma quadrata, dicirca un metro di lato, circondata da una ringhiera di protezione che poggiava per terra. Dauna macchina vicina usciva una specie di lungo tubo metallico piegato, e la piattaforma eracollegata all’altra estremità del tubo. Senza motivo, salii su quel quadrato recintato,chiedendomi cosa potesse essere. Immediatamente sentii una scossa che mi fece quasi morire:la piattaforma diede uno strappo e si alzò nell’aria. Fui talmente spaventato che mi aggrappaidisperato alla ringhiera. Sotto di me, i sei lama guardarono in su, costernati. Il tubo si erasvolto e portava velocemente la piattaforma verso una delle sfere di luce. Nella miadisperazione, guardai in giù. Ero già a circa nove metri dal suolo, e salivo ancora. Temevo chela sorgente di luce mi bruciasse, fulminandomi come una falena nella fiamma di una lampadaal burro. Vi fu un rumore secco e la piattaforma si arrestò. A pochi centimetri dalla miafaccia, la luce splendeva. Timidamente allungai la mano e la sfera era fredda come il ghiaccio.Avevo ormai riacquistato la padronanza di me stesso e mi guardai attorno. Poi fuiagghiacciato da un pensiero:
come avrei fatto a scendere?
Saltellai da un lato all’altro,cercando di scoprire una via d’uscita, ma sembrava che non ve ne fosse. Tentai di toccare illungo tubo, sperando di poterlo usare per scivolare verso terra, ma era troppo distante. Proprionel momento in cui stavo perdendo ogni speranza, vi fu un altro scatto e la piattaformacominciò a scendere. Senza aspettare che toccasse il pavimento saltai giù. Volevo esseresicuro di non essere riportato su. Contro la parete opposta era appoggiata una grande statua,che mi faceva venire i brividi solo a guardarla. Rappresentava il corpo di un gattorannicchiato ma con la testa e le spalle di donna. Gli occhi sembravano vivi; la faccia avevaun’espressione a metà beffarda e a metà interrogatoria che mi spaventava alquanto. Uno deilama era inginocchiato per terra e guardava molto attentamente dei segni strani. “Guardate!”,chiamò, “questa scrittura ideografica mostra uomini e gatti che parlano, indica evidentementeun’anima che lascia il corpo e vaga per gli inferi”. Era preso da uno zelo scientifico, prestandotutta la sua attenzione alle immagini sul pavimento - “geroglifici” li chiamava - e aspettandosiche anche noi condividessimo il suo entusiasmo. Quel Lama era un uomo altamente preparatoche imparava le lingue antiche senza alcuno sforzo. Gli altri stavano trafficando attorno aglistrani apparecchi, nel tentativo di scoprire a cosa servissero. Un grido improvviso attirò lanostra attenzione causando un certo allarme. Il Lama alto e magro si trovava vicino alla pareteopposta e sembrava che non riuscisse a staccare la faccia da una scatola di metallo opaco. …Poi quello alto e magro si spostò e un altro prese il suo posto. Da quello che potevo capire,vedevano delle macchine che si muovevano nella scatola. Finalmente la mia Guida ebbe pietàdi me e mi alzò verso una cosa che fungeva apparentemente da ‘occhiale’. Quando mi alzò e
 
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 poggiai le mani su una maniglia, come mi fu detto di fare, vidi all’interno di quella scatoladegli uomini, e le macchine che si trovavano nella Sala. Gli uomini facevano funzionare lemacchine. Vidi che la piattaforma sulla quale ero salito fino alla sfera di luce poteva esserecomandata e che era una specie di ‘scala’ mobile o piuttosto un apparecchio che avrebbe permesso di fare a meno di scale. La maggior parte delle macchine che si trovavano qui, notai,erano dei veri modelli funzionanti come ne avrei visto, negli anni a venire, nei Musei delleScienze in tutto il Mondo. Ci spostammo verso il pannello di cui mi aveva parlato il LamaMingyar Dondup in precedenza e che, al nostro avvicinarci, si aprì con un cigolio stridente,così forte nel silenzio di quel luogo da farci sobbalzare tutti dalla paura. All’interno vi eraun’oscurità talmente profonda che sembrava di essere sommersi in nuvole di buio vorticanti. Inostri piedi erano guidati da solchi poco profondi nel pavimento. Avanzammo trascinando i piedi, e quando i solchi terminarono, ci sedemmo per terra. In quel momento, udimmo unaserie di rumori secchi, come se del metallo fosse fregato contro dell’altro metallo, e quasiimpercettibilmente la luce si fece avanti nel buio e lo spinse da parte. Ci guardammo intorno evedemmo altre macchine, strane macchine. Qui vi erano delle statue e delle immagini scolpitesul metallo. Prima che potessimo vedere di più, la luce si raccolse, formando un globo ardentenel centro della Sala. Dei colori guizzarono senza una meta precisa, e dei fasci di luce che nonavevano un significato evidente, vorticarono attorno al globo. Si formarono delle immagini,all’inizio indistinte, poi sempre più nitide e vere, con un effetto tridimensionale. Guardammoattentamente...Quello era il mondo di Tanto Tempo Fa. Quando il mondo era molto giovane.Dove adesso c’è il mare, allora esistevano le montagne, e i piacevoli luoghi di villeggiaturasul mare erano allora cime di montagne. La temperatura era più elevata e strane creature percorrevano la terra. Era un mondo di progresso scientifico. Strane macchine viaggiavano a pochi centimetri dalla superficie terrestre, o volavano nell’aria a un’altezza di chilometri.Templi grandissimi ergevano le loro guglie verso il cielo, come se sfidassero le nuvole. GliAnimali e gli Uomini comunicavano telepaticamente. Ma non vi era la felicità perfetta; i politicanti lottavano contro altri politicanti. Il mondo era un campo diviso in cui ogni partedesiderava possedere le terre dell’altra parte. Il sospetto e la paura erano le nuvole sotto lequali l’uomo comune viveva. I preti di
entrambe
le parti proclamavano di essere gli unicifavoriti dagli dei. Nelle immagini davanti ai nostri occhi vedevamo dei preti che predicavano -come oggigiorno - il proprio tipo brevettato di salvezza. A che prezzo! I preti di ogni settainsegnavano che era ‘compito divino’ uccidere il nemico. Quasi contemporaneamen
te
 predicavano che l’Umanità in tutto il mondo era legata da vincoli di fratellanza. L’illogicità diun fratello che uccideva l’altro non veniva loro in mente. Vedevamo grandi guerre chevenivano combattute e la maggior parte dei morti e dei feriti erano civili. Le forze armate, protette dalle corazze, per lo più si salvavano. I vecchi, le donne e i bambini, coloro che noncombattevano, erano quelli che soffrivano. Vedemmo rapidamente degli scienziati chelavoravano in laboratori per produrre armi ancora più mortali, per produrre proiettili piùgrandi e più efficaci da lanciare contro il nemico. Una sequela di immagini ci mostrò ungruppo di uomini presi dalla preoccupazione di disegnare ciò che chiamavano una ‘Capsuladel Tempo’ (ciò che noi chiamiamo ‘La Caverna degli Antichi’), dove poter immagazzinare per le generazioni future dei modelli funzionanti delle loro macchine e un documentocompleto, pittorico, della loro cultura e della mancanza di essa. Macchinari immensiscavavano la roccia viva. Orde di uomini installavano i modelli e le macchine. Potemmoveder inserire al loro posto le sfere di luce fredda, con sostanze radioattive inerti cheemettevano luce per milioni di anni. Inerti, in quanto non potevano danneggiare gli uomini,attive perché avrebbero prodotto la luce quasi fino alla fine dei tempi. Scoprimmo di riuscire acapire la lingua, poi ci fu mostrata la spiegazione: ricevevamo il messaggio telepaticamente.
Camere simili a questa, o ‘Capsule del Tempo’ erano nascoste sotto le sabbie dell’Egitto,sotto una piramide nell’America Meridionale, e in un certo luogo della Siberia. Ogniluogo era segnato dal simbolo dell’epoca: la Sfinge.
Osservammo grandi statue della
 
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Sfinge, che non ebbe le sue origini in Egitto, e ci fu spiegata la sua forma. L’Uomo e gliAnimali comunicavano e lavoravano insieme in quei tempi distanti. Il gatto era l’animale più perfetto in quanto a potere e intelligenza. L’Uomo stesso è un animale, così gli Antichiformarono una figura il cui grande corpo di gatto indicava il potere e la resistenza e su quelcorpo misero il petto e la testa di una donna. La testa rappresentava l’intelligenza umana e laragione, mentre il petto indicava che l’Uomo e gli Animali potevano trarre nutrimentospirituale e mentale l’uno dagli altri. Quel simbolo era diffuso allora come oggigiorno leStatue di Buddha o la Stella di Davide o il Crocefisso. Vedemmo oceani con grandi cittàgalleggianti che si spostavano da paese a paese. Nel cielo volavano apparecchi ugualmentegrandi che si muovevano in silenzio. Potevano rimanere stazionari e poi scattare e prendereuna velocità fortissima. Sulla superficie, dei veicoli si spostavano a pochi centimetri da terra,retti da un sistema che non potevamo individuare. Dei ponti si stendevano sulle città,sostenendo su. cavi sottili quelle che sembravano essere strade. Mentre stavamo guardando,osservammo un lampo nel cielo, e uno dei ponti più grandi crollò in un rovinio di travi e dicavi. Un altro lampo, e l’intera città quasi si trasformò in gas incandescente. Sulle rovine erasospesa una nube rossa di aspetto maligno che aveva più o meno la forma di un fungo altomigliaia di metri. Le immagini svanirono e scorgemmo di nuovo il gruppo di uomini cheaveva disegnato le ‘Capsule del Tempo’. Avevano deciso che era giunto il momento disigillarle. Vedemmo le cerimonie, vedemmo inserire nella macchina le ‘memorieimmagazzinate’. Udimmo il discorso di commiato che diceva a noi - “La Gente del Futuro, sece ne sarà!”- che l’Umanità stava per distruggersi, molto probabilmente e "all’interno diquesti muri sono depositate le testimonianze delle nostre conquiste e follie, perché ne possausufruire una razza futura, se avrà l’intelligenza di scoprirle, e, una volta scoperte, se saràcapace di capirle”. La voce telepatica si spense, lo schermo si oscurò di nuovo. Rimanemmoseduti in silenzio, stupefatti da quello che avevamo visto. Più tardi, mentre eravamo ancoraseduti, la luce tornò, e potemmo notare che veniva dalle pareti della stanza. Ci alzammo e ciguardammo attorno. Anche quella Sala era piena di macchine e vi erano pure molti modelli dicittà e di ponti, tutti fatti con una specie di pietra o di metallo che non riuscivamo aindividuare. Alcuni degli oggetti esposti erano coperti da una sostanza trasparente che cilasciava perplessi. Non si trattava di vetro; non sapevamo proprio
cosa
fosse, sapevamo soloche ci impediva veramente di toccare gli oggetti. Improvvisamente balzammo tutti; un occhiorosso minaccioso ci guardava, ammiccava. Ero pronto a scappare quando la mia Guida, ilLama Mingyar Dondup andò verso la macchina con l’occhio rosso. La osservò e toccò lemaniglie. L’occhio rosso svanì. Al suo posto apparve, su un piccolo schermo, l’immagine diun’altra stanza collegata alla Sala Principale. Ai nostri cervelli giunse un messaggio: “Quandouscite, andate alla stanza (???), dove troverete il materiale necessario per sigillare tutte leaperture attraverso le quali siete entrati. Se non avete raggiunto lo stadio d’evoluzione per  poter far funzionare le nostre apparecchiatura, sigillate questo posto e lasciatelo intatto per coloro che vi seguiranno”. In silenzio uscimmo dalla terza stanza, la cui porta si aprì quandoci avvicinammo. Conteneva molte scatole metalliche perfettamente sigillate e una macchina‘immagine-pensiero’ che ci diede le indicazioni per aprire le scatole e sigillare l’ingresso dellaCaverna. Ci sedemmo in terra per discutere di ciò che avevamo visto e provato.“Meraviglioso! Meraviglioso!”, disse un lama. “Non ci vedo niente di meraviglioso”, dissicon impudenza. “Avremmo potuto vedere tutto ciò nel Documento dell’Akasha. Perché non possiamo guardare quelle immagini che rappresentano il corso del tempo per vedere cosa èsuccesso dopo che questo posto fu sigillato?” Gli altri guardarono interrogativamente indirezione dell’anziano della spedizione. Il Lama Mingyar Dondup fece segno di sì con la testae osservò: “A volte il nostro Lobsang ha dei barlumi d’intelligenza! Mettiamoci composti evediamo cos’è successo, perché sono curioso quanto voi”. Formammo un cerchio col visorivolto verso l’interno e le dita incrociate nel modo giusto. La mia Guida iniziò a respirare colritmo necessario e noi la seguimmo. Lentamente perdemmo le nostre identità terrene e
 
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fluttuammo nel Mare del Tempo. Tutto ciò che si sia mai verificato può essere visto da coloroche hanno la capacità di andare coscientemente nell’astrale e di tornarne - semprecoscientemente - con il sapere acquisito. Qualsiasi scena della storia, anche remotissima, puòessere vista come se vi si partecipasse. Ricordai la prima volta che avevo conosciuto il‘Documento dell’Akasha’. … "Con un po’ d’addestramento puoi ricordare tutto ciò che èsuccesso nella tua vita, puoi, allenandoti, ricordare perfino la tua nascita. Puoi raggiungerequello che chiamiamo ‘ricordo totale’ e con questo tornare con la memoria a
 prima
dellanascita. Il Documento dell’Akasha è semplicemente la ‘memoria’ del mondo intero. Tutto ciòche è successo sulla Terra può essere ‘ricordato’ nello stesso modo in cui
tu
 puoi ricordare gliavvenimenti passati della tua vita. … ”. Col nostro addestramento fu molto facile selezionareil punto in cui la Macchina si era spenta. Vedemmo gli uomini e le donne, senza dubbio i personaggi eminenti dell’epoca, sfilare fuori dalla Caverna. Delle macchine con delle braccia potenti fecero scivolare quella che sembrava mezza montagna davanti all’ingresso. Le crepe ei crepacci nei punti d’incontro furono sigillati con cura e il gruppo di persone e operai siallontanò. Anche le macchine si allontanarono e per un po’, alcuni mesi, la scena fu tranquilla.Vedemmo un alto prelato sui gradini di un’immensa Piramide che esortava i suoi fedeli allaguerra. Le immagini impresse sui Rotoli del Tempo si susseguirono, cambiarono, e potemmovedere il campo nemico. Anche là i capi inveivano e farneticavano. Il tempo passava.Vedemmo strisce di vapore bianco nell’azzurro del cielo, e poi quel cielo divenne rosso. Tuttoil mondo tremò e fu scosso. Perfino noi che osservavamo la scena provammo vertigine.L’oscurità della notte scese sulla Terra. Nuvole nere, attraversate da saette di fiamme rosse,rotolarono attorno al globo. Le città s’infiammarono e in un baleno erano sparite. Il marefurioso spazzò la terra. Un’onda gigantesca, più alta di quanto lo fosse stato l’edificio più alto,rombò attraverso la superficie terrestre, portando via con sé tutto quello che si trovava sullasua strada e reggendo in alto, sulla cresta, i relitti di una civiltà morente. La Terra tremò etuonò nella sua agonia, apparvero crepe smisurate che si richiusero come le fauci enormi di ungigante. Le montagne ondeggiavano come i rami di un salice in una tempesta, ondeggiavano e poi sparivano sotto le acque. Masse di terra si alzavano dai mari e diventavano montagne.L’intera superficie del mondo era in fase di mutamento, di moto continuo. Alcuni superstitisparsi, dei milioni che avevano abitato la Terra, fuggivano urlando verso le montagne appenasorte. Altri, su imbarcazioni che erano in qualche modo riuscite a rimanere a galla dopo ilsollevamento, raggiunsero le terre elevate e fuggirono verso qualsiasi nascondiglio potesserotrovare. La Terra stessa si fermò, arrestò il suo moto di rotazione e poi riprese a ruotare nelladirezione opposta. Le foreste avvamparono e gli alberi si trasformarono istantaneamente incenere. La superficie terrestre era desolata, rovinata, carbonizzata, nera. Un gruppetto sparsodi abitanti della Terra, impazziti per la catastrofe, nascosti in buche profonde o nelle galleriedi lava dei vulcani estinti, balbettavano accovacciati per il terrore. Dal cielo nero cadeva unasostanza biancastra, dolce, nutriente. Nel corso di secoli il mondo cambiò. ancora; i marierano terra adesso, e le terre d’una volta erano mari. Una pianura bassa con le sue paretirocciose crepate e spaccate, fu invasa dalle acque che formarono il Mare noto oggigiorno colnome di Mediterraneo. Un altro mare nelle vicinanze sparì in un’apertura del fondo marino equando le acque furono sparite e il fondo si fu asciugato, apparve il Deserto del Sahara. Tribùselvagge vagavano per la superficie terrestre e, sedute accanto ai fuochi dei campi,raccontavano vecchie leggende, raccontavano del Diluvio, di Lemuria, dell’Atlantide.Parlavano anche del giorno in cui il Sole si era Fermato. La Caverna degli Antichi rimasesepolta nel fango di un mondo mezzo sommerso. Al sicuro dagli intrusi, stava ben sotto lasuperficie della Terra. Col tempo i torrenti veloci avrebbero portato via il fango, i detriti eavrebbero permesso alle rocce di innalzarsi nella luce del sole ancora una volta. Finalmente,riscaldata dal sole e raffreddata da una pioggia ghiacciata improvvisa, la parete rocciosa sisarebbe crepata con un rumore fragoroso, aprendo un passaggio per
noi.
… Ora dovevamomangiare, dormire, e l’indomani ci saremmo di nuovo guardati in giro per imparare forse
 
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qualcosa di nuovo. Poi, compiuta la missione, avremmo murato l’ingresso della Cavernacome ci era stato detto. La Caverna avrebbe riposato in pace di nuovo fino a quando fosseroritornati degli uomini di buona volontà e di elevata intelligenza.
L'ALTRA CAVERNA TRA I MONTI (IL TEMPIO INTERNO)
(Lobsang Rampa ed il suo maestro Mingyar Dondup partono per portare aiuto ad un eremita che sta male. Affrontano un duro viaggio, durante il quale devono rimandare indietro i cavalli, poiché questi non riescono più ad avanzare, ed intraprendono poi una difficile scalata per raggiungerel'eremo, situato in vista della città di Lhasa, ma molto più in alto. Una volta raggiunta ladestinazione e visitato l'eremita, i due si rifugiano in un tunnel per sfuggire ad una grande frana si sta abbattendo su quella parte di montagna, portandosi via l'eremita, l'eremo e persino la granderoccia su cui esso era stato costruito, facendo svenire e denudando Lobsang Rampa, imprigionandole gambe del suo maestro e chiudendo l'apertura da cui erano entrati. Seguendo le istruzioni del  Lama Mingyar Dondup, il giovane Rampa trova, in un ripostiglio nascosto dietro una roccia girevole, candele, vesti ed un sbarra di acciaio, con la quale riesce a liberare il maestro, le cui gambe, pur non presentando rotture, sono profondamente lacerate, fino all'osso, dalle ginocchia in giù. Utilizzando i medicamenti che si erano portati dietro e gli stacci presenti sul posto, il giovane Lama-medico cura il ferito nei limiti del possibile, "incollandogli" i lembi di carne con un appositounguento, solidificatosi il quale i brandelli di carne rimangono al loro posto, trattenuti anche dalle fasciature. A questo punto il giovane si muove per cercare un'uscita, ma viene richiamato dal maestro.) N.B.: Il termine "universo" viene utilizzato probabilmente come sinonimo di "galassia".
9-13 "Lobsang," disse il Lama sorridendo "questo posto lo conosco da cima a fondo. Esiste dacirca un milione di anni e fu eretto dalla gente che per prima popolò questo nostro paese. Per una settimana o due saremo abbastanza al sicuro, purché nessuna roccia, spostandosi, abbia bloccato la strada … ".9-14 Ancora una volta ci mettemmo in cammino, pesti e ammaccati e, dopo quello che sembrò un percorso interminabile, arrivammo fino a una pietra messa di traverso sul sentiero dove iltunnel finiva, o così credevo. "No, no, non finisce qui", disse il Lama. "Spingi quel lastronealla base e fallo girare al centro. Poi, se si vuole passare dall'altra parte, basta chinarsi". Fecicome mi era stato detto e con un orrendo stridore il lastrone si spostò fino a mettersi in posizione orizzontale, e vi rimase. Per sicurezza lo tenni fermo, mentre il Lama vi strisciavasotto faticosamente, poi lo rimisi a posto abbassandolo. L'oscurità era completa. … "Spegni lacandela, Lobsang." disse il Lama Mingyar Dondup "Farò lo stesso con la mia e alloravedremo la luce del giorno. … Adesso basta aspettare qualche attimo … e avremo tutta la luceche vogliamo". … Avrei potuto definirlo un 'buio sonoro', in quanto sembrava di udire unafitta serie di rumori sordi, da cui però fui distolto dall'apparire di una luce simile a quelladell'aurora. Al di sopra di noi, su un lato di ciò che, a quanto pareva, era un ambiente chiuso,apparve una sfera lucente. Era rossa e sembrava fatta di metallo incandescente.Immediatamente il rosso passò al giallo fino a diventare bianco, il bianco azzurro della lucediurna. Ben presto ogni cosa fu resa visibile in tutta la sua cruda realtà. Restai lì a boccaaperta, al colmo della meraviglia di fronte a ciò che vedevo. La sala, se così si può dire, avevaun volume maggiore di quello del Potala, in altri termini avrebbe potuto contenere tutto ilPotala. La luce era intensa e rimasi ammaliato dalle decorazioni che si vedevano sulle pareti,nonché dagli strani oggetti che erano sparpagliati sul pavimento, senza tuttavia impedire di
 
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 passare. "Un posto meraviglioso, Lobsang, non trovi? Fu creato tanti anni fa, più di quanti lamente umana possa concepire. Una volta era il quartier generale di una razza in grado dicompiere viaggi spaziali e quasi tutto il resto. Dopo milioni di anni tutto questo ancorafunziona, tutto è intatto. Alcuni di noi erano noti come i Guardiani del Tempio Interno.Questo è il Tempio Interno". Mossi qualche passo per esaminare la parete più vicina, cheappariva coperta da una specie di scrittura, una scrittura che istintivamente supponevo nonappartenesse a nessuna razza terrestre. Il Lama si inserì telepaticamente nei miei pensieri."Sì," rispose "tutto questo fu costruito dalla razza dei Giardinieri, i quali trasportarono suquesto mondo esseri umani e animali". Tacque e indicò una cabina collocata poco distantecontro una parete. "Vuoi andare fino là a prendermi due bastoni che in cima ne hanno un altromesso di traverso?". Obbediente, mi avvicinai alla cabina che aveva indicato. Lo sportello siaprì subito e rimasi affascinato dal suo contenuto. Sembrava colma di oggetti d'uso medico. Inun angolo c'erano molti di quei bastoni, forniti di una specie di appoggio a una estremità. Ne presi due e mi accorsi che erano in grado di sorreggere un uomo. A quell'epoca non sapevoche si trattava di stampelle, ma ne portai un paio al Lama, il quale se le mise immediatamentesotto le ascelle dalla parte più corta. A circa metà strada tra la parte superiore a quellainferiore sporgeva una specie di manico. Il Lama li impugnò ambedue. … Si allontanò da mee seguitò a curiosare nell'armadio. … Il Lama Mingyar Dondup non aveva perso tempo. Lesue gambe erano rivestite di lucido metallo e appariva in forma perfetta. "Lobsang, prima diguardarci intorno mangiamo qualcosa, perché qui ci staremo suppergiù una settimana. Mentreandavi a prendere queste cose" disse indicando le sacche e la spranga d'acciaio "mi sonomesso in contatto telepatico con un amico del Potala, il quale mi ha detto che sta infuriandoun vento fortissimo. Mi ha consigliato di rimanere dove siamo, finché il vento non si calmerà.I meteorologi hanno detto che la tempesta si scatenerà per circa una settimana. … Guarda,Lobsang, guarda questa bottiglia. E' il miglior brandy conservato esclusivamente a scopiterapeutici. Penso che possiamo ritenere che il nostro periodo di detenzione qui giustifichi un po' di brandy per dare gusto alla tsampa
(cibo a base di orzo abbrustolito, alimento principedei lama tibetani)
". Presi la ciotola che mi porgeva e la fiutai con apprezzamento, ma nelcontempo con esitazione… . Tirai su la tsampa non soltanto con le dita, ma aiutandomi anchecon la palma della mano destra, e poi tutt'a un tratto - del tutto inaspettatamente - caddiall'indietro. Mi piace dire che mi addormentai per la stanchezza, ma il Lama affermò che eroubriaco fradicio, quando più tardi lo riferì ridendo all'Abate. … quando mi svegliai quellameravigliosa luce dorata inondava ancora la sala. Guardai in su verso... beh, suppongo chefosse il soffitto, ma questo era talmente in alto che non avrei potuto dire dove fosse. … "E'luce solare, Lobsang, luce solare, e funziona ventiquattr'ore su ventiquattro. Non emanacalore, ha esattamente la stessa temperatura dell'aria che ci circonda. Non pensi che è meglioavere una luce come questa anziché candele puzzolenti e fumose? …Sì, questo è il prodigiodei prodigi. Lo conosco da quando sono nato, ma nessuno sa come funziona. … La lucefredda è un'invenzione miracolosa. Questa qui fu inventata circa un milione di anni fa.Perfezionarono un metodo per accumulare la luce del sole e renderla disponibile anche nellenotti più buie. Non l'abbiamo né in città né nel tempio, semplicemente perché non sappiamocome si fa. Questo è l'unico posto che conosco dove esiste questo tipo di illuminazione". …"Come hanno fatto a costruire questa sala?" chiesi mentre giocherellavo con le dita sopraun'iscrizione della parete. Feci un balzo indietro per la paura, all'udire uno scattoinequivocabile, mentre un settore della parete scivolava indietro. "Lobsang! Lobsang! Haifatto una scoperta. Nessuno di noi che è stato qui sapeva che ci fosse un'altra sala contigua aquesta". Con cautela facemmo capolino dal vano della porta che si era aperta. Appena lenostre teste passarono lo stipite, si accese la luce. Notai che, mentre uscivamo della primagrande sala, in nostra assenza la luce si spegneva. … ci dirigemmo verso una grande e strana'cosa' che si ergeva al centro del pavimento. Era una struttura formidabile. Un tempo era statarisplendente, ma adesso presentava una superficie vetrosa di un grigio smorto. Era alta
 
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suppergiù quanto quattro o cinque uomini e somigliava a due piatti messi l'uno sopra all'altro.Le girammo intorno e sull'altro lato vedemmo una scala metallica che si allungava scendendoda una porta della macchina fino a terra. Corsi in avanti … e mi inerpicai avventatamentesulla scala, senza neanche accertarmi che fosse ben fissata. Lo era. Una volta ancora, appenaostruii con la testa il vano della porta, all'interno della macchina si accesero le luci. Il LamaMingyar Dondup, per non essere da meno, salì anche lui. "Lobsang" disse, "questo è uno deicarri degli dei. Non li hai mai visti guizzare nel cielo?" "Sì, signore," risposi. "… Ma,naturalmente, non ne ho mai visto nessuno così da vicino".9-19 Ci guardammo intorno. Sembrava che ci trovassimo in una specie di corridoio fiancheggiatosu entrambi i lati da stipetti o armadi, o qualcosa di simile. Comunque, tanto per provare, tiraiuna maniglia e un grande cassetto scivolò fuori senza difficoltà, come fosse stato appenafabbricato. Dentro c'erano strani meccanismi di ogni sorta. Il Lama Mingyar Dondup, chestava guardando al di sopra della mia spalla, ne prese uno. "Debbono essere parti di ricambio.… Sono sicuro che questi stipetti contengono parti di ricambio quanto basta per far funzionaredi nuovo questa cosa". Chiudemmo il cassetto e procedemmo. La luce si spostava davanti anoi e si attenuava man mano che passavamo, finché ben presto arrivammo in un localespazioso. Appena entrammo, esso si rischiarò di una luce brillante, che ci fece restare senzafiato. Si capiva che si trattava della cabina di comando della cosa, ma ciò che ci avevasbalordito era il fatto che
c'erano degli uomini
. Uno stava seduto in quella che nella miaimmaginazione era la sedia del comandante e scrutava un misuratore inserito in un pannelloche aveva di fronte. C'erano molti altri misuratori e ne dedussi che egli fosse proprio in procinto di decollare. "Ma come è possibile che costoro abbiano milioni di anni?" dissi"Questi uomini sembrano vivi, tranne che sono profondamente addormentati". A un tavolo, sucui erano distesi dei grandi diagrammi, era seduto un altro uomo, con i gomiti poggiati e latesta fra le mani. … Il Lama Mingyar Dondup afferrò una delle figure per la spalla. "Secondome questi uomini si trovano in una condizione di morte apparente. Credo si possa riportarli invita, ma non so come si fa, non so cosa accadrebbe se fossi capace di farlo. Come sai,Lobsang, in questa catena montuosa esistono altre caverne. Noi ne abbiamo visitata unacontenente strani attrezzi, come le scale che a quanto pare funzionano automaticamente
(vedere "LA CAVERNA DEGLI ANTICHI")
. Ma tutto questo supera qualsiasi cosa io abbiavisto finora. Dato che sono uno dei Lama più anziani responsabile della sua salvaguardia, posso dirti che questa cosa è la più meravigliosa di tutte. Mi chiedo se ci sono altri pulsanti da premere per aprire altre stanze. Prima di tutto, però, diamo una buona occhiata a questa. …"Esaminammo le altre figure, sette in tutto. Si aveva l'impressione che fossero tutti lì sul punto di decollare, quando era accaduto qualcosa di spaventoso. Sembrava come se ci fossestato un terremoto che avesse fatto ruzzolare pesanti massi su quello che probabilmente era untetto scorrevole. Il Lama si fermò e si avvicinò a un altro uomo, di fronte al quale stava unregistro, una specie di taccuino. Evidentemente aveva annotato quanto stava succedendo, manon potevamo leggere lo scritto, in quanto non avevamo nessuna chiave di lettura per ritenerese si trattasse di lettere, di segni particolari, o anche semplicemente di simboli tecnici. "Intutte le nostre ricerche," disse il Lama "non abbiamo trovato niente che ci aiuti a tradurre ...Un momento" prosegui con voce insolitamente agitata "quella cosa là, mi chiedo se è unamacchina che registra parole. Certo, non credo che funzionerà dopo tutti questi anni, ma ci proveremo". Ci avvicinammo insieme allo strumento che aveva menzionato. Constatammoche era a forma di scatola, tagliata all'incirca a metà da una linea che le correva tutt'intorno.Tanto per provare, spingemmo in su la superficie al di sopra della linea e con nostra grandemeraviglia la scatola si scoperchiò: dentro c'erano degli ingranaggi e un aggeggio chesembrava preposto al trasporto di un nastro metallico da una bobina all'altra. Il Lama Mingyar Dondup guardò attentamente i pulsanti disposti sul davanti. Tutt'a un tratto quasi restammofulminati per la paura e fummo quasi sul punto di girarci e scappare, perché dalla partesuperiore della scatola fuoriuscì una voce, una voce molto strana, del tutto diversa dalle
 
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nostre. Sembrava una lezione tenuta da uno straniero, ma non sapevamo di quale argomento parlasse. Poi - altra sorpresa - dalla scatola uscirono dei rumori (li chiamerebbero musica,suppongo), che a noi però sembrarono tutte dissonanze. Allora la mia Guida premette un altro bottone e il rumore cessò. Eravamo entrambi piuttosto stremati per via di ciò che avevamoscoperto e per l'eccessiva agitazione. Perciò ci mettemmo a sedere su quelle che eranochiaramente delle sedie e fui preso dal panico, perché mi sembrò di sprofondare come se fossiseduto sull'aria. … Accanto alla cabina di comando c'era un cubicolo, dove appena egli entròsi accese la luce. "Credo che qui preparavano da mangiare, perché tutte queste manopole nonsono qui per bellezza, bensì per uno scopo utile". Ne indicò una con su riprodotta una mano in posizione di Stop. Su un'altra era riprodotta una fiamma, sicché la premette. Sopraquell'arnese c'erano diversi vassoi di metallo. Ne tirammo giù uno. Ormai stavamo sentendocaldo. Il Lama spostò la mano qua e là. "Su, Lobsang, senti qui, c'è il calore per cucinare."disse alla fine. Poggiai la mano dove diceva lui, ma un tantino troppo vicino, e feci un saltoindietro un po' allarmato. Ma la mia Guida si limitò a ridere e mise la tsampa semicongelatanel contenitore di metallo, che poi posò su certe sbarre sopra la fonte di calore che si trovavasotto di esse. Vi aggiunse dell'acqua e ben presto si vide del vapore formarsi nel piatto. Ciòfatto, spinse la manopola su cui era riprodotto il simbolo della mano e subito l'incandescenzasi spense. Tolse il piatto dalla fonte di calore e, servendosi di un oggetto metallico con unaestremità larga e concava, travasò la tsampa nelle nostre scodelle. … Accanto alla scatola cheemanava calore vedemmo qualcosa che sembrava un grande catino, sopra il quale sporgevanodue manici di metallo. Provai a girarne uno, nell'unico senso in cui andava, e nel catinosgorgò acqua fredda a fiotti. Mi affrettai a rimetterlo come prima, poi provai a girare l'altro, dicolore rossiccio. Ne uscì dell'acqua veramente calda, tanto calda che mi scottai, nongravemente, ma abbastanza da farmi fare un salto. Girai il manico, riportandolo nella sua primitiva posizione. "Maestro," dissi "se questa acqua deve essere qui da uno di quei milionidi anni di cui parlavi, com'è che siamo in grado di berla? A quest'ora dovrebbe essere tuttaevaporata o inacidita, ma la trovo molto gradevole". " … Secondo me quest'acqua proviene daun recipiente a tenuta d'aria, il che vuol dire che dovrebbe rimanere gustosa. Suppongo chequesta nave sia venuta qui per fare rifornimento, forse anche qualche lavoro di riparazione, perché, data la pressione dell'acqua che è uscita, deve essercene una quantità veramentegrande immagazzinata in qualche cisterna. In ogni modo, qui ne abbiamo a sufficienza per unmese". "Allora," dissi "se l'acqua si è mantenuta fresca, qui debbono esserci dei viveri cheforse si sono mantenuti ugualmente freschi". Mi alzai dalla sedia con qualche difficoltà, perché sembrava volesse avvinghiarmi, ma poi poggiai le mani sui suoi lati - cioè sui braccioli- e immediatamente non solo mi liberai, ma fui spinto in su in posizione eretta. Riavutomidallo stupore e dalla violenta emozione, seguitai a tastare le pareti del cucinino. Vidi un saccodi rientranze che sembravano prive di scopo. Infilai l'indice in una di esse e spinsi, ma nonaccadde nulla. Provai a spingere di sbieco, ma niente da fare, così non funzionava. Perciòscelsi un'altra rientranza, vi infilai il dito e un pannello scivolò di lato. Dentro quell'armadietto… c'erano molti vasetti che sembravano del tutto privi di commettiture. Avevano dei coperchitrasparenti, sicché era possibile vederne il contenuto. Si trattava evidentemente di un generealimentare. Ma come poteva essersi conservato per un milione di anni e forse più? … Sivedevano disegnati cibi che non avevo mai visto e di cui non avevo mai udito parlare. Alcunidi essi erano chiusi in un recipiente trasparente, che, a quanto pareva, non c'era modo diaprire. Andavo dall'uno all'altro di tutti quegli armadietti, credenze o ripostigli, e ogni voltami imbattevo in una nuova sorpresa. Più o meno sapevo come erano fatte le foglie di tè, ma inuno degli stipi c'erano barattoli trasparenti, nei quali potevo vederle. Le sorprese non eranofinite. Alcuni di quei recipienti trasparenti contenevano quelli che evidentemente erano taglidi carne. Non ne avevo mai assaggiata e avrei voluto provarla per vedere o, meglio, per sentirne il sapore. Presto mi stancai di gingillarmi nella cucina e andai in cerca del LamaMingyar Dondup. Guardava un libro e la sua espressione aggrondata rivelava uno stato di
 
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intensa concentrazione. "Maestro," dissi "ho scoperto dove tenevano il cibo. Lo hanno messoin certe scatole attraverso le quali è possibile vederlo, ma non c'è modo di aprirle". Per unattimo mi fissò con sguardo assente, poi scoppiò in una risata. "Sì, certo, il modo in cui oggi siconfezionano le sostanze non ha nulla a che fare con l'imballaggio di un milione di anni fa.Ho assaggiato carne di dinosauro, fresca come se appartenesse a un animale appena ucciso.Tra poco verrò con te e faremo delle indagini". Gironzolai nella cabina di comando, poi mimisi seduto a riflettere. Se quegli uomini avevano un milione di anni, perché non si eranosbriciolati in polvere? Evidentemente era assurdo affermare che avevano un milione di anni,quando erano del tutto integri, apparentemente pieni di vita e in attesa soltanto di essererisvegliati. Vidi che ciascuno di loro portava a tracolla una specie di borsa. La tolsi a uno dei'corpi dormienti' e la aprii. Dentro c'erano strani pezzetti di filo metallico avvolti in bobine,nonché altri oggetti di vetro, ma di tutta la faccenda non ci capivo assolutamente niente.Conteneva anche una bottoniera, e io premetti il primo pulsante che mi capitò. Urlai dalla paura. Bruscamente il corpo al quale avevo tolto la borsa fece un balzo improvviso e sitramutò in polvere finissima, polvere di un milione di anni, o qualcosa di più. Il LamaMingyar Dondup mi raggiunse dove io stavo impietrito dalla paura. Guardò la borsa e ilmucchio di polvere. "Di queste caverne" disse poi "ne esistono molte. Alcune le ho visitate eabbiamo imparato a non premere mai nessun pulsante, finché non se ne conosce l'effetto,finché non si è trovata la soluzione in via di ipotesi. Questi uomini sapevano che stavano per essere sepolti vivi nel corso di uno spaventoso terremoto. Può darsi quindi che il medico di bordo si sia recato da ciascuno di loro e gli abbia messo a tracolla una dotazione d'emergenza.Gli uomini sono poi entrati in uno stato di morte apparente, di modo che non hanno saputoniente di quanto stava accadendo a loro e intorno a loro. Sono stati prossimi alla morte comenessuno potrebbe esserlo, senza morire effettivamente. Hanno ricevuto un'alimentazioneadeguata per mantenere il corpo in funzione su scala minima. Ma quando hai toccato questo pulsante (che, come vedo, è un pulsante rosso), devi avere interrotto il flusso di energia vitalefornita al soggetto che si trova in stato di morte apparente. Non ricevendo più la dose dienergia vitale, l'età deve essergli piombata addosso all'improvviso, riducendoloimmediatamente in un mucchietto di polvere". Esaminammo gli altri uomini, giungendo allaconclusione che non potevamo fare niente per loro. In fin dei conti, eravamo intrappolati nellamontagna e la nave con noi. Se quegli uomini si fossero svegliati, il mondo sarebbe stato in pericolo? Avrebbero rappresentato un pericolo per le lamaserie? Senza dubbio quegli uomini possedevano una conoscenza che a noi li faceva apparire simili a dei. Avevamo paura divenire dì nuovo ridotti in schiavitù, giacché la nostra razza serbava un ricordo vivissimo dellaschiavitù di un tempo lontano. … "Tu sei giovane, Lobsang," disse il Lama "e io sonovecchio. Ho visto molte cose e mi chiedo che cosa avresti fatto in un caso del genere. Questiuomini sono vivi, non ci sono dubbi al riguardo, ma se noi li riportiamo in piena vita che cosaaccadrebbe se sono crudeli, se ci uccidono perché abbiamo lasciato morire uno di loro?Dobbiamo pensarci molto seriamente, non sappiamo leggere le iscrizioni... ." Si interruppe perché ero saltato in piedi, tutto eccitato. "Maestro, maestro" gridai "ho visto un libro chesembra una specie di dizionario di diverse lingue. Può darsi che ci aiuti". Senza attendererisposta, mi precipitai in una stanza accanto alla cucina, dove si trovava il libro, che sembravacome se fosse stato appena stampato. Lo afferrai a due mani, perché era pesante, e lo portai dicorsa alla mia Guida. Il Lama lo prese e con malcelata impazienza ne aprì le pagine. Per un po' stette seduto completamente assorto nella lettura. … "Lobsang, … il libro è la chiave ditutto, è una storia veramente affascinante. Riesco a leggerlo, è scritto in quello che sembra ilnostro linguaggio aulico. … Questa nave ha circa due milioni di anni. Funziona con energiaottenuta dalla luce, qualsiasi luce, delle stelle, del sole. Raccoglie energia da quelle fonti chesi sono servite già di quell'energia e l'hanno trasmessa. "Questi uomini", proseguì riferendosidi nuovo al libro, "erano di una razza cattiva, erano servi dei Giardinieri del Mondo. Ma sitratta della solita storia, che riguarda uomini e donne. Gli uomini desiderano le donne
 
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esattamente come le donne desiderano gli uomini. Ma l'equipaggio di questa nave era formatoda uomini che avevano abbandonato la grande nave appoggio. Questa qui, veramente, è quellache loro definiscono scialuppa di salvataggio. Il cibo si potrebbe mangiare in piena sicurezzae gli uomini potrebbero venire svegliati. Ma a prescindere da quanto tempo si trovano qui,sono sempre dei malvagi perché hanno cercato di procurarsi donne che per loro sarebberostate troppo inferiori, ragion per cui il loro rapporto si sarebbe risolto in una sofferenza totale per le donne stesse. C'è da chiedersi se le loro borse di sopravvivenza funzioneranno, oppurese si sono disinserite automaticamente dalla nave che loro chiamano nave appoggio. Credoche dovremo fare qualche prova e leggere un po' di più, perché a me sembra chiaro che questiuomini, se si consente loro di vivere, posseggono una conoscenza tale che possono nuocerci. Non potremmo mai vincerli, perché
ci trattano come bestie, come oggetti su cui eseguireesperimenti genetici
. Hanno già arrecato danni a causa dei loro esperimenti sessuali con lenostre donne, ma tu sei ancora troppo giovane per conoscere ogni cosa a questo riguardo".Girovagai qua e là. … Durante il mio girovagare arrivai in una stanza tutta verde. C'era untavolo dall'aspetto molto particolare, sovrastato da un'enorme lampada, e dappertutto sivedevano scatole di vetro. "Mah," pensai tra me "deve essere qui che rimettono in sesto i loromalati. Meglio andare a dirlo al Lama". Mi affrettai a riferire al Lama Mingyar Dondup cheavevo scoperto una stanza molto strana, tutta dipinta di verde, in cui c'erano cose altrettantostrane, conservate in recipienti che sembravano fatti di vetro ma non era vetro. Lentamente sialzò in piedi e aiutandosi con le due stampelle si avviò verso la stanza che avevo scoperto.Appena entrai - ero io che facevo strada - si accesero le luci, luci proprio come la luce delgiorno. Il Lama si fermò sulla soglia, con un'espressione di immensa soddisfazione sul viso.… Si aggirò per la stanza, osservando diverse cose, sollevandone altre e scrutando ilcontenuto di alcuni... non so come chiamarli. Alcuni oggetti conservati in cubi di vetro eranodel tutto al di là della mia capacità di comprensione. Ma alla fine si sedette su una sedia bassae si immerse nella lettura di un libro che aveva preso da uno scaffale. … "Vedi, Lobsang,"disse poi "è una storia piuttosto lunga. … Questo mondo era pronto per essere colonizzato,sicché i nostri Signori - debbo chiamarli Signori perché erano i capi dei Giardinieri della Terrae di altri mondi - ordinarono che una determinata specie dovesse essere allevata sulla Terra equella determinata specie eravamo noi. Su un pianeta lontanissimo, che si trova fuori delnostro universo, furono approntati dei pezzi anatomici e venne allestita una nave in grado diviaggiare a una velocità assolutamente incredibile. Noi, sotto forma di embrioni umani,fummo stipati nella nave. In un modo o nell'altro i Giardinieri, come venivano chiamati, li portarono su questo mondo e poi non sappiamo che cosa accadde tra il momento dell'arrivodegli embrioni e la comparsa delle prime creature che potevano essere definite umane. Madurante la loro assenza dal loro mondo d'origine accaddero molte cose. Il vecchio sovrano, o'Dio', era avanti con gli anni e certe persone male intenzionate che volevano impadronirsi delsuo potere fecero di tutto per liberarsi di quel Dio e metterne un altro - il loro burattino personale - a governare al suo posto. La nave fece ritorno dalla Terra e trovò che la situazioneera assai diversa. Constatarono di non essere i benvenuti e che il nuovo monarca volevaucciderli per toglierli di mezzo. Invece i Giardinieri che erano appena tornati dalla Terracatturarono alcune donne della loro stessa taglia e decollarono di nuovo in direzionedell'universo terrestre (tu sai, Lobsang, che ci sono molti e svariati universi). Giunti nelmondo dove avevano allevato esseri umani, imposero la loro sovranità, fabbricarono diversimanufatti come le piramidi, con cui essi potevano tenere sotto controllo radio qualsiasi cosa sidirigesse verso la Terra. Gli esseri umani che loro avevano allevato li servivano come schiavie si accollavano ogni fatica, mentre i Giardinieri si adagiavano comodamente nel lusso eordinavano agli schiavi umani che cosa dovessero fare. Uomini e donne - forse dovremmochiamarli superuomini e superdonne - si stancarono dei loro compagni e delle loro compagne,sicché nacquero molte relazioni che provocarono litigi e agitazioni a non finire. Ma poi dallospazio esterno apparve un'astronave non individuata dalle sonde installate sulle piramidi. Era
 
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enorme e quando atterrò ne uscirono persone che cominciarono a costruire abitazioni. Coloroche per primi erano sbarcati sulla Terra si adirarono per la comparsa di questi altri uomini edonne provenienti dallo spazio, sicché da uno scontro verbale si passò a uno scontro fisico. Lostato di agitazione si protrasse per un certo periodo, durante il quale si fecero invenzionidiaboliche. Alla fine l'equipaggio della grande astronave non ne poté più e inviò molteastronavi che, a quanto pare, erano tenute in serbo per un intervento del genere e che bombardarono in modo spaventoso i luoghi dove vivevano gli altri spaziali. Le bombe eranouna forma molto progredita di bomba atomica e dove caddero tutto morì a perdita d'occhio.Dalla terra salì un bagliore purpureo e gli uomini e le donne dello spazio che lo avevano provocato risalirono sulla loro gigantesca astronave e partirono. Per oltre cento anni nellezone bombardate della Terra non ci fu quasi nessuna forma di vita, ma quando gli effetti delleradiazioni diminuirono, questa gente uscì furtivamente all'aperto piena di paura, tremando echiedendosi che cosa avrebbe visto. Costituì degli insediamenti agricoli, usando aratri dilegno e cose simili. … Noi siamo degli analfabeti, Lobsang. Su questa Terra c'era gentemolto più intelligente, ci sono state diverse civiltà, come tu sai. Per esempio," aggiunseindicando lo scaffale "questo libro ci parla di metodi in campo medico e chirurgicoappartenenti a un tipo di cui da noi non abbiamo mai sentito parlare, e sì che noi siamo stati i primi a essere insediati sulla Terra. … In questa particolare catena montuosa ci sono molte diqueste caverne che un tempo comunicavano tra loro per mezzo di tunnel. Era possibilespostarsi da una caverna all'altra, avere sempre luce e aria fresca, a prescindere da dove citrovassimo. Ma una volta la regione del Tibet era all'altezza del livello del mare, la genteviveva su un territorio pianeggiante leggermente collinoso e in quell'epoca remota disponevadi fonti di energia a noi del tutto ignote. … una volta questo mondo era coperto di nuvole. Ilsole non si vedeva mai, non sapevamo nulla dell'esistenza delle stelle. Ma allora, a quei tempi,la gente viveva centinaia di anni, non era come adesso che si muore appena si è appresaqualche cosa. Adesso gli uomini muoiono uno dopo l'altro a causa sia delle dannoseradiazioni solari, sia del fatto che lo strato nuvoloso di protezione si è dileguato. Poi i raggi pericolosi vennero a impregnare il mondo, recando con sé ogni sorta di malattie, ogni sorta diaberrazioni mentali. Il mondo fu in subbuglio, il mondo fremette sotto l'urto di quella terribileesplosione. Atlantide, che si trovava lontanissimo da qui sull'altro versante del mondo,sprofondò nell'oceano, mentre invece noi del Tibet, cioè, il nostro territorio, si sollevò a circacinquemila metri sul livello del mare. La gente diventò cagionevole di salute e per lungotempo morì per insufficienza di ossigeno a quell'altezza. Eravamo più vicini al cielo e doveeravamo noi le radiazioni erano più forti. … Una parte lontana della nostra terra rimaseall'altezza del livello del mare e i suoi abitanti si diversificarono sempre più da noi, sino adiventare quasi di intelligenza ritardata. Non avevano templi, non adoravano gli dei e ancheadesso vanno in giro su imbarcazioni fatte di pelle d'animale a caccia di foche, pesce e altreforme di vita. Ci sono animali immensi dotati di corna enormi sulla testa
(i bisonti?)
e quegliuomini ne uccisero molti e ne mangiarono la carne. In seguito apparvero altre razze chechiamarono eschimese questo popolo dell'estremo settentrione. Nella parte del Tibet in cuisiamo noi rimasero i migliori, sacerdoti, maghi e medici di gran fama. Nella parte che vennerecisa dal Tibet e affondò fino al livello del mare o, meglio, si arrestò all'altezza del livello delmare, restarono le persone intellettualmente inferiori, operai comuni, gente comune,taglialegna e portatori d'acqua. Essi si trovano pressoché nelle stesse condizioni da più di unmilione di anni. Gradatamente sono usciti all'aperto e hanno cominciato a guadagnarsi la vitasulla superficie della Terra. Impiantarono piccole fattorie e nel giro di circa un secolo le cosesembrarono normalizzarsi e si sistemarono." … Gli tolsi via dalle gambe le fasciature ricavatedagli stracci e indietreggiai di fronte a ciò che vidi. Le gambe erano coperte di pus e la carneappariva in realtà molto infiammata. Inoltre, al di sotto del ginocchio erano molto gonfie."Adesso" disse il Lama "tu dovrai seguire le mie istruzioni alla lettera. Prima di tuttodobbiamo avere qualcosa per disinfettarle. Per fortuna qui tutto è in buone condizioni. Su
 
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quello scaffale" e lo indicò "troverai un barattolo di vetro con su scritto qualcosa. Secondo meè il terzo recipiente a partire da sinistra sul secondo ripiano verso il basso. Portalo qui e vedròse è quello giusto". Docilmente, mi diressi verso gli scaffali e feci scorrere all'indietro unosportello che sembrava fatto di vetro. … Feci scorrere lo sportello di vetro da un lato eguardai i flaconi. Sì, pensai, è proprio questo. E glielo portai. Lo guardò, lesse le istruzioni, poi disse: "Meglio se tu mi passi quel recipiente grande che sta rovesciato lì accanto. Innanzitutto lavalo bene. Ricorda che d'acqua ne abbiamo in quantità illimitata, perciò risciacqualo e poi versacene un po', circa tre scodelle". Così feci, pulii sfregandolo ben bene il recipiente,che era già pulitissimo, ci misi a occhio tre scodelle d'acqua e glielo portai. Con mia grandemeraviglia, fece qualcosa al flacone e il cappuccio venne via . … "Se in questo barattolo divetro c'è qualcosa, allora deve esserci il mezzo per prenderlo e tirarlo fuori. Questo èsemplicemente quello che si chiama un tappo. Questo tappo lo userò tenendolo sottosopra eallora diventerà un misurino. Vedi?" Guardai il tappo che aveva capovolto ed era proprio così.Potei rendermi conto che si trattava di un misuratore di un certo tipo, perché era graduato dacima a fondo. "Dobbiamo procurarci qualche fascia" proseguì. "Se apri quella credenza, citroverai tanti pacchetti. Apri lo sportello, così posso darci un'occhiata". Stavolta lo sportellonon era né di vetro né di legno, sembrava qualcosa di mezzo. Lo aprii e vidi allora che c'erauna quantità di involti disposti sistematicamente. "Porta qui quello azzurro" disse il Lama. "Adestra ce n'è uno bianco, porta anche quello". Mi guardò, diede un'occhiata alle mie mani eaggiunse: "Apri il rubinetto e lavati le mani. Vicino al rubinetto troverai una tavoletta fatta diuna sostanza bianca. Bagnati le mani, bagna la tavoletta e spalmatela sulle mani, standoattento a pulirti le unghie". Feci quanto mi aveva detto e rimasi piuttosto colpito al vederecome la mia pelle appariva molto più chiara. … In quel momento le mie mani erano propriocolor rosa e stavo per l'appunto per asciugarmele sulla veste, quando il Lama disse: "Fermo!"Indicò qualcosa che aveva estratto dall'involucro bianco. "Asciugati le mani con questo edopo che te le sei asciugate non arrischiarti a toccare le tua veste sudicia e logora. Per farequesto lavoro devi avere le mani pulite". La faccenda mi interessava sul serio, perché avevadisteso sul pavimento un candido lenzuolo, su cui aveva disposto diversi oggetti: una bacinella, una specie di paletta e un altro aggeggio che non capii assolutamente che cosafosse. E' molto difficile descriverlo perché non avevo mai visto niente del genere. Sembravatuttavia un tubo di vetro, che aveva all'esterno delle marcature, a un'estremità del qualesembrava ci fosse un ago d'acciaio, mentre dalla parte opposta c'era una manopola. Nel tubo,che evidentemente era vuoto, c'era un liquido colorato che formava bollicine e frizzava. "Oraascoltami attentamente." disse il Lama "Dovrai pulire la carne da cima a fondo fino all'osso.Qui adesso abbiamo la meraviglia delle meraviglie del progresso scientifico e ce ne serviremoin pieno. Prendi questa siringa e tira fuori l'estremità del tubo - aspetta, lo faccio io per te - e poi mi infili quell'ago nella gamba, proprio qui" e mi indicò un punto in particolare. "Renderàinsensibile la gamba, altrimenti è probabile che perderci i sensi per il dolore lancinante chequesto provocherà. Forza, diamoci da fare". … "Lobsang, hai fatto un ottimo lavoro. Non hosentito neanche una fitta. Come lama medico avrai successo. … Ora" proseguì "abbiamoaspettato abbastanza. Questa gamba è piuttosto insensibile, così non reagirà al dolore. Voglioche tu prenda quel ferro chirurgico, tra parentesi è una pinza, e voglio che tu metta un po' diquesto liquido in una bacinella e poi lo applichi su tutta la gamba, passandolo dall'alto in basso. Mi raccomando in giù, non in su. Puoi premere abbastanza forte e ti accorgerai che il pus viene via a grumi. Bene, quando ne avrai fatto un bel mucchio in terra, dovrai aiutarmi acambiare posto". … Pulii a fondo una gamba, osso e carne compresi. "Questa è una polvere."disse poi il Lama. "Voglio che tu la metta nelle ferite, in modo da farla penetrare fino all'osso.Disinfetterà le ferite e impedirà al pus di riformarsi. Una volta fatto, dovrai fasciarmi legambe con una benda che si trova nell'involto azzurro". … Sistemata una gamba, passaiall'altra. "Faresti meglio a darmi uno stimolante, Lobsang" disse il Lama". si trova suquell'ultimo ripiano. Prendine soltanto una fiala. Una fiala è un piccolo recipiente che finisce
 
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a punta. Stacca la punta e piantami la fiala nella carne, in un punto qualsiasi". Così feci. Poi pulii tutto il pus e la sporcizia. Alla fine mi addormentai dritto in piedi.9-33 "Molte sono le cose che dovrai imparare, Lobsang. Sei ancora un po' giovane, ma il modo incui siamo arrivati in questo posto, beh, questo te lo spiegherò. I Giardinieri della Terraavevano bisogno di luoghi segreti per poter venire su questo pianeta all'insaputa dei terrestri,così, quando questo era soltanto un basso cumulo di pietra che sporgeva al di sopra delterreno, loro penetrarono nella pietra viva, tagliandola per mezzo di ciò che più tardi sarà notocome torcia atomica. Essa fondeva la roccia e molta della superficie grigia che si vedeall'esterno è vapore proveniente dalla roccia liquefatta. Poi, quando la caverna fu scavata finoa farle raggiungere la giusta dimensione, fu lasciata raffreddare e la sua superficie diventò perfettamente levigata come vetro. Aperta la caverna, che è ampia abbastanza da contenerel'intero Potala, fecero qualche sondaggio e poi perforarono dei tunnel proprio lungo questacatena rocciosa che a quell'epoca era pressoché coperta di terra. Era possibile percorrere circaduecentocinquanta miglia attraverso quelle gallerie, da una caverna all'altra. Allora ci fuquell'immensa esplosione che fece oscillare la Terra sul suo asse, alcune localitàsprofondarono, altre si sollevarono. Noi fummo fortunati perché la collinetta divenne unacatena montuosa. Ho visto delle illustrazioni che ti mostrerò, ma naturalmente a causa deimovimenti impressi alla Terra alcuni tunnel furono spinti fuori allineamento e non si poté più percorrerli per tutta la loro lunghezza come in precedenza. Invece noi potemmo visitare forsedue o tre caverne prima di uscire all'aperto sulla catena montuosa e camminare un po' fin dovesapevamo che il tunnel proseguiva. Come sai, per noi il tempo non ha nessuna importanza,così io sono uno di coloro che è stato in circa un centinaio di quei posti e ha visto tante, tantecose strane". … "Io so che cosa devo fare innanzi tutto" dissi tra me alzandomi in piedi."Onorevole Lama, posso aiutarti nelle tue funzioni corporali?" "Grazie di cuore, Lobsang",rispose sorridendomi. "Ma già ho provveduto. Oltre quell'angolo laggiù c'è un posticino. Se civai, troverai che nel pavimento c'è un buco molto comodo. Mettiti sul buco e lascia che la Natura segua il suo corso!" Mi diressi verso il punto che mi aveva indicato, trovai il buco eme ne servii. Le superfici della stanza avevano la levigatezza del vetro, eccetto il pavimento,fatto con un materiale simile a una stuoia, così non c'era timore di scivolare. Espletate le miefunzioni, pensai di nuovo a mangiare. Entrai nella stanza che si trovava all'estremità opposta emi lavai accuratamente le mani. … Mi lavai bene le mani e chiusi il rubinetto, al che sentii ungetto d'aria calda provenire da un foro nella parete. Era a forma rettangolare e mi immaginaiche se ci infilavo le mani si sarebbero asciugate rapidamente. Così feci e credo che quella siastata la migliore lavata che mi fossi mai concesso. L'acqua dava una sensazione moltogradevole e mentre tenevo le mani in quella apertura il calore cessò. Credo che i progettistiavessero calcolato un certo lasso di tempo ritenuto giusto per asciugare le mani. Mi diressiallora verso l'armadio e lo aprii, restando sbigottito di fronte allo spiegamento di recipientiche conteneva. C'era ogni sorta di scatole, ciascuna contrassegnata da etichette talmente straneche non mi dicevano niente. Per esempio, un'etichetta mostrava una cosa rossa, dotata diartigli enormi, che sembrava un mostro feroce un po' simile, pensai, a un dermattero,altrimenti detto forbicina. C'erano poi altre figure che rappresentavano ragni ricoperti da unaarmatura rossa. Quei recipienti li lasciai perdere e invece ne scelsi qualcuno con su riprodottaquella che era evidentemente frutta di qualche specie, taluna rossa, altra verde, altra ancoragialla, ma tutta dall'aspetto allettante. Ne presi quanti più potevo portarne, finché in un angoloscorsi una specie di carrello. Vi misi tutta quella roba e lo spinsi fuori dirigendomi dal LamaMingyar Dondup. Appena vide come me la cavavo, si mise a ridere di cuore. "Ti è piaciutolavarti le mani?" disse "Ti è piaciuto il sistema per asciugarle? Pensa soltanto che sta qui daqualche milione di anni e ancora funziona. L'atomo che fornisce energia a tutte questeapparecchiature è praticamente indistruttibile. Purtroppo quando ce ne andremo tutto sifermerà, tutta l'energia verrà di nuovo immagazzinata in attesa di altri arrivi. Allora le luci siaccenderanno di nuovo. A proposito, quella della luce è una faccenda che non capiresti,
 
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 perché dietro la superficie che sembra di vetro c'è una sostanza chimica che reagisce a undeterminato impulso generando luce fredda. Ma vediamo che cosa hai portato". Gli porsi lecose che avevo scelto, una alla volta, e lui prese quattro barattoli di metallo. "Credo che per ora ci basteranno," disse "ma avremo bisogno di bere. Nella credenza che sta sopra ilrubinetto troverai dei recipienti per l'acqua. Riempine un paio, e in fondo alla credenza netroverai un altro che contiene delle palline. Portalo qui, con una di quelle palline l'acqua avràun gusto diverso". Tornato in quella specie di cucina, trovai i recipienti che mi erano statiindicati, li riempii d'acqua e li portai al Lama. Feci di nuovo marcia indietro e presi un tubettocontenente delle strane compresse arancione. Uscii ancora una volta con il mio bottino e lo portai al Lama, il quale lo prese, armeggiò intorno al tappo e fece uscire una compressa cheandò a finire dritta nel bicchiere d'acqua. Ripeté l'operazione e una seconda compressa saltònell'altro bicchiere. Egli se ne portò uno alle labbra e bevve una abbondante sorsata. Lo imitainon troppo convinto e rimasi piacevolmente colpito da un sapore gradevole. "Mangiamo un po' prima di bere ancora", disse poi il Lama. Prese uno dei barattoli e infilò un dito in unanellino. Ci fu un sibilo d'aria. Dopo di che, appena il sibilo cessò, tirò ancora più forte e tuttoil coperchio del barattolo venne via. Dentro c'era della frutta. L'annusò cautamente, poi neestrasse un pezzo e se lo mise in bocca. "Sì, sì, si è mantenuta in modo perfetto, èassolutamente fresca. Ne aprirò uno per te, scegli quello che vuoi e dammelo". Guardai quellaroba, fra cui c'era un frutto di colore scuro, così dissi che volevo quello. Tirò l'anellino e dinuovo si udì un sibilo d'aria. Tirò più forte e venne via tutta la parte superiore. Ma poi ci fu un problema. Quella roba là dentro era piccola e immersa in un liquido. "Dovremo comportarciin maniera più educata. Vai di là e in uno dei cassetti troverai dei pezzi di metallo, concavi aun'estremità e dotati di manico. Portane due, uno per te e uno per me. Tra parentesi, sono dimetallo e di colore simile all'argento". Uscii di nuovo e di lì a poco tornai con quei due stranioggetti. "Maestro, là ci sono altri pezzi di metallo che hanno delle punte e altri ancora che dauna parte somigliano al filo di un coltello". "Sì, certo, forchette e coltelli, li proveremo piùtardi. Ma questi qui sono cucchiai. Affonda l'estremità del cucchiaio nel tuo barattolo, così puoi tirar fuori frutto e succo. Insomma, puoi mangiare e bere senza sporcarti tutto". … Ben presto il mio barattolo si vuotò. Il Lama Mingyar Dondup fu ancora più veloce. "Lobsang,meglio andarci piano, è un pezzo che siamo a digiuno. Non me la sento di camminare" proseguì "perciò ti consiglio di farti una passeggiata per andare a vedere le varie ripartizioni, perché abbiamo bisogno di conoscere tutto ciò che riusciamo a sapere". Con una certatracotanza uscii dalla sala e mi resi conto che c'erano stanze dappertutto. Entrai in una di esse,le luci si accesero e un posto sembrava pieno di macchine che risplendevano come se fosserostate installate soltanto quello stesso giorno. Vagai qua e là quasi timoroso di toccarequalcosa, ma poi del tutto casualmente mi imbattei in una macchina che stava già facendovedere un'immagine. Erano indicati dei pulsanti da premere e l'immagine si mise inmovimento. Si vedeva una specie di sedia e un uomo dall'aria strana che stava aiutando unaltro uomo dall'aria ancora più strana a sedersi su quella sedia. Poi il primo afferrò due manicie vidi che girava il manico a destra e la sedia si sollevò di molti centimetri. Poi l'immaginemutò. Si vide la sedia mentre veniva spinta in avanti verso diverse macchine e vi sisoffermava. Il messaggio era diretto a me. Mi voltai in fretta e furia e inciampai nella sedia arotelle, finendo faccia a terra. Sentii il naso come se me lo avessero staccato e tutto bagnato.Mi si era ammaccato e sanguinava. Spinsi la sedia davanti a me e tornai di corsa dal Lama. …"Adesso mi occorre qualcosa per pulirmi il sangue dalla faccia". Mi avvicinai a una scatola escartai uno dei rotoli azzurri. Conteneva proprio quella strana roba bianca simile a unamanciata di cotone impacchettata. Dopo essermelo applicato alle narici per diversi minuti,l'emorragia si arrestò e gettai i tamponi insanguinati in un recipiente che per caso era vuoto.Qualcosa mi spinse a guardarci dentro. Rimasi di stucco constatando che era sparito tutto, noninghiottito dall'oscurità o roba del genere, bensì era proprio svanito nel nulla. Andai perciòdove avevo ammucchiato gli stracci sporchi di pus e, servendomi di un pezzo di metallo piatto
 
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con un manico di legno, raccolsi quanto più potevo in una sola andata e lo gettai nel portarifiuti. Sparì tutto. Allora andai nel cantuccio lontano di cui avevamo necessariamenteapprofittato per rispondere ai richiami della natura, raschiai tutto ciò che c'era rimasto e logettai nel recipiente. Immediatamente ogni cosa scomparve e il recipiente apparverisplendente come se non fosse mai stato usato. "Lobsang, credo che quel recipiente dovrebbeadattarsi a quel buco di cui si siamo serviti. Vedi un po' se c'entra". Ve lo feci rotolare e,certo, vi andava a pennello. Così ve lo lasciai, affinché fosse pronto immediatamente per l'uso. "Maestro, Maestro" dissi tutto eccitato "se ti metti seduto su questa sedia posso portartiin giro a farti vedere cose assolutamente prodigiose". Il Lama si alzò in piedi concircospezione e io feci scivolare la sedia sotto di lui. Poi girai l'impugnatura come avevo vistofare nell'immagine in movimento e la sedia si sollevò in aria una trentina di centimetri, proprio l'altezza giusta per me, per tenerla per i manici e guidarla. Quindi, con il Lama sedutosu quella che io chiamavo sedia a rotelle, ma che evidentemente dipendeva dalla levitazione enon dalle ruote, tornammo nella stanza dove erano installate le macchine. "Credo che questafosse la loro stanza di ricreazione, Lobsang." disse il Lama "Tutte queste cose servono per giocare. Diamo un'occhiata a quella scatola che si trova vicino all'ingresso di questa stanza lì".Girai la sedia, la spinsi verso l'ingresso e la tirai su, accostandola alla macchina che mi avevafornito le istruzioni su come usarla. Premetti di nuovo un pulsante e un'immagine si
 
mise inmovimento. Era incredibile. Si vedeva il Lama Mingyar Dondup nell'atto di mettersi sedutosulla sedia e io che lo portavo a spasso. E poi, mentre ci spostavamo nella stanza e il Lamastava dicendo qualcosa, finché ci voltavamo e tornavamo vicino a quella macchina.Vedevamo tutto ciò che era appena accaduto. Poi l'immagine mutò e mostrò svariatemacchine, di cui spiegò natura e scopo. Quasi al centro della stanza ce n'era una. Se si premeva un pulsante, diversi piccoli oggetti colorati scivolavano in un vassoio. Ciavvicinammo alla macchina, il Lama premette il bottone indicato e alcune cose rotondescesero rotolando, con rumore metallico, su un piano inclinato, andando a finire in unavaschetta. Le esaminammo, provai a romperle, poi di fianco alla macchina scorsi una speciedi piattino sovrastato da una lama ricurva. Misi un po' di quei cosi tondi nel contenitore eabbassai una maniglia - tremando tutto di paura - per vedere cosa sarebbe successo. Prestovennero tagliati a metà e sembrava che dentro ci fosse un che di appiccicoso. Pensandosempre più o meno al mangiare, toccai l'interno di uno e lo misi sulla lingua. Che gioia! Era ilsapore più meraviglioso che avessi mai gustato in vita mia. "Maestro," dissi "questo èqualcosa che devi assolutamente provare". Girai la sedia e lo portai vicino al pulsante. Lo premette di nuovo e uscì un'altra quantità di quei cosi. Ne presi uno e lo misi in bocca e fucome se mi ci fossi messo un sasso. Tuttavia, di lì a un attimo, l'involucro esterno del coso siammorbidì e, seguitando a premere con la mascella, spezzai la superficie e sentii la più dolcedelle dolcezze. A quanto pareva, c'erano diversi gusti. Ciascun colore corrispondeva a undeterminato sapore. A dire il vero non avevo la più pallida idea di che si trattasse, ma il Lamasi accorse della mia perplessità. "Tu sai, Lobsang, che io ho viaggiato molto. In una cittàdell'Occidente vidi una macchina come questa, contenente delle palline di zucchero canditoidentiche a queste. Ma in quella città dell'Occidente bisognava metterci dei soldi. Si infila unamoneta in una fessura, di modo che di quelle palline ne rotolano fuori molte. C'erano altremacchine simili, che fornivano diverse cose. Ce n'era una che mi attirava in modo particolare perché conteneva una sostanza che chiamavano cioccolato. Ma non so come si scrive. Ah!"esclamò "Eccola, eccola lì quella parola scritta insieme ad altre sei. Secondo me sono scrittein lingue diverse. Ma vediamo se questa qui è quella giusta". Premette con decisione il pulsante, la macchina tossicchiò un po' e sul davanti si aprì uno sportello. Vedemmo chec'erano svariati tipi di cioccolata e di caramelle e ne mangiammo tanti che ci sentimmoveramente male. Credetti sul serio di essere sul punto di morire! Andai in quel posto dovevenivano eliminati i rifiuti e rigettai tutto quello che avevo mangiato. Il Lama Mingyar Dondup, che avevo lasciato solo sulla sedia, mi chiamò perché andassi a prenderlo di gran
 
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carriera, ma sul resto di quell'esperienza è meglio stendere un velo. Ripresici abbastanza, ne parlammo e giungemmo alla conclusione che era stata la nostra ingordigia a farci mangiare inquantità eccessiva un cibo a cui non eravamo abituati. Andammo in un'altra stanza, chedoveva essere stata adibita a lavori di riparazione. C'era ogni sorta di macchine molto strane,ma fra le tante riconobbi un tornio. Il Dalai Lama ne aveva uno nel suo magazzino. Gli erastato mandato da una nazione amica, che desiderava esserlo ancora di più. Certo, nessunosapeva usarlo, ma in tantissime occasioni mi ero intrufolato nella stanza e alla fine ero riuscitoa capire di che si trattasse. Era un tornio a pedale. Stando seduti su una panca di legno, siusavano entrambi i piedi per spingere su e giù i pedali. Con ciò si faceva girare una ruota e se, per esempio, fra quelle parti su cui era scritto 'testa' e 'contropunta' si collocava un pezzo dilegno, lo si poteva intagliare e fabbricare dei bastoni perfettamente dritti. Non riuscii adafferrarne l'utilità, ma presi i nostri bastoni e li rifinii. Ci sentimmo molto meglio con quelloche potevo definire soltanto un randello fatto a regola d'arte. Girovagando, scorgemmoqualcosa che sembrava un crogiolo. Aveva tutt'intorno cannelli ossidrici e apparati termici diogni sorta, e ben presto ci mettemmo a fare esperimenti. Scoprimmo che potevamo saldareinsieme dei metalli, sciogliendo un pezzo sopra l'altro e passammo molto tempo a fare diverse prove per migliorare le nostre capacità. "Diamo un'occhiata in qualche altro posto, Lobsang",disse alla fine il Lama. "Ce ne sono qui di cose meravigliose, no?" Girai di nuovo la manopolae la sedia si alzò di una sessantina di centimetri. La spinsi fuori dell'utensileria e la feci entrarein una stanza che si trovava molto lontano dalla parte opposta. Qui il mistero era autentico.C'erano dei tavoli, tavoli metallici, su cui stavano enormi ciotole. Non ci capivamo niente, ma poi, in un locale attiguo, scoprimmo un vano praticato nel pavimento. Impresse sulla parete, proprio al di sopra di esso, c'erano evidentemente le istruzioni per l'uso dell'impianto. Per fortuna c'erano anche delle illustrazioni sul modo di impiegarlo, così ci mettemmo a sederesul bordo della piscina vuota e tolsi le bende che avvolgevano le gambe del Lama. Poi,standogli a fianco, lo aiutai ad alzarsi in piedi. Appena egli si portò al centro della vasca,questa cominciò a riempirsi di una soluzione fumante. "Lobsang, Lobsang, questo farà guarirele mie gambe. So leggere alcune parole scritte sulla parete e, se non so leggerle in una lingua,sono in grado di farlo in un'altra. Questo è un prodotto che rigenera carne e pelle". "Maestro,"chiesi "Come può tutto questo guarire proprio le tue gambe e com'è che conosci tantelingue?". " E' molto semplice," rispose "studio questo tipo di cose da quando sono nato. Hoviaggiato in lungo e largo per tutto il mondo e ho appreso vari idiomi. Ti sarai accorto che hosempre dei libri con me e che tutto il tempo che ho d'avanzo lo passo a leggere questi libri per apprenderne il contenuto. Ora questa lingua" proseguì indicando la scritta sulla parete "èquella che si chiama
sumerica
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Era la lingua principale di una delle Atlantidi
"."Atlantidi?" pensai "Ma il posto non era Atlantide?" Glielo dissi e il Lama rise allegramente."No, no, Lobsang, non esiste un posto come Atlantide. E' un termine generico per designare letante regioni che sprofondarono sotto l'oceano e di cui si perdette ogni traccia". "Credevo"risposi "che Atlantide fosse un luogo dove possedevano una civiltà molto progredita, a un punto tale da farci apparire come rozzi e primitivi. Ma ora tu mi dici che non esisteva nessunaAtlantide in particolare". "Sull'argomento c'è tanta confusione" mi interruppe "e gli scienziatidel mondo non vogliono credere alla verità. La verità è questa. Un tempo questo mondo avevasoltanto un'unica massa terrestre. Il resto era acqua e, alla fine, in seguito alle vibrazioni dellaterra, come per esempio i terremoti, la massa terrestre unica si frantumò in tante isole, le piùgrandi delle quali furono chiamate continenti. Gradatamente si separarono andando alladeriva, di modo che la popolazione della maggior parte di queste isole aveva dimenticatol'Idioma Antico e, come lingua ufficiale, usava il proprio dialetto locale. Anni fa l'espressioneverbale, cioè la parola parlata, non esisteva, tutti comunicavano tramite telepatia. Ma inseguito gente malvagia si approfittò della possibilità di conoscere ciò che gli unitrasmettevano agli altri, ragion per cui nacque la consuetudine che nelle collettività i capiconcepissero dei modi di esprimersi di cui si servivano quando non volevano ricorrere alla
 
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telepatia, che chiunque poteva intercettare. Con il trascorrere del tempo, ci si servì sempre piùdel linguaggio e l'arte della telepatia andò perduta, tranne che per poche persone, come alcunidi noi nel Tibet. ... Lobsang, a quanto pare questa cosa opera miracoli per le mie gambe.Guardale e vedrai che stanno effettivamente guarendo". Le guardai, e ciò che vedevo avevadavvero del soprannaturale. La carne era stata tagliata proprio fino all'osso, tanto che avevocreduto che l'unica cosa da fare sarebbe stata amputargliele una volta tornati al Chakpori; maadesso, in quella prodigiosa vasca rotonda, il tessuto muscolare gli si stava risanando. Mentreero lì in osservazione, potevo veder crescere quello nuovo e rimarginarsi i tagli. "Sto pensando di uscire per un po' di qui" disse tutt'a un tratto il Lama. "Mi fa venire il prurito allegambe, al punto che se ci rimango dovrò mettermi a ballare e tu ti faresti una risata. Perciòuscirò, ma non voglio nessun aiuto". Uscì dalla vasca con passo sicuro e nel far così tutto illiquido scomparve. Non c'era nessun foro, né tubo di scarico o cose del genere.Semplicemente sembrò che le pareti e il fondo lo assorbissero. "Vedi, Lobsang, ecco quialcuni libri che contengono illustrazioni oltremodo affascinanti. Mostrano come si eseguonocerte operazioni, mostrano come far funzionare quelle macchine là fuori. Dobbiamo darci dafare per cercare di capirlo. Se c'è la possibilità di ripristinare questa scienza antichissima,forse saremo in grado di giovare all'umanità". Sfogliai qualche libro. A me sembravano piuttosto raccapriccianti, con tutte quelle figure di gente a pancia aperta, di persone con leferite più spaventose che si possano immaginare, ferite così brutte da essere inconcepibili.Decisi tuttavia che avrei tenuto duro e che avrei imparato tutto quello che potevo sul corpoumano. … Bene, esiste qualcosa come la morte apparente. In realtà queste persone, iGiardinieri della Terra, erano esposti alle malattie esattamente come noi, se non che non potevano curarsi e guarire servendosi delle sostanze rinvenibili allo stato grezzo su questaterra. Sicché quando qualcuno si ammalava sul serio e in un modo che non rientravanell'esperienza che i Giardinieri avevano acquisito qui nel nostro mondo, il paziente venivachiuso in una cassa di plastica dopo essere stato sottoposto al trattamento dì morte apparente.Ridotto in questo stato, il paziente era vivo, ma a un livello minimo. Non era possibile percepire i1 battito cardiaco né la respirazione, di sicuro. I1 soggetto poteva essere mantenutoin vita in quello stato per un periodo di cinque anni. Ogni anno una nave veniva a prenderequelle casse. I malati
 
venivano curati presso speciali ospedali, nella Patria degli dei. Una voltarimessi in sesto, tornavano in buone condizioni, come nuovi". "Maestro, che ne dici di queglialtri corpi, appartenenti a uomini e donne, ciascuno dei quali giace in una bara di pietra? Sonocerto che sono morti, ma sembrano vivi e in buona salute. Allora, che stanno a fare qui, perché sono qui?" "I Giardinieri della Terra sono persone che si danno molto da fare. I lorosoprintendenti lo sono molto di più. Se volevano conoscere le effettive condizioni esistenti trai terrestri, bastava che controllassero uno di questi corpi. La loro forma astrale penetrava inuno di questi corpi, che sono dei veri e propri contenitori, sai, e rendeva attivo il corpo stesso.E allora poteva essere un trentenne, o qualunque fosse l'età adatta, senza tutta la seccatura e laconfusione di nascere e di vivere un'infanzia, e forse di intraprendere un'attività e prendere perfino moglie. Questo poteva provocare tantissime complicazioni. Ma questi corpi vengonomantenuti in buone condizioni e sempre pronti a ricevere 'un'anima' che di solito li mette inmoto per un po' di tempo. Reagiscono a determinati stimoli e sono in grado di muoversi sottoun controllo perfetto, a piacimento del nuovo e temporaneo occupante del corpo-involucro.Ce ne sono molti di questi che noi definiamo soggetti che si reincarnano. Si trovano qui per tenere a freno gli esseri umani, nonché per cercare di prevenire e di mutare il corso delletendenze violente di questa gente. … Tra qualche anno il Tibet sarà conquistato dai cinesi, iquali spoglieranno il Potala di tutte le cose che lo hanno reso famoso, si porteranno via leFigure Auree soltanto per fonderle e prendere l'oro che contengono. I libri sacri e i testi dicultura saranno portati a Pechino ed esaminati, perché i cinesi sanno che da noi hanno moltoda imparare, perciò abbiamo predisposto dei nascondigli per gli oggetti più preziosi. Tu nonavresti trovato questa caverna se non per puro caso. Quindi distruggeremo il fianco della
 
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montagna in modo che la circostanza non abbia la minima probabilità di ripetersi. Inoltre,vedi, abbiamo tunnel di collegamento per oltre duecento miglia, che i cinesi non potrebbero percorrere sulle loro macchine a quattro ruote, e certamente neanche a piedi, mentre per noi sitratta di un tragitto di un paio di giorni. Tra qualche anno il Tibet sarà invaso ma nonconquistato. I nostri uomini più sapienti saliranno sugli altipiani del Tibet e vivrannosottoterra, più o meno come la gente che è già fuggita vive nella parte cava di questomondo…. Faremo quindi molto assegnamento su questi libri. Riportarli al Potalasignificherebbe semplicemente farli cadere nelle mani dei cinesi, il che sarebbe veramente un ben triste destino. Bene, credo sia ora di effettuare una ricerca sistematica in questa caverna inmodo particolare, per tracciarne una mappa". "Non ce n'è bisogno, signore." risposi "Ecconeuna con i minimi dettagli".9-44 Il Lama Mingyar Dondup appariva estremamente soddisfatto e lo fu ancora di più quando glimostrai le carte relative a molte altre caverne. Avevo rovistato qua e là in uno scaffale,meravigliandomi di non vedere neanche un granello di polvere e la carta ... beh, la chiamavocarta, ma in effetti si trattava di un materiale simile alla carta, soltanto che era molto piùsottile. La nostra carta era tutta roba fatta a mano, ricavata dal papiro. Tirai su quella pila dicarte e mi resi conto che si trattava sempre di mappe e di grafici. Per prima cosa c'era unamappa su scala minima che raffigurava un'area di circa duecentocinquanta miglia. Il tunnelera messo in evidenza con certe interruzioni lungo il percorso per indicare dove non era piùtransitabile, ragion per cui si sarebbe dovuto uscire dal nostro tunnel e cercare l'ingresso diquello successivo. Quanto alla mappa, nulla da eccepire, ma quanti terremoti l'avevano resainattedidibile? Quello era il problema. La mappa seguente era invece un grafico della cavernain cui in quel momento eravamo comodamente sistemati. Vi si vedevano tutte le stanze erimasi meravigliato nel constatare quante erano. Inoltre armadi e locali erano tutticontrassegnati, ma naturalmente non sapevo leggere cosa c'era scritto. La stendemmo sul pavimento e ci sdraiammo sul ventre per esaminarla. … Era un libro voluminoso, tozzo e pesante, che sembrava fosse stato appena stampato. "E un dizionario, Lobsang, delle quattrolingue usate. Adesso siamo sulla buona strada". Posò anche quello sul pavimento. Dovevamoservirci del pavimento per allargare tutti i grafici, dato che il tavolo era troppo piccolo. IlLama seguitò a far frusciare le pagine del dizionario, mentre scriveva appunti proprio sulgrafico che rappresentava la caverna dove ci trovavamo. "Tanti secoli fa" disse poi "c'era unaciviltà avanzatissima, molto più progredita di quella a cui il mondo è in seguito pervenuto. Ma purtroppo c'erano molti terremoti e maremoti, sicché alcune terre furono sommerse dalle ondee, secondo questo dizionario, Atlantide non è l'unico continente che è sprofondato. Ce n'erauno sul mare che chiamavano Atlantico e un altro più a sud nelle stesse acque. In questaregione c'erano molte vette elevate, vette che tuttora si protendono al di sopra del mare evengono definite isole. Sulla mappa posso farti vedere proprio dove si trova". Frugò in mezzoalle carte e tirò fuori un grandissimo foglio a colori, su cui indicò i mari e le zone dove erastata Atlantide. "Atlantide," proseguì "la terra perduta. Questo in realtà significa la parola. Non è un nome come Tibet o India, è un termine generico per designare la terra perduta, laterra che sprofondò senza lasciare traccia". …"Ecco, Lobsang, ho trovato." disse finalmentealzandosi in piedi. "In quella stanza ci sono macchine prodigiose che ci fanno vedere il passato esattamente fino al presente e altre che ci fanno vedere un probabile futuro. …Esploriamo prima qualche altra stanza, perché dobbiamo passare un bel po' di tempo nellasala delle macchine che possono farci vedere ciò che accadde sin da quando su questo mondoapparvero i primi esseri umani. Gli abitanti di questo mondo hanno molte strane opinioni, manoi conosciamo la verità perché siamo stati capaci di intercettare il Documento dell'Akasha equello akashico delle Probabilità. In altri termini, possiamo predire con precisione ciò cheaccadrà al Tibet, alla Cina e all'India. Al contrario, per quanto riguarda le singole persone, ilDocumento delle Probabilità rimane molto nel vago e non va preso troppo sul serio". … "…Tutto appare nuovo, come appena fatto, e io non riesco proprio a capacitarmene". Il Lama mi
 
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sorrise: "Ma un milione di anni fa", disse, "la scienza era molto superiore a quella di oggi. Gliuomini avevano un sistema in base al quale si poteva fermare lo stesso trascorrere del tempo.Il tempo è un concetto puramente arbitrario e viene usato soltanto su questo mondo. … Iltempo è un artificio a cui si
 
ricorre per poter assumere impegni in un'attività commerciale o inquestioni di tutti i giorni. Queste caverne sono isolate dal mondo, hanno intorno quello che posso soltanto definire uno schermo. Questo schermo le colloca in una dimensione diversa, laquarta dimensione, nella quale le cose non vanno in rovina. Prima di riprendere le nostre perlustrazioni, mangeremo qualcosa e il pranzo sarà a base di carne di un dinosauro ucciso daicacciatori due o tre milioni di anni fa. Ti accorgerai che ha un sapore squisito". …Ciò detto, sialzò in piedi, entrò nella dispensa e ne uscì con un grosso recipiente, attorno al quale c'era unospaventoso disegno. Rappresentava quello che ritenni fosse un dinosauro, su cui eratratteggiata in rosso una marcatura che mostrava quale parte dell'animale fosse contenuta nel barattolo. Il Lama armeggiò un po' e il barattolo si aprì. Potetti constatare che all'interno lacarne era assolutamente fresca, al punto da far credere che l'animale fosse stato ucciso quelgiorno stesso. La cuoceremo, perché la carne cotta è molto migliore di quella cruda, così farai bene a guardare quello che faccio". Trafficò con alcuni piatti di metallo, poi in uno di essirovesciò il contenuto del barattolo e fece scivolare il tutto in quello che sembrava unarmadietto di metallo. Chiuse lo sportello, girò alcune manopole e si accesero delle piccoleluci. "Fra dieci minuti", disse, "sarà cotto a puntino, in quanto non è cotto sulla fiamma, bensìviene scaldato dall'interno verso l'esterno. E' un sistema a raggi che non ho la pretesa dicapire. Ma adesso dobbiamo cercare qualche verdura che stia bene con la carne". … Affondòle mani in uno stipo e tirò fuori un barattolo di forma allungata. Lo mise sul piano di lavoro ene esaminò attentamente l'etichetta. "Sì, questa è verdura. Dobbiamo metterla a cuocere nelforno per cinque minuti". In quell'istante si spense la luce. "Questo è il segnale." disse il Lama"Adesso dobbiamo metterci dentro questa verdura". Così dicendo, si avvicinò al forno, aprì losportello, infilandovi tutto il barattolo, e lo richiuse subito. Poi manovrò alcune manopole e siaccese una luce diversa. "Lobsang, quando tutte queste luci si spegneranno il nostro pasto sarà pronto. Perciò adesso dobbiamo prendere i piatti e quegli altri terribili arnesi che hai visto,cioè coltelli affilati, oggetti metallici che da una parte finiscono con un incavo, quelle altrecose che hanno quattro o cinque punte e si chiamano forchette. Credo che questo pasto ti piacerà". Proprio nel momento che finiva di parlare, le piccole luci tremolarono, siabbassarono e si spensero. "Ecco qua, Lobsang. Ora possiamo sederci sul pavimento e farciun buon pranzo". Si mosse verso quello stipo caldo che chiamava forno e ne fece scorrerecautamente lo sportello. La fragranza era deliziosa e stetti a guardare con l'acquolina in boccamentre toglieva i piatti di metallo dai ripiani. Scodellò una bella porzione di ogni cosa per me, ma non molto per sé. "Mangia, Lobsang, mangia. Devi tenerti in forza, lo sai". C'erano piatti, ortaggi di vario colore, nessuno dei quali avevo mai visto prima di allora, e poi il piatto più grande che conteneva un grosso pezzo di carne di dinosauro. Con circospezione presi lacarne con le dita, finché il Lama mi disse di usare la forchetta e mi mostrò come dovevo fare.Tagliai allora un pezzo di carne, lo guardai, lo annusai e me lo misi in bocca. In un baleno mi precipitai in cucina verso l'acquaio e me ne liberai. Il Lama rideva fragorosamente. "Hai delleidee completamente sbagliate, Lobsang. Credi che io ti stia giocando un tiro, ma non è vero.In alcune parti della Siberia la popolazione locale ogni tanto scova un dinosauro
(dovrebbetrattarsi di mammut)
che è rimasto intrappolato nello strato di ghiaccio permanente e si ècongelato a un punto tale di compattezza che può darsi ci vogliano tre o quattro giorni per scongelarlo. Mangiano carne di dinosauro con la massima soddisfazione". … Raschiai per  bene gli ultimi avanzi di carne dal piatto e poi, guardando incerto le verdure, decisi diassaggiarne un po'. Con mio grande stupore, avevano effettivamente un ottimo sapore.Intendiamoci, mai prima di allora avevo assaggiato verdure; tutto quello che in precedenzaavevo avuto da mangiare era stata la tsampa annaffiata con acqua. Così mi serviiabbondantemente di tutto, finché intervenne il Lama. … "Devi tenere a mente che questo
 
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mondo conta milioni di anni e ci hanno vissuto tanti e tanti tipi di umanità. Per esempio, un paio di milioni di anni fa sulla terra c'era una specie vivente nota come
 Homo Habilis.
Feceroil loro ingresso nella nostra era, inventando i primi utensili di questo particolare ciclo. Vedi,noi apparteniamo alla specie dell
'Homo Sapiens
e discendiamo da quell'altra specie di
 Homo
di cui ti ho appena parlato. … Immagina che siamo come le piante. Ma gli esseri umani diogni tipo vengono messi alla prova e, se non ce la fanno a soddisfare i giardinieri, allora illoro destino sarà quello di subire catastrofi e disastri. Sopravverranno violente esplosioni eterremoti, ogni traccia di vita umana sarà seppellita, profondamente seppellita sotto terra,quindi comparirà una nuova razza di uomini. E così il ciclo continuerà. Come il coltivatorerivolta le piante con l'aratro, così i giardinieri del mondo provocarono disastri tali daannientare ogni traccia dei centri abitati. … Per esempio, sono esistite donne dalla pelle purpurea e con otto mammelle per lato, esattamente come le hanno le cagne gravide.Ammetto che avere dodici mammelle sarebbe piuttosto utile, ma la razza si estinse perché lafaccenda era poco pratica. Se la donna aveva dato alla luce molti figli, i suoi seni diventavanotalmente penduli che non era in grado di camminare senza inciamparci. Così la razzascomparve. Ci fu poi un'altra razza i cui uomini erano alti 120-130 centimetri, non di più, ederano cavallerizzi nati, non come te che non sai sederti sul più mansueto dei pony cheabbiamo. Quelli, invece, avevano gambe molto arcuate e non avevano bisogno di staffe o disella, o roba del genere. La loro conformazione fisica naturale sembrava fatta apposta per cavalcare. Purtroppo a quell'epoca il cavallo non era stato 'inventato' ". … "Queste rocce chechiamiamo montagne" disse "hanno delle proprietà particolari. Sono in grado di assorbire laluce solare, di assorbirla continuamente, e poi, se si sa come fare, è possibile liberare la stessaluce solare a qualsiasi grado di intensità occorra. Mentre il sole risplende più o meno per tuttoil tempo in cima alle montagne, noi seguitiamo ad accumulare luce solare per le ore in cui ilsole ha compiuto il suo percorso e non è più in vista. … Dunque, dicevo, dobbiamo servircidella luce solare immagazzinata. Essa cade su una piastra di speciale fattura, poi una corrented'aria fredda soffia sull'altro lato della piastra, quindi la luce si manifesta sotto forma di caloreda una parte e di freddo dall'altra. Ne consegue che si formano delle goccioline d'acqua, natedalla luce proveniente dal sole e dal freddo proveniente dalla terra. Quella sarà acquaassolutamente pura, che si chiama acqua distillata. Possiamo così raccoglierla in recipienti eavere acqua fresca da bere in abbondanza". … Con il trascorrere degli anni quest'acqua potrebbe contarne uno, due, tre milioni, ma dato che noi siamo arrivati qui, abbiamo spezzatoil sigillo e abbiamo fatto funzionare tutto, in tal caso potrebbe essere stata questione di appenauna o due ore prima. Vedi, esiste una cosa che è la morte apparente. Abbiamo sentito parlaremolto del fatto che in altri paesi ci sono persone che sono entrate in trance catalettica per mesi. Attualmente c'è una donna che ha già oltrepassato il limite di un anno e mezzo; il suostato di salute non appare affatto peggiorato, non sembra invecchiata, in altri termini è viva. Non è possibile sentirne il battito cardiaco, non è possibile coglierne l'alito su uno specchio.Allora che cos'è che la fa dormire e perché non le fa male? Ci sono tante cose da riscoprire,tutte cose che all'epoca in cui vennero i Giardinieri rientravano nella normalità. Tanto per fartiun esempio, permettimi di mostrarti una stanza - guarda qui sul prospetto - in cui siconservano i corpi a uno stadio di vita in sospensione. Una volta all'anno, in quella stanzaentravano due lama, estraevano i corpi dalle bare di pietra uno per uno e li esaminavanoattentamente nell'eventualità che avessero contratto qualche malattia. Se tutto era a posto, lifacevano camminare su e giù per far muovere di nuovo i loro muscoli. Poi, dopo averli nutritiun po', bisognava affrontare l'arduo compito di collocare il corpo astrale di un Giardiniere nelcorpo tirato fuori da una bara di pietra. E un'esperienza singolarissima. Nella dimensioneastrale, tu sei libero dì assumere qualsiasi taglia ti conviene di più. Può darsi che per qualchemotivo tu voglia essere molto piccolo, oppure bello grande e grosso per qualche altra ragione.Bene, tu scegli il corpo che fa al caso tuo e poi ti ci sdrai accanto. I lama iniettano unasostanza nel corpo apparentemente morto, poi ti sollevano con delicatezza e ti ci adagiano
 
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sopra a faccia in giù. Gradatamente, in un periodo di circa cinque minuti tu scompari, perdendo sempre più consistenza, poi tutt'a un tratto la figura che si trova nella bara di pietracon un sobbalzo si mette seduta dritta esclamando 'Dove sono? Come ho fatto ad arrivarequi?'. Tieni presente che per un po' conservano il ricordo dell'ultima persona che ha usato ilcorpo, ma nel giro di dodici ore il corpo che hai scelto appare del tutto normale ed èeffettivamente capace di fare tutto ciò che potresti fare se tu fossi sulla terra nel tuo propriocorpo. Facciamo così perché a volte non possiamo permetterci il lusso di rischiare didanneggiare il corpo vero. Ciò che accade a queste parvenze di corpi non ha importanza. Essidebbono soltanto trovare qualcuno che sia nelle condizioni adatte per loro, poi potremmomettere il corpo in una bara di pietra e lasciare che la forza vitale vada alla deriva verso unaltro piano di esistenza. Sappi che nessuno ci è entrato mai per forza, ma sempre nel caso chene sia pienamente consapevole e consenziente. Tra non molto tu vivrai in uno di questi corpi per la durata di un anno meno un giorno. Il giorno di meno ci vuole perché di solito i corpistanno trecentosessantacinque giorni senza che capitino loro certi oscuri inconvenienti.Ragion per cui è meglio regolare la durata a un anno meno un giorno. Poi il corpo che tuancora occupi entra nella bara di pietra, rabbrividendo per quanto è fredda, e gradualmente latua forma astrale affiora dal corpo supplente ed entra in quello tuo, assumendone tutte lefunzioni, tutti i pensieri e tutta la conoscenza. Alla quale, inoltre, si sovrappone ora tutta laconoscenza che tu hai acquisto durante gli ultimi trecentosessantaquattro giorni. Atlantidedeteneva un posto di primo piano in questo settore. Disponevano di una quantità di questicorpi, che venivano adottati di continuo da qualche individuo di prim'ordine, desideroso diconseguire una determinata esperienza. Poi, una volta raggiunto lo scopo, tornavano ariprendersi il proprio corpo, lasciando il succedaneo a disposizione di qualcun altro. … Non possiamo rischiare che l'autentico personaggio importante subisca danni, non possiamo permettere che il suo corpo si guasti, perciò gliene forniamo un surrogato. Se a quest'ultimocapita di perdere un braccio o una gamba, è proprio un vero peccato, ma ciò non nuoceall'entità superiore che ospita. Lascia che te lo spieghi in questo modo. Nella testa abbiamo uncervello. Ora questo cervello è cieco, sordo e muto. Riesce soltanto a comportarsi in manieraanimalesca e non possiede alcuna autentica cognizione delle sue sensazioni. Per fare unesempio, diciamo che l'entità superiore tal dei tali desidera sapere cosa si prova a essere bruciati. Bene, stando nel proprio corpo l'entità superiore non potrebbe sopportare le violentee rudi vibrazioni necessarie affinché si abbia la sensazione di bruciare, sensazione che invece può avere questo corpo di entità inferiore. Allora l'entità superiore entra nel corpo supplente,dopo di che, salve le necessarie condizioni, può darsi che essa riesca a conoscere che cosa si prova grazie all'esperienza fatta dal suo sostituto. Il corpo può vedere, il cervello no. Il corpo può ascoltare, il cervello no. Il corpo può provare amore, odio e ogni altra sorta di emozioni,ma l'entità superiore no, quindi la conoscenza deve ottenerla per procura. Non puoi far entrarel'entità nel corpo se lo scopo è disonesto. Per aver bisogno di subentrare in un corpo l'entitàsuperiore deve avere un ottimo autentico motivo. Non lo si può fare né per interessi sessualiné per interessi economici, dato che essi non aiutano nessuno a progredire nel mondo. Disolito accade che i Giardinieri del Mondo abbiano un compito da svolgere, un compitodifficile in quanto, essendo intelletti superiori, essi non hanno sensazioni, non possono vedere.Allora prendono accordi affinché un certo numero di essi (di intelletti superiori) subentrino inun corpo, scendano sulla terra e fingano di essere terrestri. Dico sempre che l'inconveniente più grosso è l'odore spaventoso che questi corpi emanano. Il loro odore è simile a quello dellacarne calda e putrefatta e, prima di poter superare la nausea provocata da un trasferimento delgenere, può darsi che ci voglia mezza giornata. Quindi non c'è davvero modo che un'entitàsuperiore, che abbia eventualmente fatto qualche errore, possa ingannare il corpo supplente.Esso può osservare ciò che fanno gli altri, si capisce, ma non si può fare niente che danneggil'entità superiore. …Questi corpi supplenti hanno una specie di Corda d'Argento che conducea una fonte di energia. Questa, a sua volta, tiene aperta la strada per il corpo che deve essere
 
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occupato, come si sa nella maggior parte delle religioni che esistono al mondo. La Cordad'Argento è collegata sul piano metafisico a una fonte centrale e coloro che accudiscono aquesti corpi possono valutarne lo stato di salute tramite appunto la Corda d'Argento e, diconseguenza, possono aumentare l'alimentazione o sospenderla a seconda dei casi". Scossi latesta, sconcertato. "Allora perché a certi la Corda d'Argento spunta sul capo, mentre ad altriesce dall'ombelico? Vuol dire che gli uni sono migliori degli altri? Vuol dire che se la cordaesce dall'ombelico si tratta di gente non tanto evoluta?" "Niente affatto. Non ha nessunissimaimportanza da dove emerge la Corda d'Argento. Se tu appartenessi a un certo tipo, potrebbedarsi che la tua Corda d'Argento emerga, diciamo, dal tuo alluce per tutto il tempo che ilcontatto è stabilito, e questo è tutto ciò che importa. E finché il contatto è stabilito e tenutosotto controllo, il corpo continua vivere in una condizione che definiamo statica. Ciò significache tutto è immobile. Gli organi corporei funzionano al minimo e nell'arco di un anno uncorpo consumerà meno di una ciotola di tsampa. Vedi, dobbiamo fare così, altrimentidovremo girovagare per sempre lungo i tunnel di questa montagna, stando attenti che uncorpo sia ben curato. Se poi facessimo venire qui gente incaricata di nutrire i corpi, allora ciònuocerebbe effettivamente al corpo, poiché una persona potrebbe vivere in condizione statica per svariati milioni di anni, purché sia curata con il dovuto riguardo. E questo dovuto riguardo può passare, come in effetti passa, attraverso la Corda d'Argento". "Allora una grande Entità può scendere a dare un'occhiata, per vedere che specie di corpo occuperà l'essere superiore?""No" disse il Lama "Se l'Entità che occuperà un corpo lo vedesse quando è vuoto, non sisognerebbe di entrare in una cosa dall'aspetto tanto disgustoso. Su, vieni con me, andiamonella Sala delle Bare". … Ed ecco la porta, una grande porta, che sembrava fatta d'oro battuto.Al nostro approssimarsi una luce esterna prese a tremolare e poi si stabilizzò. E la porta sispalancò. Entrammo e per un attimo mi fermai prendendo nota di quello spettacolo piuttostoraccapricciante. Era un locale stupendamente arredato, pieno di pilastri e di sbarre. "Servono per appenderci i corpi che si sono destati da poco" disse il Lama "Il più delle volte quando sisvegliano sono un po' storditi. E' piuttosto seccante che un corpo appena ridestatosi finiscafaccia a terra e si sfiguri al punto che per un po' non è possibile impiegarlo. Scombussola tuttii piani che si sono fatti e può darsi che in seguito si debba prendere un corpo diverso eun'entità diversa, il che comporta molto lavoro supplementare. Nessuno di noi ne sarebbecontento. Ma vieni un momento qui e guarda questo corpo". Mi diressi con riluttanza verso il punto in cui il Lama mi faceva cenno di avvicinarmi. … Guardai nell'interno della bara di pietra. C'era un uomo nudo. Sul corpo aveva molti aghi, almeno così sembravano, da cui partivano dei fili sottili. Mentre lo osservavo, il corpo ogni tanto sussultava e sobbalzava, ilche era uno spettacolo veramente spaventoso. In quel momento aprì gli occhi privi della vistae tornò a chiuderli. "Dobbiamo andarcene immediatamente." disse il Lama Mingyar Dondup."Quest'uomo verrà occupato molto presto. La presenza di intrusi li mette tutti in agitazione".Si girò e uscì dalla stanza. Diedi un'ultima occhiata in giro e poi lo seguii malvolentieri. Le persone nelle bare di pietra, tanto uomini che donne, erano completamente nude e michiedevo che cosa avrebbe fatto una donna occupando uno dei quei corpi. "Lobsang," disse ilLama "ti leggo nel pensiero. Perché non si dovrebbe usare una donna per qualche scopo? Unadonna ci vuole, in quanto ci sono posti dove gli uomini non sono ammessi, proprio come cene sono altri dove non sono ammesse le donne. Ma muoviamoci un po' più alla svelta, perchénon dobbiamo far ritardare l'Entità superiore che è in attesa". … "Comunque, Maestro, nonriesco a vederne il vantaggio. Voglio dire, si supporrebbe che l'Entità superiore entri in uncorpo appena nato, anziché gingillarsi con cadaveri che rassomigliano a zombi". "… Primache un bambino impari qualcosa ci vogliono molti anni, deve andare a scuola, deve ubbidireai genitori, il che è una vera perdita di tempo. Trascorrono forse trenta o quaranta anni, mentrese il corpo può fare tutto questo e poi entrare in queste bare, allora la persona valeeffettivamente molto di più, conosce tutte le condizioni di vita del posto dove è nata e nondeve passare anni ad aspettare e apprendere, non sapendo neanche di che cosa occuparsi". …
 
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"In ogni modo, poi, perché la durata della vita degli esseri umani è così tremendamente breve? A quel che si legge a proposito di qualcuno dei Sapienti, cioè di quelle persone chesono veramente sagge, sembra che siano vissuti cento, duecento o trecento anni, e ancoraappaiono giovani". "Sta bene, Lobsang, tanto vale che te lo dica adesso. Io ho più diquattrocento anni e so dirti esattamente perché la vita degli uomini è così breve. Molti milionidi anni fa, quando il nostro globo era ai suoi primordi, gli si accostò un pianeta e mancò pocoche collidessero. Tuttavia il nostro mondo si allontanò dalla sua orbita a causa degli impulsiantimagnetici provenienti dall'altro pianeta. Quest'ultimo però cozzò contro un pianeta più piccolo e lo ridusse in tanti pezzi, che attualmente formano la nota cintura degli asteroidi. Cene occuperemo dopo più a fondo. Per il momento, lasciami dire che quando questo mondo erain fase evolutiva, c'erano dappertutto immensi vulcani, che eruttavano lava e fumo. Il fumosaliva in alto e formava dense nubi tutto intorno alla terra. Questo mondo non era destinatoaffatto a essere un mondo assolato. Sappi che la luce solare è venefica, la luce solare emanaraggi mortali che sono dannosissimi per un essere umano. Già, i raggi sono nocivi per tutte lecreature. Ma la coltre di nubi trasformò il mondo in una serra, i raggi benefici potevano passare, quelli letali non venivano lasciati entrare, e la gente di solito viveva per centinaia dianni. Ma quando il pianeta solitario si avvicinò, tutte le nubi che proteggevano la terra furonospazzate via e, nel giro di un paio di generazioni, la durata della vita umana si ridusse asettant'anni. L'altro pianeta, quando entrò in collisione con quello più piccolo e lo distrusse, nesparse i mari sopra questo mondo. Ora, noi abbiamo l'acqua di cui sono costituiti i nostri mari,ma il mare di quest'altro mondo era di tipo assai diverso, era un mare di petrolio. Se non cifosse stata quella collisione, questo mondo non avrebbe prodotti derivati dal petrolio, il chesarebbe stata un'ottima cosa, perché al giorno d'oggi le droghe si ricavano dal petrolio e moltedi esse sono veramente nocive. Ma è presente, quindi dobbiamo viverci insieme. In quei tempilontani, tutti i mari erano inquinati da prodotti del petrolio, ma in seguito il petrolio sprofondòattraverso i mari e i fondi marini, accumulandosi in grandi bacini rocciosi. A loro volta questi bacini si erano creati grazie a influssi vulcanici al di sotto del fondo marino. Col passare deltempo il petrolio si esaurirà del tutto, perché quello attualmente disponibile è di un tipodannoso per l'uomo, la sua combustione determina il formarsi di un gas letale. Quest'ultimo famorire tanta gente e, per di più, fa sì che le donne in stato interessante diano alla luce bambinimalaticci e addirittura, in taluni casi, dei mostri. Ben presto ne vedremo alcuni in altre camereche stiamo per visitare. Tutto questo lo potrai vedere nel terzo stadio dimensionale. Lo so chestai scoppiando dalla voglia di scoprire come si prendessero fotografie un miliardo di anni fa.La risposta è che nell'Universo esistono civiltà straordinarie, che a quei tempi possedevanoun'attrezzatura fotografica in grado di penetrare la nebbia più densa o l'oscurità più fitta e,quindi, di scattare istantanee. Poi, dopo un certo periodo di tempo, vennero su questa terra deisuperscienziati, i quali constatarono che le persone morivano, si potrebbe dire, come mosche.Difatti, se la gente può vivere soltanto fino all'età di settanta anni, la vita è davvero molto breve e non offre nessuna possibilità di apprendere quanto si dovrebbe. … Rimanendo quisulla superficie della terra …noi ne conosciamo soltanto una metà.
Questo mondo è cavo,come lo sono molti altri, come lo è la luna, e all'interno ci vivono degli esseri umani
.Sappi che alcuni negano che la terra sia vuota, ma io lo so per esperienza personale, perché cisono stato. Uno degli ostacoli maggiori è costituito dal fatto che gli scienziati neganol'esistenza di tutto ciò che ESSI non hanno scoperto. Dicono che all'interno della terra non puòvivere nessuno, che non è possibile che una persona viva per centinaia di anni e che non èvero che l'eliminazione dello schermo protettivo delle nubi ha ridotto la durata della vita. Male cose stanno effettivamente così. Sappi che gli scienziati si basano sempre su testi chetrasmettono dati già vecchi di un centinaio di anni nel momento in cui vengono appresi nellescuole. Invece posti come questo - cioè come questa caverna dove ci troviamo - furonoinstallati appositamente qui dagli uomini più saggi che siano vissuti. I Giardinieri della Terra potevano ammalarsi esattamente come gli esseri umani indigeni, a volte si rendeva necessario
 
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un intervento operatorio, che non era possibile eseguire sulla Terra.
 
Allora il malato venivaridotto a uno stato di morte apparente e chiuso ermeticamente in un contenitore di plastica.Poi i medici delle caverne inviavano degli speciali messaggi eterici per chiedere l'interventodi un'astronave ospedale, che scendeva subito e si portava via i contenitori con le personemalate chiuse ermeticamente dentro. Esse potevano venire operate su nello spazio, oppureriportate nel loro mondo d'origine. Vedi, viaggiare a una velocità molto superiore a quelladella luce è facile. … Tu sai, Lobsang, che la luce ha una velocità. Essa è costituita dallevibrazioni che emanano da un oggetto e sbattono contro l'occhio umano, che a sua volta vededi che oggetto si tratta. Ma, sicuro al cento per cento, nel giro di pochi anni si viaggerà avelocità superiore di molte volte a quella della luce, come fanno i visitatori che vengono quicon le loro astronavi speciali. L'astronave che sta là fuori nell'altra camera, quella la stavano preparando per decollare quando la montagna si è messa a tremare e l'uscita si è chiusaermeticamente. E naturalmente, appena ciò è accaduto, tutta l'aria contenuta nell'ambiente si èesaurita automaticamente e l'equipaggio è caduto in uno stato di morte apparente. Ma vi sonorimasti tanto a lungo che, se adesso provassimo a richiamarli in vita, probabilmente sarebberocompletamente pazzi. Questo perché certe parti altamente sensibili dei loro cervelli sono state private dell'ossigeno e, mancando l'ossigeno, muoiono. La persona il cui cervello è morto inquesto modo non merita di continuare a vivere, non è più un essere umano. …. Andiamo avedere qualcuna delle altre stanze".9-59 Percorremmo il corridoio che separava una stanza dall'altra all'esterno della sala principale, e ben presto arrivammo al cosiddetto reparto medico. Entrammo e le luci si accesero con lastessa intensità di prima. Il posto sembrava intatto, non c'era nessun segno della nostra precedente visita, nessun segno delle orme lasciate dai nostri piedi coperti di polvere.Sembrava come se il pavimento fosse stato appena lustrato, come se le apparecchiaturametalliche intorno alla piscina centrale fossero state appena lucidate. … Il Lama si sedette sul bordo piastrellato della piscina, tenendo le gambe penzoloni nella vasca, dove entrai per svolgergli le bende. A mano a mano che mettevo a nudo la carne mi veniva il voltastomaco.Le fasce a quel punto avevano un aspetto veramente schifoso. … Afferrai l'estremità dellafasciatura e mi accorsi che non sarei stato capace di tirarla via, perché era piantata in unmarciume assolutamente orrendo, appiccicoso e ricoperto di croste da cui mi scostai conripugnanza. Ma il Lama allungò la mano per prendere l'ammasso di bende, diede un bellostrattone e l'estremità venne via insieme ai legacci e a qualcosa che vi era attaccato. Senza battere ciglio, buttò le bende sul pavimento. "Bene," disse "adesso premerò questa valvola ecosì la piscina si riempirà. L'avevo chiusa prima perché, ovviamente, non era necessario chetu disfacessi le bende stando immerso nell'acqua fino alla vita. Esci dalla piscina e apriròl'acqua al massimo". Uscii di lì arrampicandomi in fretta e gettai un'occhiata a quelle gambeorribili a vedersi. Se fossimo stati al Chakpori o in qualche posto del genere, credo che glieleavrebbero amputate ambedue. … Ma, mentre guardavo, strati di materia indefinibile, di unadisgustosa sostanza gialla e verde, gli cadevano dalle gambe e galleggiavano sulla superficiedella piscina. Il Lama si tirò un po' più fuori dell'acqua e poi apri ulteriormente la valvola, dimodo che il livello salì e la sostanza galleggiante uscì fluttuando attraverso quello chesuppongo fosse un dispositivo di troppo pieno. Consultò di nuovo il libro, poi si diede da farecon un gran numero di valvole (non saprei definirle in altro modo), variamente colorate. Vidiche l'acqua cambiava colore e avvertii nell'aria un forte odore di medicinale. Gli guardai dinuovo le gambe, che adesso apparivano rosee come quelle di un neonato. Poi sollevò un altro po' la veste e si calò ancora di più sul fondo inclinato, di modo che l'acqua gli arrivò allecosce. Rimase lì in piedi. A volte stava fermo, a volte camminava lentamente in sensorotatorio, ma nel frattempo le gambe stavano guarendo. Da un rosa infiammato passarono aun colore sano, finché alla fine non restò traccia della crosta gialla, in senso assoluto. Eracompletamente sparita. Distolsi gli occhi dalle sue gambe per guardare le bende che gli avevotolto. Ebbi una sensazione di formicolio al cuoio capelluto. Le bende erano sparite, non ce
 
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n'era traccia o segno, erano semplicemente sparite, e ne fui talmente colpito e sorpreso che,senza volerlo, mi misi seduto dimenticando di essere nell'acqua, per giunta acquamedicamentosa. Quando ci si siede nella posizione del loto, se lo si fa nell'acqua, si dovrebbetenere la bocca chiusa. Che sapore disgustoso! Eppure no, era gradevole. Mi accorsi che undente, che mi aveva tormentato fin da quando, tempo addietro, ero caduto, smise di dolermi.Potevo sentirlo in bocca. Mi alzai di botto e sputai oltre il bordo della piscina. Sì, ecco là ildente, incrinato a metà. Adesso mi stava davanti. … Mentre guardavo il dente, mi si presentòuna visione a dir poco soprannaturale.
Il dente si stava spostando verso la parete più vicinae appena entrò in contatto con essa sparì
. Rimasi fermo lì come uno sciocco, grondanteacqua dalla testa rasata fino ai piedi nudi, cercando di fissare qualcosa che non c'era. Mi girai per chiedere al Lama se l'aveva visto. Stava in piedi sopra un certo punto del pavimento, doveil rivestimento era di diverso colore e da cui proveniva un confortevole getto d'aria calda. Ben presto fu asciutto. "Tocca a te, Lobsang" disse. … Lo raggiunsi per esaminargli le gambe piùda vicino e proprio mentre le guardavo il colore rosa cominciò a scomparire. Ben prestoriacquistarono il loro colorito naturale e non ci fu più traccia del fatto che appena un'ora primala carne era quasi staccata dalle ossa. Eccole lì le sue gambe, perfettamente a posto comefossero nuove. E io che avevo creduto che gliele avrebbero amputate! …"Qui stiamoraccogliendo i frutti di una civiltà eccelsa, non quella delle varie Atlantidi, perché, come ti hodetto, Atlantide è soltanto un nome che indica il territorio scomparso. No, questi postirisalgono a epoche molto più antiche della stessa Atlantide, e grazie a un dispositivoautomatico ogni sviluppo e ogni crescita si fermano finché un essere umano non capita entroun certo raggio d'azione. Perciò, se non ci venisse nessun altro, ogni cosa qui rimarrebbeesattamente come la vedi ora, inespugnabile e senza mostrare segni di corruzione o didissoluzione. Ma se la gente venisse qui in massa e la usasse come abbiamo fatto noi, alloratutto questo peggiorerebbe e invecchierebbe. Per fortuna, ci troviamo in un luogo che è statousato molto raramente, in realtà due volte soltanto da quando è stato creato". "Maestro, comefai a esserne sicuro?" Il Lama indicò qualcosa appeso al soffitto. "Ecco" disse "se qualcunooltrepassa quel punto, il contatore lo registra. Adesso segna il numero tre, l'ultimo, che siriferisce a te e a me. Quando ce ne andremo, non prima di tre o quattro giorni, registrerà ladurata della nostra permanenza per informarne coloro che verranno dopo e si chiederanno dachi siano stati preceduti. Ma sappi, Lobsang, che io sto cercando di farti capire che il grado diciviltà raggiunto all'epoca in cui questo posto venne allestito era il massimo che sia mai statorealizzato su questo mondo. Come sai, erano prima di tutto i Guardiani del Mondo, iGiardinieri del Mondo. La loro civiltà era tale che sapevano fondere la roccia, perfino la piùdura, e levigarla come un vetro. Di solito si trattava di quella che noi definiamo
fusione afreddo, vale a dire senza generare calore
. In tal modo un insediamento poteva essereutilizzato immediatamente". "Io però non riesco davvero a capire perché gente appartenente aun così alto livello di civiltà scelga di vivere all'interno di catene montuose. Tu mi hai dettoche questa qui si estende da un capo all'altro di tutto il mondo. Allora, per quale motivodovrebbero nascondersi?" "La cosa migliore che possiamo fare è andare nella stanza dove sivede il passato, il presente e il futuro. Vi si conserva la conoscenza di tutto quanto è accadutonel mondo. La storia che ti è stata insegnata non sempre è vera, in quanto la suadocumentazione è stata manipolata affinché si adatti al sovrano o al dittatoremomentaneamente detentori del potere. E' necessario conoscere qualcuno di questi popoli inquanto il loro regno è quello dell'Età dell'Oro. Ma se si tiene conto di come stannoeffettivamente le cose, dell'effettivo Documento dell'Akasha, allora non è possibilecommettere errori". "Hai detto Documento dell'Akasha, Maestro? Credevo che noi potessimovederlo solo portandoci al livello astrale. Non sapevo che potevamo venire sulle montagne avedere tutto ciò che è accaduto". "Ma certo, tu dimentichi che le cose si possono riprodurre. Noi abbiamo raggiunto un certo livello di civiltà, riteniamo di essere intelligenti in manierasbalorditiva e ci chiediamo se qualcuno lo sarà mai di più. Ma vieni con me e ti farò vedere la
 
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verità vera. … Mi affascinavano immensamente le porte, su ciascuna delle quali era impressaun'iscrizione. "Tutte queste stanze, Lobsang, sono adibite a diverse scienze, scienze di cui nonsi è mai udito ancora parlare su questo mondo, perché noi siamo come ciechi che tentano difarsi strada in una casa piena di corridoi. Ma io sono come uno che ci vede, perché so leggerequeste iscrizioni e, come ti ho detto, di queste caverne ho già fatto conoscenza diretta". Allafine arrivammo davanti a una parete apparentemente priva di aperture. C'era una porta asinistra e un'altra a destra, ma il Lama Mingyar Dondup le ignorò. Si piazzò invece di fronte aquella parete cieca e proferì un suono molto particolare in tono autoritario. Immediatamente esilenziosamente la parete si divise e le due metà scomparvero ai lati del corridoio. All'internosi intravedeva appena una luce fioca, un barlume simile al chiarore stellare.
Entrammo nellastanza ed essa sembrò grande quanto il mondo
. Emettendo un rumore leggero come unsospiro, i due battenti scorrevoli della porta scivolarono da una parte all'altra del corridoio estavolta ci trovammo oltre la parete apparentemente cieca. La luce migliorò un po', in modoche riuscimmo a vedere indistintamente un grande globo che fluttuava nello spazio. Era più piriforme che rotondo e da entrambe le sue estremità emanava lampi. "Quei lampi sono icampi magnetici del mondo. Fra poco imparerai tutto sull'argomento". Rimasi a bocca aperta.Attorno ai poli sembrava ci fossero scintillanti barriere di luce in continua trasformazione, chedavano l'impressione di fluttuare e scorrere da una punta all'altra, lasciando però tutt'attornoall'equatore una zona molto vasta quasi priva di colore. Il Lama pronunciò alcune parole, inuna lingua a me sconosciuta. Immediatamente si accese la fievole luce dell'alba, simile aquella che viene allo spuntare di un nuovo giorno, e mi sentii come chi si sia appena tirato sua sedere senza indugio, destato da un sogno. Ma, come presto mi resi conto, non si
 
trattava diun sogno. "Ci metteremo seduti qui" disse il Maestro "perché questo è un quadro di comando per mezzo del quale si possono variare le età del mondo. In questo momento tu non sei nellaterza dimensione, ricordatelo,
qui ti trovi nella quarta dimensione
. Poche personesopravvivono a questo. Perciò se in un modo o nell'altro ti senti scombussolato o indisposto,dimmelo subito così posso rimetterti in sesto". Potei vedere vagamente il Lama tendere lamano destra e girare una manopola. Poi si rivolse di nuovo a me. "Lobsang, sei sicuro disentirti bene? Nessun senso di nausea, nessuna voglia di vomitare?". "No, mi sento proprio bene, sono veramente incantato. Mi chiedo che cosa vedremo per la prima volta". "Bene,innanzitutto dovremo vedere la formazione del mondo e poi l'arrivo dei Giardinieri delMondo. Verranno a dare un'occhiata in giro, osserveranno il posto e basta. Poi se ne andrannovia per predisporre un programma e ancora
più tardi li vedrai arrivare a bordo diun'enorme astronave, che in realtà non è altro che la Luna
". D'un tratto tutto fu buio,sopravvennero le tenebre più fosche che avessi mai incontrato. … Poi mancò poco che cadessidalla sedia, per poco non feci un salto dalla paura. Due pallidi puntini luminosi stavanoarrivando insieme a velocità incredibile … entrarono in collisione e quindi lo schermo siriempì di luce. Potei vedere un turbinio policromo di gas e vapori, poi l'intero schermo, ilglobo intero invasero tutto. Potei vedere fiumi di fuoco scorrere giù da vulcani che eruttavanofiamme. L'atmosfera era alquanto pesante. Ero consapevole, ma in modo indistinto, che stavoguardando qualcosa e che in realtà non ero lì di persona. Perciò guardai sempre più incantatoil mondo che si ritraeva un po' e i vulcani che rimpicciolivano, mentre i mari fumavanoancora per via della lava incandescente che vi si riversava. Non c'era altro che rocce e acqua.C'era soltanto un tratto di terra, non molto grande, ma appena una piccola massa compatta,che imprimeva al globo un caratteristico movimento eccentrico. Non seguiva una traiettoriacircolare, bensì sembrava che ne seguisse una disegnata dalla mano esitante di un bambino.Gradatamente, mentre guardavo, il mondo divenne più tondo e più freddo. C'erano sempre esoltanto rocce e acqua, nonché terribili uragani che infuriavano su tutta la superficie. Il ventofaceva cadere le vette delle montagne, che precipitavano lungo i loro fianchi e si polverizzavano. Col passare del tempo la terra copriva ormai parte del mondo, essendosiformata dall'accumularsi della polvere proveniente dalle montagne. La terraferma si sollevava
 
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e tremava, in certi punti fuoriuscivano grandi getti di fumo e vapore e, mentre stavo aguardare, una parte della terraferma si staccò improvvisamente dalla massa continentale principale. Si spaccò e per alcuni secondi parve tenervisi stretta nella vana speranza di esserviricongiunta. Potevo vedere gli animali sdrucciolare lungo argini in pendenza e andare a caderenell'acqua fumante. Allora il frammento si incrinò sempre più, si spezzò del tutto e scomparvesotto le onde.
In qualche modo mi resi conto di poter vedere contemporaneamente l'altrolato del mondo
. Così, nel più totale sbalordimento, vidi la terra emergere dal mare. Si levòcome fosse sollevata da una mano gigantesca, si innalzò, tremò per un attimo, poi con unfremito si fermò. Certo, questa regione era soltanto rocciosa, non c'era una pianta, non un filod'erba, nulla che somigliasse a un arbusto. E in quel momento, mentre seguivo la scena, unamontagna lì vicino venne improvvisamente avvolta dalle fiamme, fiamme rosseggianti, giallee azzurre, e poi ci fu un getto di lava incandescente che scorreva come un fiume di acqua bollente. Ma appena entrava in contatto con l'acqua si gelatinizzava, si solidificava e ben presto la superficie della nuda roccia si ricoprì di una massa giallo-azzurra che si raffreddavarapidamente. Alzai gli occhi sorpreso, chiedendomi dove fosse andata la mia Guida. Era là, proprio alle mie spalle. "Molto interessante, eh, Lobsang?" disse "Dobbiamo vedere molto di più, così salteremo il punto in cui la terra bruna tremò e si agitò convulsamente sotto l'effettodel raffreddamento spaziale. Al nostro ritorno vedremo le prime specie vegetali". Miappoggiai alla sedia, al colmo dello sbalordimento. Che stava succedendo in realtà? Misembrava di essere un dio che osservava la nascita del mondo. Mi sentivo 'strano', perché quelmondo che mi stava di fronte sembrava più grande di quello a me noto e io avevol'impressione di possedere eccezionali poteri visivi. Ero in grado di vedere le fiamme chedivoravano il centro del mondo, in modo che sarebbe diventato un mondo cavo, simile a una palla, e per tutto il tempo che stetti a guardare, sulla superficie terrestre caddero meteoriti, polvere cosmica e oggetti veramente insoliti. Davanti a me, proprio a portata di mano sisarebbe potuto dire, comparve una macchina. Non potevo assolutamente crederci perché lamacchina si squarciò e ne caddero dei corpi, cadaveri e impianti. "In un'età futura qualcuno potrebbe imbattersi in questo relitto e chiedersi che cosa è successo, di che si è trattato" pensaitra me. "Sì, Lobsang, è stato già fatto. All'epoca attuale", disse la mia Guida. Il mondo seguitòa girare, adesso più in fretta perché le cose si stavano sviluppando più rapidamente. Il LamaMingyar Dondup allungò la mano per toccare un altro interruttore … . Accese non so beneche cosa, la si sarebbe detta una fotografia, ma era a tre dimensioni e la si poteva guardarefacilmente da ogni lato. Il Lama indicò il cielo purpureo. Ci fu un bagliore argenteo, un lungotubo d'argento chiuso a entrambe le estremità stava scendendo lentamente. Alla fine uscì dallenubi purpuree, indugiò a diversi metri da terra e poi, come se avesse preso all'improvviso unadecisione importante, si posò delicatamente sulla superficie del mondo. Per qualche minutorimase li immobile. Dava l'impressione di un animale diffidente, che si guardava intorno prima di abbandonare la sicurezza della sua copertura. Finalmente la creatura sembròsoddisfatta e una sezione di metallo cadde dal suo fianco e colpi il terreno con sordo fragore.Sull'apertura comparvero molti strani esseri che si guardarono intorno. Erano alti il doppio diun uomo e larghi in proporzione. A quanto pareva, indossavano una specie di indumento cheli copriva da capo a piedi. La parte che copriva la testa era perfettamente trasparente, tantoche potevamo vedere i volti dall'espressione severa e dispotica di quelle persone. Sembrò chestudiassero attentamente una carta, prendendo appunti. Infine decisero che tutto andava bene ecosì, uno alla volta ,scesero sul grande pezzo di metallo che era caduto sul terreno, rimanendo però ancora unito da un lato al corpo della nave. Quegli uomini erano coperti da una specie diguaina o abbigliamento protettivo. Uno di loro - secondo me si trattava di uomini, anche senon si poteva dirlo con sicurezza per via di tutto quel fumo e della difficoltà di vedereattraverso i loro copricapi trasparenti - scese dal grande pezzo di metallo e cadde a facciaavanti nel terreno sudicio. Non aveva neanche toccato terra che delle creature dall'aspettodisgustoso balzarono fuori dalla vegetazione e lo attaccarono. In men che non si dica i suoi
 
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compagni estrassero una specie di arma dalle cinture che indossavano. Subito l'uomo vennetirato indietro sulla lastra di metallo. Si vedeva che il vestito che lo proteggeva era tuttostrappato, a quanto pareva da animali, e macchiato di sangue. Due dei suoi compagni lo portarono a bordo della nave e dopo un po' uscirono di nuovo tenendo qualcosa nelle mani. Sifermarono in piedi sulla lastra di metallo, poi premettero un pulsante su uno strumento che portavano e da un beccuccio a punta scaturì una fiamma. Tutti gli insetti che erano sulla lastrafurono bruciati dalla fiamma e spazzati via dalla lastra di metallo, che poi si chiuse rientrandonel corpo della nave. Gli uomini con il lanciafiamme si mossero guardinghi, rivolgendo ilfuoco sul terreno e bruciandone una bella striscia di fianco alla nave. Poi spensero i loroapparecchi e raggiunsero di corsa gli altri che si erano addentrati in una foresta di felci.Queste felci erano grandi come alberi ed era facile seguire gli uomini che vi passavano inmezzo perché, a quanto pareva, erano muniti di una sorta di utensile per tagliare che facevanooscillare da una parte all'altra e recidevano le felci quasi a livello del terreno. Dovevo vederein che consisteva quello che stavano facendo. Mi alzai dalla sedia e mi spostai un po' asinistra. Lì avevo un migliore angolo visuale, perché adesso potevo vedere gli uomini chesembrava venissero verso di me. Due di loro, in testa a tutti, impugnavano una macchina chesi muoveva silenziosamente e abbatteva tutte le felci che le si paravano davanti. Sembravaavesse una lama rotante. Ben presto gli uomini si aprirono un varco tra le felci e trovaronouno spazio aperto in cui si era raccolta una quantità di animali. Uomini e animali si fissarono.Uno degli uomini, volendo metterne alla prova l'aggressività, puntò nel mucchio un tubo dimetallo e premette una levetta. Ne segui una terrificante esplosione e l'animale contro il qualel'arma era stata rivolta andò letteralmente in pezzi, fu semplicemente distrutto. … Ma gli altrianimali non stettero ad aspettare e corsero via a precipizio. "Lobsang, è meglio che ci diamoda fare un po', dobbiamo occuparci di tante cose, quindi ci sposteremo velocemente di unmigliaio di anni". Il Lama toccò uno di quegli interruttori e nel globo tutto giròvorticosamente come un mulinello, per poi riprendere il suo normale ritmo di rotazione."Conviene più fermarci a quest'epoca, Lobsang. Faresti meglio a osservare con attenzione,così vedrai come furono costruite queste caverne. Guardammo con attenzione e scorgemmouna cresta collinosa molto bassa. A mano a mano che si avvicinava constatammo che sitrattava di roccia, coperta da una sostanza verde simile a muschio, tranne il cocuzzolo cheappariva perfettamente nudo. Da una parte vedemmo alcune strane case, dalla formasemisferica. Se tagliate una palla a metà e la poggiate a terra dalla parte tagliata, avreteun'idea dell'aspetto di quegli edifici. Stemmo a guardarli e vedemmo alcune persone cheandavano e venivano. I loro vestiti erano fatti di un materiale che aderiva ai loro corpi al punto da eliminare ogni dubbio riguardo al sesso a cui appartenevano. Ma in quel momento sierano tolti il copricapo trasparente, parlavano tra di loro e sembrava che ci fosse in corso ungrosso litigio. Uno degli uomini era, a quanto pareva, il capo. Bruscamente impartì degliordini e da uno dei rifugi uscì una macchina che si diresse verso la catena rocciosa. Uno degliuomini si fece avanti e si sedette su un sedile metallico nella parte posteriore della macchina.Poi quest'ultima avanzò, emettendo 'qualcosa' dagli ugelli tutti disposti lungo la sua parteanteriore, sul davanti, sul fondo e sui fianchi. Mentre procedeva lentamente la roccia si fuse e parve ritirarsi in se stessa. La macchina emanava una luce intensa, sicché potevamo vedereche stava perforando una galleria proprio nella roccia viva. Seguitò ad avanzare, poi cominciòa girare intorno e in poche ore aveva scavato la grande caverna in cui eravamo inizialmenteentrati. Era immensa e ci rendemmo conto che in realtà si trattava di una rimessa o di unhangar dove parcheggiare qualcuna delle loro macchine che erano sempre in volo. Tutto cisembrava estremamente complesso. Perdemmo interamente la nozione del tempo, cidimenticammo completamente di aver fame e sete. Poi, quando la grande sala fu terminata, lamacchina seguì un percorso, che a quanto pare era stato segnato sul pavimento e che futrasformato in uno dei corridoi. Continuò a procedere, uscendo dalla nostra vista, ma poiarrivarono altre macchine che scavarono nei corridoi stanze di varie dimensioni. Sembrava
 
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che fondessero la roccia. Sembrava proprio che la fondessero e poi si allontanavano lasciandouna superficie levigata come vetro. Non rimanevano né polvere né residui, soltanto quellasuperficie brillante. Mentre le macchine effettuavano il loro lavoro, squadre di uomini e didonne entrarono nelle stanze portando casse in quantità, ma proprio tante, e tutte sembravanogalleggiare nell'aria. Non ci voleva certo nessuno sforzo per sollevarle. Tuttavia unsorvegliante si mise al centro di una stanza e indicò dove ciascuna cassa dovesse esseredepositata. Completato il trasporto dei colli destinati a quella stanza, gli operai cominciaronoad aprirne qualcuno. C'erano strani congegni e oggetti curiosi di ogni sorta. Uno, lo riconobbi,era un microscopio. Ne avevo già visto uno molto rudimentale, donato tempo addietro alDalai Lama dalla Germania. Ecco perché ne sapevo qualcosa. La nostra attenzione fu attiratada un principio di alterco. Sembrava che uomini e donne da una parte e dall'altra sifronteggiassero in due opposte fazioni. Ci furono molti strilli, un gran gesticolare e alla fineuna parte dei contendenti salì su uno di quei veicoli che si muovevano nell'aria. Senza una parola di saluto, o che so io, entrarono e basta, lo sportello si chiuse e le macchine si librarononel cielo. Alcuni giorni dopo - commisurati proporzionalmente alla velocità del globo chestavamo osservando - tornarono molte navi, che restarono sospese al di sopradell'accampamento. Poi il fondo delle navi si aprì, lasciando cadere degli oggetti. Guardammoe riuscimmo a vedere delle persone scappare a gambe levate nel disperato tentativo diallontanarsi dal punto in cui quegli oggetti sarebbero caduti. Poi, mentre il primo oggettocolpiva il terreno, esplodendo con un violento lampo purpureo, si gettarono a terra. Civedevamo a stento, perché eravamo completamente abbagliati dal fulgore del lampo, ma inquel momento dalla foresta di felci partirono dardi sottili di viva luce. Si spostavano qua e là, poi uno di essi colpì una delle macchine sospese in aria, che immediatamente scomparve in untempesta di fuoco. "Come vedi, Lobsang, perfino i Giardinieri della Terra avevano i loro problemi. Problemi rappresentati dal sesso, dato che c'erano troppi uomini e troppo pochedonne, e quando gli uomini sono stati lontani dalle donne a lungo, ebbene, diventanoconcupiscenti e ricorrono ad atti di estrema violenza. E' inutile stare a guardare. Si trattasoltanto di un caso di omicidio e di stupro"…. Dopo aver mangiato e bevuto ed esserci un po'ristorati, tornammo nella stanza in cui era il globo che rappresentava il mondo. Il LamaMingyar Dondup accese qualcosa e vedemmo di nuovo la terra. Stavolta c'erano degliindividui alti circa centoventi centimetri e con le gambe molto arcuate. Avevano una specie diarma, consistente in un bastone a un'estremità del quale era legata una pietra affilata, che essidigrossavano sempre più a forza di scheggiarla, fino a farle ottenere un filo veramentetagliente. Molti uomini erano intenti a fabbricare queste armi, altri ne stavano fabbricando ditipo diverso. Sembrava che avessero una striscia di cuoio, in cui mettevano dei grossi sassi.Due uomini tiravano indietro il cappio di cuoio che era stato impregnato di acqua per renderloelastico, poi lo lasciavano andare contemporaneamente. Il sasso volava in alto e andava acolpire il nemico. Noi, però, eravamo più interessati a vedere il mutamento delle civiltà, perciò il Lama Mingyar Dondup si diede di nuovo da fare con i dispositivi di regolazione e ilglobo si oscurò tutto. Sembrava che fossero trascorsi diversi minuti, prima che apparisselentamente un chiarore graduale come l'alba, che poi diede luogo alla normale luce del giorno.Vedemmo una città grandissima, dominata da alte guglie e minareti. Da una torre all'altra si protendevano dei ponti dall'aspetto fragile. Mi meravigliai che potessero reggersi da soli, per non parlare di sostenere il traffico, ma poi mi accorsi che il traffico era esclusivamente aereo.Certo, alcune persone camminavano qua e là sui ponti e sui diversi livelli stradali. In quelmomento udimmo tutt'a un tratto un rombo di tuono. Lì per lì non ci venne in mente che provenisse dal globo tridimensionale, ma guardando con attenzione vedemmo dei minuscoli puntini dirigersi verso la città. Poco prima di arrivarci, si misero a volteggiare sull'abitato, sucui lasciarono cadere degli oggetti che trasportavano. L'immensa città crollò. Le torri furonorase al suolo, i ponti si accartocciarono come pezzi di corda troppo pieni di nodi e attorcigliati per servire a qualcosa. Vedemmo dei corpi cadere dagli edifici più alti. Secondo noi doveva
 
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trattarsi di cittadini di rango, dato il loro abbigliamento e la qualità dell'arredamento che precipitava insieme a loro. Continuammo a guardare la scena senza pronunciare parola.Vedemmo un altro gruppo di macchioline scure, provenienti dalla direzione opposta, attaccaregli invasori con inusitata ferocia. Sembrava che non si curassero affatto della propria vita,lanciavano oggetti contro i nemici e se non riuscivano a farli precipitare si tuffavano in picchiata contro di loro (direi che si trattava di grossi bombardieri). Venne il tramonto e lanotte avvolse la scena. Le tenebre erano rischiarate dai violenti bagliori della città che bruciava. Dappertutto scoppiavano incendi, dall'altro lato del globo potevamo vedere chec'erano città in fiamme, e quando la luce di un alba precoce risplendette sulla scena, cui seguìimmediatamente quella rosso-sangue del sole, vedemmo soltanto mucchi di macerie, soltantouna grande quantità di polvere e strutture metalliche deformate. "Passiamo ad altro, Lobsang"… Il globo che rappresentava il mondo seguitò a girare. Dalle tenebre alla luce, dalla luce alletenebre, mi sono dimenticato di quante volte il globo girasse, oppure può darsi che neanche losapessi, ma alla fine il Lama tese la mano e il globo rallentò fino a riprendere il suo ritmonormale. Guardammo attentamente in ogni direzione e alla fine scorgemmo degli uomini chearmeggiavano con dei pezzi di legno a forma di aratro. Alcuni cavalli trascinavano gli aratriattraverso il terreno e si videro edifici crollare l'uno dopo l'altro nel vero senso della parola nelsolco scavato dall'aratro. Per giorni e giorni quegli uomini seguitarono il loro lavoro diaratura, finché in quella zona non rimase traccia del fatto che ci fosse mai stata una forma diciviltà. "…questo accadrà per sempre, finché alla fine delle truppe d'assalto sterminerannoquasi ogni forma di vita esistente al mondo. Perciò mangiamo qualcosa e ritiriamoci per lanotte". "La notte?" chiesi, guardandolo sorpreso "Ma come facciamo a sapere che ore sono?"Il Lama indicò un piccolo oggetto quadrato collocato a discreta distanza da terra, forse aun'altezza di oltre cinque metri. C'era una lancetta, un indice, su uno sfondo piastrellato,ripartito in zone di luce e d'ombra. In quel momento la lancetta indicava un punto situato tra laluce più intensa e il buio più fitto. "Eccoti accontentato Lobsang" disse il lama. E' quasicominciato un nuovo giorno. Tuttavia abbiamo ancora molto tempo per riposare. Io mimetterò nella fontana della giovinezza, perché le gambe mi fanno proprio male. Secondo me,oltre alla carne lacerata, debbo essermi raschiato l'osso in modo assai grave". "Maestro" dissi"lascia che ci pensi io". Mi affrettai fino alla stanza della fontana e mi tirai su la veste.Cominciò a uscire acqua. Spostai la levetta che il Lama aveva chiamato rubinetto, in modoche l'acqua seguitò a scorrere anche dopo che ero uscito dalla vasca, poi ne girai un altro che,come mi aveva detto il Lama, versava una pasta medicata che si disciolse in acqua con motovorticoso. Il Lama si sedette sul bordo della piscina e fece oscillare le gambe sopra e dentrol'acqua. "Ah!", disse, "così va meglio. Lobsang, questo mi dà molto sollievo. Presto le miegambe saranno di nuovo perfettamente a posto. Sarà proprio un avvenimento di cui si parleràcon meraviglia". … Per ora smettiamo e andiamo a cercare da mangiare". Così dicendo uscìdalla piscina e io girai la grossa ruota che fece andare da qualche parte tutta l'acqua. Stetti aguardare finché la vasca si svuotò completamente, poi aprii il rubinetto quanto bastava per mandare via i pezzetti di tessuto cicatriziale. Ciò fatto, chiusi di nuovo i rubinetti e andai acercare il Lama. … caddi all'indietro, di nuovo morto per il mondo, profondamenteaddormentato, mentre il mondo continuava a roteare. Mi tirai su di colpo a sedere in pienaoscurità, chiedendomi dove mai fossi. Appena mi sollevai, la luce si accese gradatamente, noncome succede con una candela, quando cioè un momento c'è buio e l'attimo dopo c'è un barlume di luce. Questa luce si accese come quella dell'alba, in modo da non sforzare gliocchi. Sentivo il Lama Mingyar Dondup muoversi in cucina. Mi chiamò. "Sto preparando lacolazione per te, Lobsang." disse "Quando andrai nella parte occidentale del mondo, dovraimangiare di questa roba, quindi tanto vale che
 
cominci ad abituartici fin d'ora" e si mise aridere tutto contento. … Era una specie di roba tra il marrone e il rossiccio, con in sovrappiùdue uova, fritte credo che fossero, ma a quel tempo non avevo mai mangiato cibo fritto. …"Mi chiedo quanti anni hanno queste uova", proseguì il Lama pensieroso. Posò coltello e
 
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forchetta e si avvicinò al contenitore in cui erano conservate le uova. "Lobsang, queste uova equesta pancetta hanno circa tre milioni di anni e hanno un sapore fresco come se le uovafossero state deposte soltanto ieri".9-77
 
Quando arrivai alla porta, mancò poco che mi girassi e scappassi. C'erano molte persone,uomini e donne. Alcuni erano nudi. … "… Queste persone
sono persone mantenute in vita eun tempo vivevano su diversi pianeti. Furono portate qui vive, affinché servissero dacampione
. Sappi che sono tuttora perfettamente vive! … Si tratta sempre di morte apparente.Si trovano in un bozzolo invisibile che impedisce alle cellule di funzionare. … Ci sono persone con la pelle di vario colore, bianco, marrone, castano e nero. Su alcuni mondi, poi, c'ègente dalla pelle azzurra e dalla pelle verde. Tutto dipende dal tipo di alimentazione a cuierano abituati loro, i loro genitori e i loro nonni. Tutto dipende da una secrezione corporea cheè alla base del colorito. Ma vieni a esaminare questa gente!" … A titolo di prova toccai il braccio della donna che sembrava la più bella. Non era freddo come ghiaccio, emanava uncerto calore, più o meno la mia temperatura … .9-78
 
"Adesso debbo fare un completo resoconto scritto per esporre ciò che abbiamo fatto qui, comesiamo entrati, senza contare che debbo escogitare il modo per uscirne!" "Maestro" dissi un po'irritato "ma che bisogno c'è di scrivere su quanto ci è capitato, dal momento che qui non civiene mai nessuno?" "Ma qui ne viene di gente, Lobsang. Vengono qui. Gli ignorantichiamano UFO i loro mezzi di trasporto. Vengono qui e occupano le stanze sopra a questa.Vengono semplicemente per ricevere messaggi e per riferire ciò che hanno scoperto. Vedi,questi sono i Giardinieri della Terra. Hanno un ampio bagaglio di conoscenza, ma col passaredei secoli sono in un certo qual modo peggiorati. Da principio erano persone veramente similia dei, dotate di un potere pressoché illimitato. Ma in seguito il 'Capo Giardiniere' ne inviòalcuni sulla terra che era stata formata - tutto questo te l'ho già detto - e allora i Giardinieri,che viaggiavano a una velocità molte volte superiore a quella della luce, fecero ritorno allaloro base che si trova in un altro universo. Come spesso avviene sulla terra e, in verità, su tantialtri mondi, scoppiò una rivoluzione. A qualcuno non andava l'idea che questi sapienti, cioè iGiardinieri della Terra, si portassero via le donne a piacimento, specie quando le donne eranomogli di qualcun altro. Immancabilmente ci furono litigi e i Giardinieri si divisero in due partiti, che di solito io chiamo partito di destra e partito dei separatisti. Questi ultimi erano del parere che, in considerazione delle lunghe distanze che percorrevano e delle fatiche cheaffrontavano, avevano il diritto di concedersi degli svaghi sessuali. Bene, quando nonriuscivano a trovare donne della loro razza disposte ad accompagnarli, venivano sulla Terra esceglievano le donne più grandi che trovavano. I risultati non furono affatto piacevoli, perchégli uomini erano fisicamente troppo grossi per le donne. Nel gruppo venuto su questa terra cifurono divergenze d'opinioni e i suoi componenti si divisero in due parti, una delle quali andòa vivere in oriente e l'altra andò a vivere in occidente. Grazie al loro vasto sapere, costruironoarmi nucleari, partendo dalla teoria di un esplosivo al neutrone e di un'arma al laser. Poieffettuarono una serie di incursioni nei reciproci territori, sempre con l'intenzione di rubare,forse sarebbe meglio dire rapire, le donne dei loro avversari. Le scorribande provocavanorappresaglie, le loro grandi navi si portavano rapidamente e continuamente da un capo all'altrodel mondo e tornavano di nuovo al punto di partenza. Ciò che poi accadde fa semplicemente parte della storia. Il partito minore, quello dei giusti, preso dalla disperazione lasciò cadereuna bomba nel luogo dove era stanziato il partito dei reprobi. Al giorno d'oggi quella regioneviene messa in relazione con i Territori della Bibbia. Tutto fu distrutto. Un tempo il desertoche c'è attualmente era un mare splendido, la cui superficie era percorsa da molteimbarcazioni. Ma quando la bomba cadde, la regione si capovolse e tutta l'acqua si riversò nelMediterraneo e sfociò nell'Atlantico, quella che vi rimase andò a formare il Nilo. Lobsang,noi possiamo vedere realmente tutto questo, perché qui abbiamo macchine che selezionerannoscene provenienti dal passato". "Scene provenienti dal passato, Maestro? Si vedrebbe quelloche è accaduto un milione di anni fa? Non mi pare possibile" "Lobsang, tutto è vibrazione o,
 
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se preferisci, per usare termini più scientifici, possiamo dire che ogni cosa ha la sua propriafrequenza. Perciò, se riusciamo a trovare la frequenza di questi avvenimenti - e lo si può fare -abbiamo effettivamente la possibilità di inseguirli, possiamo far vibrare a una frequenza piùelevata i nostri strumenti, in modo da raggiungere rapidamente gli impulsi che furono inviatiun milione di anni fa. Se poi riduciamo la frequenza delle nostre macchine, se sintonizziamola nostra frequenza con quelle emesse originariamente dai sapienti molto tempo fa, allora possiamo vedere con precisione quello che accadde. E' troppo presto per parlarti di tuttoquesto, ma
noi viaggiamo nella quarta dimensione affinché possiamo raggiungere unacosa nella terza dimensione
. Poi, se ce ne stiamo tranquilli a sedere, possiamo davveroosservare tutto ciò che accadde e possiamo anche farci un bella risata a proposito di alcunecose scritte nei libri di storia, paragonando quei romanzi con quanto è realmente accaduto. Ilibri di storia sono un delitto, perché la storia stravolge gli avvenimenti, fa imboccare stradesbagliate. Sì, Lobsang, qui abbiamo la macchina, proprio nella stanza accanto, e possiamovedere ciò che la gente chiama Diluvio. Possiamo vedere ciò che la gente chiama Atlantide.Ma, come ti ho detto, Atlantide è soltanto il termine che designa le regioni che affondarono.
Sprofondarono fino a un certo punto nella zona della Turchia e altrettanto fece un certocontinente vicino al Giappone
. … Certo, molte di queste scene le abbiamo registrate, perchésintonizzarsi con gli avvenimenti stessi è molto complicato. Ma ci siamo sintonizzati conmolta precisione e abbiamo una registrazione completa e precisa di quanto avvenne. Adesso" proseguì toccando alcune piccole bobine che erano disposte in file serrate contro una parete escegliendone alla fine una, "questo fa al caso nostro, diamogli un'occhiata". Inserì la piccola bobina in una macchina e parve che il grande plastico raffigurante la Terra - doveva avere undiametro di circa otto metri - si animasse di nuovo. Al colmo della sorpresa, lo vidi girarsi espostarsi lateralmente, per poi indietreggiare ancora un po' e fermarsi. Osservai la scena che sisvolgeva su questo mondo e poi non la 'osservai' più, perché mi ci trovavo. Ebbi la nettasensazione di farne parte. Era un bel territorio, l'erba era la più verde che avessi mai visto estavo in piedi sul limite di una spiaggia di sabbia argentea. C'era gente sdraiata, alcuniavevano costumi da bagno molto belli e provocanti, altri non indossavano niente. … Guardaiattraverso il mare luminoso. Era azzurro, azzurro come il cielo. La giornata era calma. Alcune barchette a vela erano impegnate in una gara amichevole, per vedere quale di esse fosse la piùveloce, quale la meglio governata. Poi, tutt'a un tratto, un rombo terrificante e la terra sicapovolse. Dove stavamo noi la terra si inclinò e il mare si ritirò precipitosamente, finchédavanti a noi tutto ciò che riuscimmo a scorgere era quello che era stato il fondo marino. Sì eno avevamo ripreso fiato, quando fummo colpiti da una sensazione molto strana. Cirendemmo conto che stavamo sollevandoci con rapidità in aria, non solo noi ma anche ilterritorio circostante. Il piccolo rilievo di colline rocciose si alzò sempre più e si trasformò inmagnifiche montagne, in una catena montuosa che si estendeva a perdita d'occhio, ovunque sigirasse lo sguardo. Mi sembrava di stare proprio sull'orlo di un tratto di terra solida, maappena, con circospezione e pieno di paura, scrutai in basso mi sentii rivoltare lo stomaco. Ilterritorio era a un'altezza tale che credetti di essere arrivato nei Campi Celesti. Non c'eraanima viva, ero solo, spaventato, con la morte nel cuore. In trenta secondi circa il Tibet si eraalzato fino a diecimila metri. Mi accorsi di ansimare. A quell'altezza l'aria era rarefatta e ognirespiro era un rantolo affannoso. All'improvviso, da una fenditura nella catena montuosascaturì una massa d'acqua, spinta, a quanto pareva, da una altissima pressione. Per un po' sicalmò, poi fluì scendendo giù da quelle giogaie, attraversando tutta la nuova regione che in precedenza costituiva il fondo del mare. Fu così che nacque il maestoso Brahmaputra, cheattualmente sfocia nel golfo del Bengala. Ma quella che raggiunse il golfo del Bengala nonera acqua gradevole e pura, era inquinata da cadaveri umani e di animali, da piante, da ognicosa. Ciò che più importava, però, non era l'acqua. Al colmo del terrore, mi accorsi chevenivo sollevato, che il terreno si alzava, che la montagna diventava sempre più alta e che iosalivo di pari passo. Ben presto mi trovai in una valle desolata, contornata da montagne
 
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imponenti, che si ergevano fino a un'altezza di circa diecimila metri. A proposito del globo,quel simulacro del mondo era una cosa assolutamente fantastica. Non ci si limitava adassistere agli avvenimenti, gli avvenimenti venivano vissuti, venivano vissuti sul serio. …Maquando la guardai davvero mi sembrò di cadere, mi sembrò di cadere fuori dalle nuvole, fuoridal cielo, giù, giù, finché atterrai con leggerezza come una foglia cadente. E allora vissi glieventi reali di milioni di anni prima. Era il prodotto di una civiltà straordinaria, molto mamolto al di là della maestria degli artigiani o degli scienziati del giorno d'oggi. Non riesco aconvincervi abbastanza che questo significava viverlo. Mi accorsi di poter camminare. Per esempio, c'era un'ombra oscura che mi interessava molto, volsi i miei passi verso di essa edebbi la sensazione di farlo effettivamente. E allora, forse per la prima volta, occhi umani si posarono sul piccolo monte su cui, nelle centinaia di secoli a venire, sarebbe stato eretto ilPotala.9-87 "Adesso dobbiamo ripassare un po' di storia, di storia vera, non le falsità che mettono nei libri,in cui la versione dei fatti va modificata per non urtare la suscettibilità di qualche potente". Micondusse in quella che avevamo finito per chiamare 'Sala del Mondo' e ci mettemmo sedutinell'angolo dove era sistemato il cosiddetto 'quadro di comando'. Era davvero una cosameravigliosa.
Quell'imitazione del mondo appariva più grande della stanza che laconteneva, cosa impossibile come tutti sanno
. Ma il Lama intuì i miei pensieri. "Certo"disse "quando entriamo qui subiamo l'influenza della quarta dimensione, e nella quartadimensione si può avere un modello che è più grande della stanza che lo contiene se quellastessa stanza fosse tridimensionale. Ma non preoccupiamoci di quello, preoccupiamoci diquesto. Ciò che stiamo vedendo in questo mondo è quanto realmente accadde negli anni passati, qualcosa che somiglia a un'eco. Se in una zona d'eco produci un forte rumore,riceverai di rimando lo stesso suono. Ebbene, per farla breve è proprio così. Naturalmente nonè una spiegazione rigorosamente precisa perché io sto cercando di dirti in terminitridimensionali ciò che si trova nella quarta dimensione. Perciò, per quanto riguarda quelloche vedrai dovrai fidarti dei tuoi sensi, e ciò che vedrai sarà davvero di una precisioneassoluta". Si girò di nuovo e disse: "Abbiamo visto il mondo formarsi, lo abbiamo visto popolarsi con le primissime creature, cioè gli ominidi, perciò riprendiamolo alla fasesuccessiva". La stanza si oscurò ed ebbi la sensazione di cadere. … La sensazione di caderecessò e mi accorsi di trovarmi in un mondo spaventoso in modo traumatizzante. C'eranoanimali enormi di una bruttezza insuperata da qualsiasi cosa avessi già visto. Passarono grandicreature, che agitavano le ali nell'aria emettendo il più orrendo rumore, simile a quello delvecchio cuoio non ingrassato. Le ali riuscivano a mala pena a sostenere il corpo di queimostri. Ma seguitavano a volare e ogni tanto uno di loro atterrava per raccogliere un po' dicibo sfuggito a qualche altro mostro volante. Ma una volta scesi, restavano giù, le loro ali nonerano in grado di farli sollevare in aria ed erano privi di zampe con cui aiutarsi. Dalla paludealla mia sinistra si udirono provenire rumori indescrivibili. Erano orribili e per la paura fuiassalito dalla nausea. Poi, proprio vicino a me, dal fango della palude emerse una testaminuscola in cima a un collo immenso, che doveva essere lungo circa sei metri. Prima chel'animale arrancasse a riva ci fu una grande agitazione sott'acqua. Aveva un corpo rotondo euna coda che si affusolava per controbilanciare la forma del collo e della testa. Ma mentre lofissavo, temendo che potesse scorgermi, udii un fracasso orribile e schianti come seun'immensa creatura stesse scagliandosi attraverso la foresta, schiantando tronchi d'alberocome noi spezziamo un filo di paglia. "Andiamo avanti di un secolo o due", disse il Lama, "ecerchiamo quando sono arrivati per la prima volta gli uomini". Mi sembrò di essermi assopitoo quasi, perché, quando tornai a guardare il globo ... ma no, senza dubbio non era così, io eroSUL globo, ero NEL globo, ne facevo parte. Ma ad ogni modo, quando sollevai di nuovo losguardo vidi sfilare alcuni esseri dall'aspetto orribile, sei in tutto, dalle sopracciglia sporgenti,con un accenno di collo, ciascuno dei quali era armato di un grosso ramo d'albero, che aun'estremità si assottigliava a mo' di impugnatura e sull'altra presentava dei nodi o
 
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escrescenze che lo rendevano più robusto di un comune pezzo di legno. Queste creaturecamminavano in fila. Una di esse, una donna, camminava e nutriva un piccolo al seno. Nonfacevano alcun rumore, sebbene si trovassero su terreno paludoso, non sguazzavano néschizzavano acqua, procedevano nel silenzio più assoluto. Li guardai finché uscirono dal miocampo visivo, poi ancora una volta ebbi l'impressione di essermi addormentato, perchéquando alzai gli occhi vidi una città meravigliosa. Era fatta di pietre scintillanti, variamentecolorate, c'erano ponti da una parte all'altra delle strade sorvolate da uccelli meccanici con a bordo dei passeggeri. Poi, di colpo, tutti si girarono a guardare verso il lontano orizzonte, al disopra della catena montuosa. Di là si udì un vasto rombo di motori e ben presto apparve unintero stormo di quegli uccelli meccanici che girarono sopra la città. La gente scappava datutte le parti. Alcuni si inginocchiavano a pregare, ma notai che i preti, lungi dal farlo,scappavano a gambe levate. Dopo qualche minuto di questo carosello, il fondo di quegliapparecchi meccanici si aprì lasciando cadere delle scatole di metallo. Gli uccelli meccanicichiusero gli sportelli che avevano nella pancia e si allontanarono a tutta velocità. La città sisollevò in aria e ricadde giù ridotta in polvere, poi udimmo l'esplosione e lo scotimento, datoche la vista è molto più veloce dell'udito. Si sentì gente gridare, presa in trappola sotto le travio sepolta dalle macerie. Ancora una volta mi addormentai - è tutto quello che so dire alriguardo - perché non avevo nozione che ci fossero interruzioni tra quello che avevo visto equello che stavo vedendo in quel momento. Era un'epoca più recente e potei vedere erigereuna città, una grande città di incomparabile bellezza. Era arte autentica. Le guglietorreggiavano alte nel cielo, intrecci decorativi di metallo di delicata fattura collegavano unedificio all'altro. C'era tanta gente in giro, che andava qua e là per le sue faccende, facevaacquisti, vendeva, stava ferma agli angoli delle strade, parlava di questo e di quello. Poisopraggiunse un fragore terrificante e un immenso stormo di quegli uccelli meccaniciattraversò il cielo in formazione e tutti risero, applaudirono e fecero cenni di saluto. Gliuccelli meccanici proseguirono per la loro strada indisturbati. Superarono la catena montuosae poi si udirono terribili esplosioni e rumori assordanti. Eravamo sicuri che i 'nostri' stesseroripagando il nemico per le devastazioni che aveva provocato. Senonché gli uccelli meccanicistavano tornando, cioè non tornavano, perché non erano i nostri, erano diversi, alcuni avevanosagome diverse, molti erano di colore diverso. Si portarono sopra la nostra città e fecero dinuovo cadere le loro bombe. La città fu spazzata da un uragano di fuoco, il fuoco ruggì einfuriò e ogni cosa nella città bruciò e crollò al suolo. I fragili trafori che ornavano i ponti siarroventarono, divennero incandescenti e poi si fusero al suolo. … Allora il mondo stessovibrò e si fece buio. Mi trovai seduto su una sedia accanto al Lama Mingyar Dondup.Appariva più triste di chiunque avessi mai visto prima. "Lobsang, queste cose accadono suquesto mondo da milioni di anni. Ci sono state persone in possesso di una cultura di gradoelevato, ma per un motivo o per l'altro hanno litigato con gli altri e ciascun partito ha bombardato o cannoneggiato l'avversario, di modo che sono rimasti soltanto pochi esseriumani, che si sono nascosti nelle caverne e nel giro di qualche anno sono usciti per ricominciare da capo con una nuova civiltà. E questa civiltà a sua volta veniva distrutta e ognivestigio veniva interrato profondamente nel suolo dai coltivatori che cercavano di coltivare icampi dilaniati dai combattimenti". … "Potrei farti vedere l'intera storia del mondo", disse poi, "ma per vederla ti ci vorrebbe tutta la vita. Perciò ti mostrerò soltanto alcune sceneretrospettive, come si dice, e il resto te lo esporrò a voce. E' doloroso ammetterlo, ma svariaterazze umane sono state messe alla prova su questo mondo come colonizzatori. C'è stata unarazza tutta nera, sopravvenuta in seguito a un grande parapiglia. Due razze bianche avevanolottato per stabilire quale fosse la più potente e, naturalmente, fecero ricorso alla guerra. ... Mai rappresentanti di questa razza nera gettarono il mondo in un orrendo caos, finché alla fineraggiunsero un altissimo livello di civiltà, molto superiore a quello nostro attuale. Ma poi duediverse razze di popolazione nera vennero a diverbio e si diedero a una affannosa ricerca per creare un'arma più potente di quella dei loro avversari. Ebbene, ci riuscirono, e in qualche
 
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modo fu dato il segnale di lanciare questi ... questa specie di razzi, che provocarono guastispaventosi su questo mondo. Molte persone vennero cancellate, eliminate esattamente come sisterminerebbe una colonia di feroci formiche. Ci sono sempre dei superstiti, perciò adessoabbiamo una razza bianca, una nera e una gialla. Un tempo ci fu una razza verde. Gli esseriumani di quei tempi vivevano centinaia di anni, perché le loro 'cellule della memoria' erano ingrado di riprodurre con precisione le cellule morenti. E' soltanto da quando le cellule hanno perduto la loro capacità di riprodursi accuratamente che la durata della nostra esistenza si ètanto accorciata. Ma, durante uno dei conflitti, ci furono esplosioni terribili e la maggior partedella nube che proteggeva la terra fu soffiata via nello spazio e la luce del sole si riversò alsuo posto emanando tutti i suoi raggi mortali. La vita umana, anziché avere una durata disette-ottocento anni, si è ridotta a circa settant'anni. Il sole non è il gentile, benevolodispensatore di luce, eccetera, eccetera. I suoi raggi fanno male alla gente. Puoi constatarlo date che la pelle delle persone troppo esposte alla luce solare diventa scura. Ora, se facesse bene,non ci sarebbe la necessità naturale di ripararsi dalla luce. Ma i raggi, quelli ultravioletti ealtri, colpirono gli esseri umani e li resero peggiori e le due fazioni dei Giardinieri della Terradivennero ancora più spietate. Un gruppo si comportava bene, voleva vedere la razza umanadiventare prolifica e vivere felicemente. Al contrario, chi si esponeva troppo alla luce solaredi solito era colpito da tubercolosi o da cancro. Tutte le aree del mondo, o meglio tutte le areeoccupate dalla popolazione mondiale erano predisposte ai malanni, a diverse forme diaffezioni cutanee, tanto ostinate che non c'era verso di guarirle. Dopotutto, questi raggi potevano penetrare mura di pietra di largo spessore ed era inutile che gli abitanti del mondovivessero al chiuso, perché i raggi erano sempre in grado di raggiungerli. Secondo latradizione, in quel tempo c'erano sulla terra i giganti. Sì, è vero. I giganti costituivano ungruppo di Giardinieri della Terra. Erano alti due o tre volte l'uomo medio, si muovevano conlentezza, quasi con apatia, e non amavano lavorare. Volevano fare ritorno al loro luogod'origine, ma quando ci provarono si resero conto che da quelle parti c'erano stati disordini.Un gruppo di Giardinieri era formato da persone oneste e guidato da un bravo capo, ma l'altroera un partito di gente perversa, che si abbandonava ad atti di malvagità di ogni specie ed erainsensibile ai richiami di coloro che volevano un mondo sereno, dove si potesse condurreun'esistenza più sana. Questi bravi Giardinieri si accorsero di quanto fosse inutile starsene nelloro luogo d'origine, così ancora una volta allestirono le loro navi, vi inserirono nuove barrecombustibili e decollarono dirigendosi di nuovo verso la terra.
Le loro navi erano in gradodi viaggiare a una velocità superiore a quella della luce. Viaggiavano così velocementeche nessun essere umano poteva controllarle. Dovevano essere manovrate da una speciedi computer dotato di uno speciale scudo per tenere lontani i meteoriti, o altri intralci
.Le navi, prive di queste protezioni, sarebbero state crivellate dai meteoriti o dalla polverecosmica, con il risultato naturalmente di perdere aria e di far morire tutti i membridell'equipaggio. Infine tornarono sulla Terra e si resero conto che c'era una guerra in corso. Lafazione contraria - il partito dei Giardinieri della Terra che si comportavano male - si eramescolata troppo liberamente con i terrestri, ai quali aveva insegnato molti dei suoi segreti.Sin da quell'epoca il mondo è andato progressivamente peggiorando e dovrà esserci unanuova guerra a livello planetario, durante la quale morirà gran parte della popolazione. Moltiandranno a nascondersi nelle caverne o nei crepacci d'alta montagna. I loro Saggi li hannoistruiti in merito a tutto ciò che accadrà, e così si sono fatta l'opinione che non c'è nessunvantaggio a vivere una vita virtuosa quando c'è la prospettiva che nell'arco di pochi anni laterra stessa verrà distrutta. E attualmente ci stiamo avvicinando pericolosamente a quelmomento".9-94 Raggiungemmo la stanza … e ne varcammo la soglia. Subito si accese una debole luce evedemmo l'aurora mutare in giorno. … "Diamo un'occhiata a casaccio", propose il LamaMingyar Dondup. "… Ma a quei tempi gli animali, la prima forma sulla terra, eranoveramente creature soprannaturali. Per esempio, probabilmente il brachiosauro era la più
 
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strana che si sia mai vista. Ci sono stranezze di ogni tipo. Anche l'ultrasauro era un animalemolto caratteristico. Aveva una pressione sanguigna molto alta, perché la sua testa potevasuperare i venti metri di altezza e, per giunta, pesava un'ottantina di tonnellate, aveva duecervelli, l'uno collocato nella sua testa faceva muovere le mascelle e le zampe anteriori, l'altronel suo didietro, cioè proprio dietro il bacino, faceva funzionare la coda e le zampe posteriori.9-95 Si girò verso il quadro di comando ed esaminò un'intera colonna di cifre, quindi la luce cheilluminava il salone (o stanza, se così volete chiamarla) si abbassò. Per alcuni secondirestammo al buio, poi sopravvenne una luminosità rossastra, singolarissima, in senso assoluto,e dai poli, sia dal polo nord che dal polo sud, si sprigionarono strisce mutevoli di luce. "Quellaè l'aurora boreale, o aura del mondo. Possiamo vederla perché, sebbene ci sembri di stare sullaterra, noi siamo lontani da quella manifestazione, ecco perché la vediamo". La luce si fece piùradiosa, diventò abbagliante, tanto abbagliante che dovevamo guardarla quasi a occhi chiusi."Dov'è il Tibet?" chiesi "Ci stiamo sopra, Lobsang, ci stiamo sopra. Tutto quello che staiguardando laggiù in basso è ghiaccio". Stavo guardando quel ghiaccio, chiedendomi cosa potesse essere, perché c'era ghiaccio verde, c'era ghiaccio azzurro e c'era ghiaccio del tuttotrasparente, trasparente come l'acqua chiara, la più chiara che ci sia. … Il Lama rise e tornò agirarsi verso la tastiera del quadro di comando. Il mondo si capovolse e tremolò velocemente.Un attimo dopo stava girando a una velocità tale che tutto era grigio, non c'era né oscurità néluminosità, soltanto quella sensazione di grigio, poi il mondo rallentò e ci rendemmo contoche stavamo guardando una grande città, una città fantastica. Era una città costruita poco prima dell'avvento dei Sumeri. Era stata eretta da una razza della cui esistenza attualmentenon c'è testimonianza scritta, in proposito non c'è nulla nella storia. In realtà, nei testi ufficialic'era soltanto un accenno molto vago ai Sumeri. Essi invece arrivarono come conquistatori,saccheggiarono la città, devastarono, violentarono e, dopo averla ridotta al punto da nonlasciare più pietra su pietra, se ne andarono. Stando ai libri di storia, partirono diretti daqualche parte e non se n'è mai trovata traccia. E' naturale, perché
se ne andarono dalla terra,a bordo di immense astronavi
. Non riuscivo a capire perché quella gente dovesse esseretanto disumana da venire soltanto per distruggere una città, così, a quanto pareva per il sologusto di farlo. Naturalmente fecero prigioniere moltissime donne e può darsi che questa siastata una delle tante ragioni. … "Maestro, … che motivo ci sarebbe di lottare se si potesseconoscere tutto per mezzo di questi strumenti o macchine?" "No, Lobsang, ragazzo mio, lecose non stanno così, no. Se minimamente si pensasse che alcune persone ne sono al corrente,allora i finanzieri disonesti irromperebbero qui dentro con i loro scherani armati, siimpadronirebbero di tutto e ucciderebbero tutti noi che ne siamo a conoscenza. Siservirebbero degli strumenti per dominare il mondo. Pensaci. Un capitalista privo di scrupoliche si mette a capo del mondo e tutti gli altri che diventano suoi schiavi". … Tanto per cominciare, di tutto questo abbiamo dei perfetti duplicati su nell'Artide, dove gli uominiriescono sì e no a spostarsi a causa del freddo. Ma all'interno delle catene montuose si sta alcaldo, in pace e a proprio agio. … sono stati confezionati dei falsi libri, pronti a rimpiazzarequelli veri appena i cinesi inizieranno l'invasione. Sappi che la Profezia dice che il Tibetsopravviverà finché nel nostro paese non arriveranno le ruote. Il momento in cui arriverannole ruote segnerà la fine del nostro paese. Perciò, non temere, tutti i nostri tesori, tutte le nostregrandi discipline scientifiche, che risalgono a milioni di anni fa, sono nascosti al sicuro.Conosco il posto, ci sono stato. E anche tu lo conoscerai, perché ti sarà mostrato. Io verròucciso durante la tua esistenza, prima che tu lasci il Tibet, e tu sarai uno dei pochissimi chesapranno far funzionare queste macchine e provvedere alla loro manutenzione. … impareraiche si riparano da sé. Dovrai fare soltanto qualche manovra e la macchina, anzi le altremacchine ripareranno quella difettosa. Vedi, queste macchine non ne avranno ancora per molto perché, tra molti anni, nel 1985, muteranno le circostanze e ci sarà una terza guerramondiale che durerà a lungo
(chiaramente la profezia si è rivelata errata)
. Inoltre, dopo il2000 moltissime cose cambieranno, alcune in meglio, altre in peggio. Noi possiamo vedere
 
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attraverso il Documento akashico delle Probabilità. Dunque tu lo sai che l'uomo non procedesui binari, che è tutt'altro che incapace di deviare da una determinata rotta. L'uomo è libero discegliere entro certi limiti … . Tuttavia noi possiamo vedere con molta precisione ciò cheaccade a un paese. …" "Ma come è possibile captare suoni che appartengono a un passatolontano, suoni, immagini, e via dicendo? Quando una cosa è accaduta, non c'è più, è finita"."Non è esatto, Lobsang. La materia è indistruttibile. Le impressioni di ciò che diciamo ofacciamo partono da noi e girano intorno all'universo, vi girano intorno a più riprese. Grazie aquesta grande macchina, noi possiamo tornare indietro di circa due miliardi di anni. Pensa chea distanza di due miliardi di anni l'immagine è un po' confusa, ma ancora abbastanza luminosa per capire di che si tratta".9-98
 
Purtroppo, il nostro limite più elevato sarà tremila anni
(verso il futuro)
, oltre il quale non possiamo andare, le nostre immagini sono troppo vaghe e annebbiate per riuscire a decifrarle.… In pochi giorni su questa macchina tu vedrai un bel po' delle tappe migliori della tuacarriera. Ma diamo un po' uno sguardo a qualche probabilità sintonizzandoci a caso sugliavvenimenti. Ecco qui, guarda, i fatti importanti accaduti in un posto chiamato Egitto". IlLama regolò diversi controlli, vedemmo tutto buio e in alto, sui margine oscuro, comparverodei triangolo neri. Non ci capivo niente, così il Lama spostò in avanti un dispositivo diregolazione e gradatamente il mondo si illuminò. "Guarda, questa è la costruzione delle piramidi." disse "Negli anni a venire la gente si chiederà in che modo questi grandi blocchi di pietra venivano spostati a piacere senza l'aiuto di macchinari di sorta.
Vengono spostatimediante levitazione
". "Sì", risposi. "Ho sentito parlare molto della levitazíone, ma non ho la più pallida idea di come funziona". "Dunque, vediamo. Il mondo ha una spinta magnetica. Setu lanci in aria un oggetto, il magnetismo terrestre lo attira di nuovo in basso. Se cadi da unalbero vieni giù e non vai più in su, perché il magnetismo terrestre è tale che devi cadere sullaterra. Invece noi abbiamo cose che sono antimagnetiche rispetto alla Terra. Dobbiamo tenerlein continuazione sotto attenta sorveglianza, perché una persona inesperta che si impossessa diuna di esse potrebbe accorgersi di esser trascinata fuori dalla Terra. In tal caso si cade all'insù.Il modo di mantenere il controllo consiste nel disporre di due griglie, l'una sintonizzata sulmagnetismo, l'altra invece contrapposta. Così come stanno le cose, quando le griglie sitrovano in una certa posizione, le lastre fluttueranno, senza andare né in su né in giù. Se peròspingi una leva che modifica il rapporto intercorrente tra le griglie, allora la leva spinta in unadirezione rafforza il magnetismo terrestre, di modo che le lastre, o la macchina, scendonosulla terra. Se invece vogliamo sollevarci, allora spingiamo la leva in senso contrario, di modoche entra in funzione l'antimagnetismo e la Terra, anziché attrarre, respinge e quindi possiamosollevarci in aria. E' quanto facevano gli dei, quando stavano creando il mondo quale èattualmente. Un solo uomo era in grado di sollevare quei blocchi pesanti centinaia ditonnellate e collocarli a posto senza sforzarsi. Poi, quando il blocco era esattamente nella posizione desiderata, la corrente magnetica veniva tolta e il blocco vi rimaneva fissato graziealla forza di gravità terrestre. Ecco come furono costruite le piramidi, ecco come sicostruirono tante cose strane e incomprensibili. Per esempio, da secoli abbiamo mappe dellaterra e siamo l'unico popolo ad averle, perché soltanto noi abbiamo questi dispositiviantigravitazionali che sono stati usati per fare con esattezza la carta del mondo.9-196 Si girò, fece alcuni passi, si inchinò davanti a una porta e mise le mani in una certa posizione.Vidi una parte della parete scivolare lentamente di lato nel più assoluto silenzio, senza che laroccia stridesse, nel silenzio più completo, un silenzio tale da circondare tutta la faccenda diun alone di mistero. "Forza" disse il Lama dandomi un colpetto in mezzo alla schiena, questaè una cosa che devi vedere. Questa è Patra. Ecco come Patra ci apparirebbe. Naturalmentequesto globo" e ne indicò uno tanto grande da riempire una vasta sala "serve soltanto a farcivedere ciò che avviene a Patra in qualsiasi momento". Mi mise la mano sulla spalla e in pochi passi ci avvicinammo a una parete su cui erano collocati altri strumenti e uno schermo moltogrande, di cinque metri per cinque all'incirca. "Questo serve per fare qualsiasi indagine
 
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 particolareggiata." spiegò il Lama. Le luci della sala si abbassarono, mentrecontemporaneamente si intensificò quella proveniente dal globo che egli aveva chiamatoPatra. Era una specie di colore - come dire? - roseo dorato, che suscitava un meravigliososenso di calore, unitamente all'impressione di essere veramente i benvenuti. Il Lama spinse dinuovo uno dei pulsanti e la caligine che era nel globo, o che lo avvolgeva, sparì come nebbiadi montagna ai raggi del sole. Guardai con bramosa attenzione. Era effettivamente un mondomeraviglioso. Mi sembrava di stare in piedi su un muro di pietra, lambito dolcemente dalleonde. Poi, proprio alla mia destra, vidi arrivare una nave. Sapevo che era una nave, perché neavevo visto alcune in fotografia. Ma questa nave arrivò e si ormeggiò al muro proprio difronte a me. Ne scese una folla di gente che sembrava soddisfatta di se stessa. … "Questa èPatra. Qui puoi avere molti svaghi. Secondo me queste persone hanno pensato che sarebbestato bello fare una gita tranquilla fino all'isola. Credo che vi siano andate a prendere il tè e poi sono tornate. Qui ci troviamo molto più in alto rispetto al mondo astrale. La gente puòvenirci soltanto se si tratta di persone, per così dire, di prim'ordine. Diventare degni di venirein questo posto spesso comporta terribili sofferenze, ma una volta che si è arrivati e ci si è resiconto della situazione, compresa la levatura degli abitanti, ci si convince allora che merita lasopportazione di ogni dolore. Qui possiamo viaggiare con il pensiero. Ci troviamo su questo pianeta e vogliamo vedere una certa persona. Ebbene, la pensiamo, la pensiamo con intensità,e se la persona in questione desidera incontrarci, tutt'a un tratto ci solleviamo da terra, cilibriamo nell'aria e raggiungiamo velocemente la nostra meta. Dovremmo arrivarci e trovarechi volevamo vedere, il quale ci aspetta sulla porta pronto ad accoglierci. … E' un posto dovesi progredisce, dove possono venire soltanto i buoni. Possono venirci coloro che hannocompiuto sacrifici supremi, coloro che hanno fatto del loro meglio per aiutare i loro simili,uomini e donne. Di regola, dal corpo fisico dovremmo passare al corpo astrale. Non vedi chenessuno ha la Corda d'Argento? Non vedi che nessuno ha il capo circondato dal vapore dellaCiotola d'Oro? Qui non ne hanno bisogno, perché tutti sono uguali. Qui abbiamo ogni sorta dianime elette. Socrate, Aristotele, Leonardo da Vinci, e altri come loro. Qui perdono tutte lecolpe di minore importanza che avevano perché per stare sulla Terra dovevano conservarneuna. Presentavano una vibrazione così elevata che, per l'appunto, non potevano restare sullaTerra senza avere una parvenza di colpa. Perciò Mendelsohn, o qualcun altro, prima che potesse scendere sulla terra, doveva avere una colpa innata per quell'unica particolareesistenza. Così quando morì e andò nel mondo astrale, allora la colpa si allontanò e altrettantofece l'entità. Ho citato Mendelsohn, il musicista. Egli arriva sul piano astrale, dove c'è unaspecie di poliziotto che ritira la Corda d'Argento e la Ciotola d'Oro e lo spedisce direttamentea Patra. Su Patra incontra amici e conoscenti, che possono parlare del loro passato edeffettuare esperimenti che da lungo tempo desideravano fare. … su questo mondo nontroverai molto da mangiare. Non ne hanno bisogno. Tutta la loro energia corporea e mentalela trovano grazie a un sistema di osmosi, vale a dire che assorbono l'energia emessa dalla lucedi Patra. Naturalmente, se vogliono mangiare o bere, perché fa loro piacere, possono farlosenza problemi, tranne che non possono essere ingordi, né possono fare uso di quegli alcoliciche guastano il cervello di un individuo. Simili bevande sono dannosissime, lo sai, e possonofar ritardare lo sviluppo di una persona per molte vite. Adesso diamo un'occhiata fuggevole atutto il posto. Qui il tempo non esiste, perciò è inutile che tu chieda a una persona quanto havissuto qui. Si limiterà a fissarti con sguardo assente e penserà che tu sei qualcuno non deltutto al corrente della situazione. La gente non si abitua mai a Patra, non se ne stanca mai, c'èsempre qualcosa di nuovo da fare, persone nuove da conoscere, ma è escluso che tu possaincontrare un nemico. Alziamoci in volo e andiamo laggiù su quel piccolo villaggio di pescatori. … Non catturano i pesci nel normale senso della parola, li catturano per vederecome possono essere perfezionati fornendoli di sensi di livello superiore. Sulla Terra, comesai, i pesci sono veramente stupidi e meritano di essere pescati. Qui invece vengono catturatinelle reti e tenuti in acqua, vengono trattati bene e non c'è rancore da parte loro. Si rendono
 
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conto che noi ci diamo da fare a vantaggio di tutta la specie. Altrettanto dicasi per quantoriguarda gli animali; su questo mondo nessuno di loro teme l'uomo. Sono piuttosto degliamici. Ma facciamo una visita alla svelta in diversi posti, perché dobbiamo andarcene di qui etornare al Potala". Di colpo mi sentii sollevato in aria e mi sembrò di perdere la vista.All'improvviso mi colse un violento mal di testa e, per essere proprio sinceri, credetti dimorire. Il Lama mi agguantò e mi mise una mano sugli occhi. "Mi spiace, Lobsang. Mi sonoscordato che tu non sei stato preparato alla vista nella quarta dimensione. Dovremo scenderedi nuovo a terra per circa mezz'ora". Appena ebbe detto ciò, sentii che sprofondavo e poi ebbila graditissima sensazione di poggiare i piedi su qualcosa di solido. "Questo è il mondo dellaquarta dimensione, che a volte presenta effetti della quinta dimensione. Se facciamo vederePatra a una persona, allora questa persona deve avere una capacità visiva quadridimensionale,altrimenti la tensione sarebbe eccessiva". Il Lama mi fece sdraiare su un lettino e mi misedelle gocce negli occhi. Trascorsi molti minuti, mi mise degli occhiali di protezione, degliocchialoni che mi coprivano completamente gli occhi. "Oh, adesso riesco a vedere." esclamai"Che meraviglia". Prima le cose erano apparse belle, straordinariamente belle, ma adesso che potevo vedere a quattro dimensioni, ciò che vedevo era di una tale magnificenza che non la si può proprio descrivere in termini tridimensionali. Ma a forza di guardare in giro mi consumaiquasi gli occhi e poi ci sollevammo di nuovo in aria. Decisamente prima di allora non avevovisto una bellezza del genere. Gli uomini erano di un fascino incomparabile, ma le donne, ledonne erano talmente avvenenti che dentro mi sentii rimescolare in modo piuttosto insolito.… la bellezza in senso assoluto, e la serenità sono impossibili a descriversi in un linguaggiotridimensionale. E' come se un cieco dalla nascita cercasse di descrivere qualcosa che esistesulla Terra. Come se la caverà con i colori? Se è nato cieco, cosa ne sa dei colori, di ciò chec'è da descrivere? Può dire qualcosa a proposito della forma e del peso, ma la vera bellezzadell'oggetto è assolutamente al di là della sua comprensione. Adesso io sono così, sono statosottoposto a un trattamento per essere in grado di vedere a tre dimensioni, a quattrodimensioni e a cinque, sicché quando per me è arrivato il momento di lasciare questa terràandrò dritto filato a Patra. … Alcuni grandi personaggi dell'antichità erano qui su questomondo di Patra e si davano da fare per cercare di aiutare altri mondi, mondi bidimensionali emondi tridimensionali. Molte delle cosiddette invenzioni fatte sulla Terra non appartengono achi le rivendica. Costui o costei si sono limitati a cogliere l'idea da qualcosa che hanno vistonel mondo astrale. Poi, una volta tornati sulla terra, con una reminiscenza di qualcosa che sidoveva inventare, si sono fatti un'idea di come farlo, hanno costruito qualsiasi cosa meritassedi essere costruita, poi l'hanno fatta brevettare a proprio nome. … "Andiamo dall'altra parte diPatra." disse il Lama Mingyar Dondup "E' il regno dei fiori e delle piante. In particolar modogli alberi aspettano di vederti di nuovo". Non aveva neanche finito di parlare che arrivammoin un posto meraviglioso, in cui c'erano fiori e alberi incredibilmente belli. Non osavomuovermi per paura di calpestare i fiori. Il Lama mi guardò e comprese la mia situazioneimbarazzante. "Oh, mi spiace, Lobsang." disse "Avrei dovuto dirtelo. Qui nel regno dei fioridevi sollevarti di una trentina di centimetri al di sopra del suolo. E' una qualità della quartadimensione. Tu pensi che il suolo sia più alto di trenta centimetri. Allora, mentre cammini pensando che sia più alto di trenta centimetri, tu cammini effettivamente a trenta centimetridal suolo dove vivono queste piante. Adesso non è necessario correre rischi. Invecevisiteremo brevemente qualche altra parte di questo mondo. Per esempio, gli uominimacchine". Macchine dotate di anima, fiori dotati di anima, gatti dotati di anima. … Uscimmodalla cosiddetta 'Stanza Quadridimensionale' e attraversammo l'immensa sala, alla volta diquella nota come la stanza del 'Mondo Terrestre'. C'era da percorrere circa mezzo chilometro,sicché quando la raggiungemmo avevamo i piedi indolenziti. Il Lama Mingyar Dondup entròe si sedette sulla panca vicino al quadro di comando e io mi sedetti al suo fianco. Il Lamatoccò un pulsante e la stanza si oscurò. Invece potevamo vedere il nostro mondo illuminato dauna luce molto fioca. Distolsi lo sguardo, chiedendomi che ne fosse della luce. Poi guardai il
 
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globo terrestre e subito caddi all'indietro dalla panca, battendo il capo sul duro pavimento.Mentre guardavo avevo visto uno spaventoso dinosauro con le fauci spalancate, che mi stavafissando a una distanza di un paio di metri. Un po' imbarazzato mi alzai, vergognandomi diavere avuto paura di una creatura morta da migliaia di anni. … Vidi una catena montuosa e ai piedi di una di quelle montagne c'era una grande orda di soldati. I civili al seguito delle truppecomprendevano molte donne. Sembra che a quei tempi la soldatesca non potesse fare a menodel conforto di un corpo femminile, sicché anche le donne andavano in guerra per soddisfaregli uomini dopo una vittoria. Se poi non c'era nessuna vittoria, le donne venivano catturate dalnemico e usate esattamente allo stesso scopo, come sarebbe accaduto se a vincere fosserostate le loro schiere. La scena si era fatta convulsa. I soldati stavano girando disordinatamenteintorno a tutto un branco di elefanti. Un uomo, in piedi sull'ampio dorso di uno di essi,discuteva con la folla sottostante. "Ve lo dico io, questi elefanti non attraverseranno lemontagne dove c'è la neve. Sono avvezzi al caldo, non potranno sopravvivere al freddo. Per giunta, come trasporteremo tutte le tonnellate di cibo che accorrerebbero a queste bestie? Ilmio parere è di togliere il carico dagli elefanti e di passarlo ai cavalli del posto. Questo è ilsolo modo per andare dall'altra parte". Il trambusto proseguì; erano come una combriccola di pescivendole, che discutevano e gesticolavano, ma l'uomo degli elefanti la spuntò. Gli animalifurono alleggeriti del carico e vennero radunati tutti i cavalli della zona, nonostante lerimostranze dei coltivatori ai quali appartenevano. Naturalmente non capivo una parola diquanto dicevano, ma lo speciale apparecchio che il Lama mi aveva messo sul capo miconsentiva di capire tutto ciò che si stava dicendo, facendomelo entrare direttamente in testa enon tramite le orecchie. In tal modo ero in grado di osservare tutto nei minimi particolari. Allafine l'immensa cavalcata fu pronta e anche le donne furono fatte salire in groppa. … Il corteosi mise in cammino, inerpicandosi sul sentiero di montagna. A mano a mano che progredivano nella salita, potemmo constatare che sarebbe stato assolutamente impossibile far salire gli elefanti su per la stretta pista rocciosa. Quando poi ci imbattemmo nella neve,neanche i cavalli se l'aspettavano, tanto che dovettero essere veramente tirati per la cavezza. IlLama Mingyar Dondup saltò alcuni secoli e poi, quando fermò il movimento rotatorio,vedemmo che c'era una battaglia in corso. Non sapevamo di che si trattasse, ma sembravaabbastanza cruenta. Non bastava passare una persona a fil di spada, il vincitore di solitomozzava il capo alla vittima e le teste mozze venivano gettate in una grande catasta. Per un po' osservammo la scena, vedendo tutti quegli uomini che si ammazzavano tra di loro inmezzo a stendardi ondeggianti e a grida rauche, mentre, ai margini del campo di battaglia, ledonne assistevano da tende di rozza fattura. A loro non importava molto quale fazionevincesse, perché sarebbero state usate allo stesso scopo. Tuttavia guardavano, credo, più omeno per pura curiosità, esattamente come facevamo noi. Un tocco alla manopola e il mondogirò più alla svelta. Di tanto in tanto il Lama lo fermava. A me sembrava quanto maiincredibile che ogni volta che lo faceva ci fosse una guerra in corso. Andammo avanti fino adarrivare all'epoca dei Crociati, di cui il Lama mi aveva parlato. A quell'epoca era 'abitudine'dei nobili espatriare e fare la guerra contro i saraceni. Costoro, ancorché appartenenti a unarazza mite e raffinata, erano risoluti a difendere la loro terra natia. Molte nobili dinastieinglesi si estinsero sul campo di battaglia. Poi, tutt'a un tratto, la battaglia cessò. Sembravache entrambe le parti fossero vincenti e perdenti nello stesso tempo, giacché si mescolarono e poi, da ultimo, gli invasori - cioè i crociati - si spostarono su un lato del campo di battaglia,mentre i saraceni andarono sul lato opposto, dove anche per loro c'erano donne in attesa. Iferiti e i moribondi venivano lasciati dove erano caduti, non essendoci altro da fare. Nonc'erano medici quindi un uomo, se rimaneva gravemente ferito, spesso chiedeva ai suoicompagni di liberarlo dal dolore. Essi altro non facevano che mettergli in mano un pugnale e poi se ne andavano. Se il ferito voleva sul serio mettere fine ai suoi giorni bastava che siconficcasse il pugnale nel cuore. Alla fine vedemmo la guerra boera. Entrambi glischieramenti erano assolutamente convinti della legittimità della loro causa. A quanto pareva i
 
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applicazioni erano così lontani da qualunque cosa di cui avessi fatto precedentementeesperienza, che non ho la possibilità di descriverli in nessun modo. Tubi tremolanti checontenevano una luce verde spettrale, tubi vibranti di luce color ambra, muri che ERANOmuri, sebbene irradiassero la stessa luce colorata come quella fuori all'aperto. Cerchi di vetrodietro cui si vedevano dei punti ondeggiare violentemente, oppure oggetti solidi come rocce;tutto QUESTO può Suggerirti qualcosa? Una sezione del muro si aprì improvvisamente,rivelando un'incredibile quantità di fili metallici e tubi.
Piccoli ometti alti circa mezzo metro
 si arrampicavano su e giù per quei tubi, piccole persone ornate di cinture che contenevanoattrezzi luminosi, che erano arnesi di un qualche tipo. Poi entrò un gigante portando unascatola grande e pesante. La tenne lì per alcuni momenti, mentre gli ometti bloccavano lascatola contro il retro del muro. Poi il muro si richiuse e gli ometti scomparvero, assieme algigante. Ora c'era silenzio, salvo che per un rumore secco continuo e il fruscio del nastro chesi muoveva ininterrottamente da un orifizio della macchina a un ricettacolo speciale. Sulloschermo era adesso inquadrata una cosa davvero assai strana. Dapprima credetti di vedere unaroccia sbozzata grossolanamente in una forma umana, poi, con mio grande orrore, vidi che laCosa si muoveva. La forma di un braccio primitivo si alzò e io vidi che reggeva un grandefoglio di qualche materiale sconosciuto, su cui era incisa una qualche forma di scrittura. Manon si può dire 'scrittura' e basta; era così ovviamente diversa da tutto ciò che è nel nostromondo, che si dovrebbe inventare una qualche forma di linguaggio per poterla descrivere.Allontanai lo sguardo: tutto ciò era così al di sopra della mia comprensione da non suscitare più alcun interesse in me. Provavo soltanto orrore nel considerare quella parodia dell'umanità.Ma il mio sguardo meravigliato s'interruppe bruscamente. Ecco che apparvero degli Spiriti,
Spiriti alati
! Ne rimasi così affascinato che quasi andai a battere contro lo schermo neltentativo di avvicinarmi per vederne di più. Era il quadro di un giardino meraviglioso in cuigiocavano
creature alate. Di forma umana, sia maschi che femmine
eseguivano una sortad'intricata danza aerea nel cielo dorato sopra il loro giardino. La Voce irruppe nei miei pensieri. 'Ah! Dunque sei affascinato, eh? Questi sono (un nome indecifrabile) e sono capacidi volare soltanto perché vivono in un mondo dove la forza di gravità è assai debole. Non possono lasciare il loro pianeta perché troppo fragili. Tuttavia posseggono un'intelligenza potente e insuperabile. Ma guarda ora in altri schermi. Presto vedrai di
 più
della storia del tuomondo'. Davanti a me vidi la scena cambiare. Sospettai che il cambiamento fosse deliberato,in modo che potessi vedere ciò che si desiderava che vedessi. Prima ci fu il viola profondodello spazio, poi un mondo interamente azzurro si mosse da un margine fino ad occupare ilcentro delle schermo. L'immagine divenne sempre più larga, fino a riempire completamente lavisione, sempre più larga e di nuovo ebbi l'orrenda impressione di cadere a testa in giù, fuorinello spazio. Esperienza veramente angosciante. Sotto di me balzavano e rotolavano ondeazzurre. Il mondo girò. Acqua, acqua, ovunque acqua. Ma una macchiolina si proiettò sopra leonde eterne. Su tutto il mondo si elevava un altipiano della grandezza della Valle di Lhasa, sucui erano disseminati strani edifici. Figure umane si muovevano pesantemente sulla riva con i piedi nell'acqua. Altre figure sedevano su rocce lì vicino. Era tutto misterioso e niente avevaalcun senso per me. '
Il nostro vivaio'
disse la Voce '
dove coltiviamo il seme di una nuovarazza'
.7-117 "Mi lasciai per un po' trasportare, … come i pensieri di un uomo pigro, senza direzione, senzascopo. Vacillando mi spostavo da schermo a schermo, a seconda di quello che mi suggeriva lafantasia. Poi la Voce s'introdusse in me dicendo: 'Ti dobbiamo dire altro ancora'. Mentre laVoce parlava, mi accorsi di essere stato girato e diretto verso gli schermi che avevo studiatoall'inizio. Ora erano di nuovo attivi. Su uno schermo era inquadrato l'universo, contenentequello che ora conosciamo come il Sistema Solare. La Voce riprese: 'Per secoli si è avutaestrema cura, nel caso ci fosse stato qualche rischio di radiazioni proveniente dal nuovoSistema ora in formazione. Passarono milioni di anni, ma nella vita dell'universo un milionedi anni non è che alcuni minuti nella durata della vita di un umano. Infine salpò un'altra
 
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spedizione da qui, il centro del nostro impero; spedizione equipaggiata con i più moderniapparati, con cui determinare la pianificazione di nuovi mondi che dovremmo seminare'. LaVoce cessò, e io ripresi a guardare negli schermi. Le stelle brillavano fredde e remote nelleincredibili distanze dello spazio. Dure e fragili, brillavano con più colori dell'arcobaleno.L'immagine si ingrandì sempre più, finché apparve un mondo che sembrava proprio una palladi nuvole. Nuvole vorticose si spostavano da un estremo all'altro, con la luce piùimpressionante. 'Non è possibile' disse la Voce 'fare una VERA analisi di un mondo lontanomediante sonde a distanza. Una volta noi credevamo altrimenti, ma l'esperienza ci ha mostratoil nostro errore. Ora, per milioni di anni, abbiamo mandato spedizioni. Guarda!'. L'universovenne spazzato via così come si può tirare una tenda da una parte. Vidi di nuovo un pianoestendersi in quello che sembrava l'infinito. Le costruzioni erano diverse, ora erano lunghe e basse. Anche la grande nave che stava lì, pronta, era diversa.
Quella nave sembravacomposta di due piatti: il piatto inferiore era posto nel modo corretto e usuale, mentrequello superiore posava sopra quello inferiore, ma rovesciato. Brillava luminosa come laluna piena e la sua circonferenza era disseminata di buchi rotondi, coperti da vetri. Sulpiano superiore posava una stanza trasparente, a forma di cupola assai vasta.
Lagigantesca circonferenza della nave rendeva relativamente piccolissimi i pesanti macchinariche la sostenevano alla base. Lì nei pressi indugiavano in gruppi uomini e donne, tutti vestiticon strane uniformi, tutti con una quantità di scatole posate ai loro piedi sul terreno. Ildiscorso sembrava essere allegro, l'umore buono. Individui abbigliati con maggiori ornamenticamminavano impettiti e inaccessibili avanti e indietro, come se stessero deliberando ildestino di un mondo, cosa che forse stavano facendo. Un improvviso segnale li fece subito piegare, prendere i loro pacchetti e affrettarsi a piccoli passi sulla nave in attesa.
Portemetalliche simili all'iride di un occhio si chiusero salde dietro di loro
. Lentamentequell'immensa macchina di metallo si sollevò in aria di qualche centinaio di metri.
Oscillòper un istante e poi svanì del tutto senza lasciare nessuna traccia
a segnalare che fossemai esistita. La Voce disse: 'Viaggia a una velocità impensabile, maggiore della velocità dellaluce, è un mondo autosufficiente, e quando qualcuno si trova su queste navi è DEL TUTTOinsensibile a qualunque influenza esterna.
Non vi è alcuna sensazione di velocità, nessunasensazione di caduta, neanche nelle virate più brusche. 'Lo Spazio', continuò la Voce,NON
 
è Vuoto come voi abitanti della terra credete. Lo Spazio è un'area di densitàridotta. C'è un'atmosfera di molecole di idrogeno. Le molecole separate possono esseredistanti anche centinaia di chilometri, ma alla velocità generata dalle nostre naviquell'atmosfera sembra densa quasi come il mare. Si possono sentire le molecole chestrusciano contro i lati della nave e dobbiamo prendere misure speciali, per ovviare alproblema del riscaldamento causato dall'attrito molecolare
. Ma guarda. Su uno schermoadiacente,
la nave a forma di disco stava correndo all'impazzata, lasciando una scia diluce azzurrina dietro di sé. La velocità era così grande che man mano che il quadro sispostava per tenere inquadrata la nave, le stelle sembravano strisce continue di luce
. LaVoce mormorò: 'Tralasceremo le superflue sequenze del viaggio, per mantenerci sui punti cheinteressano veramente. Guarda l'altro schermo'. Così feci e vidi la nave che ora viaggiavamolto più lentamente, e che ruotava intorno al sole, al NOSTRO sole. Ma un sole molto moltodifferente da quello che è ora.
Era più grande, più luminoso e lunghe lingue di fuocoscaturivano dalla sua circonferenza
. La nave ruotò intorno, prima a un mondo e poi a unaltro. Alla fine si avvicinò a un mondo che in qualche modo sapevo essere la Terra.Completamente avvolta da nubi, essa girava sotto la nave, che dopo diverse orbite diminuìancor più la sua velocità. Il quadro cambiò e mi fu mostrato l'interno. Un piccolo gruppo diuomini e donne stavano camminando in un lungo corridoio di metallo, alla cui estremitàsbucarono in un
ambiente cintato, che conteneva piccole copie della nave più grande
.Uomini e donne salirono su una rampa ed entrarono in una di queste navi più piccole. Tutte lealtre persone lasciarono quella zona. Dietro un muro trasparente un uomo guardava, le mani
 
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sopra strani bottoni e lampi di luce di fronte a lui. Si diffuse una luce verde, e l'uomo pigiò più bottoni contemporaneamente. Una sezione del pavimento si ritirò e si aprì come si apre l'iridedi un occhio. La piccola nave cadde attraverso l'apertura ed entrò nello spazio. Si allontanòlentamente come scivolando, finché la perdemmo di vista nelle nuvole che circondavano laTerra. Poi il quadro davanti a me mutò di nuovo e potei vedere come se fossi stato a bordo delnaviglio stesso. Qui le nuvole turbinavano e ondeggiavano, simili dapprima a barriereimpenetrabili, che si andavano via via sciogliendo appena venivano in contatto con la navespaziale. Giù giù attraversammo chilometri di nuvole, finché fummo finalmente assorbiti dauna giornata triste e cupa. Un mare grigio si gonfiava e agitava e in lontananza sembravafondersi con le nuvole grigie, nuvole su cui erano riflesse rosse luci abbaglianti, provenientida qualche fonte sconosciuta. La nave spaziale si alzò e si pose orizzontalmente fra le nuvolee il mare, sorvolando chilometri e chilometri infiniti di mare agitato. Sulla linea dell'orizzonteapparve una massa scura, interrotta da lingue intermittenti di fiamma. La nave avanzò.Proprio sotto di noi si vide confusamente una grande quantità di terra montuosa. Enormivulcani ergevano le loro brutte teste in alto verso le nuvole, e da questi scaturivano tremendefiamme; lava fusa colava giù per i fianchi delle montagne per tuffarsi nel mare con unrimbombo sibilante. Anche se da lontano appariva grigia, da vicino risultava di colore rossoopaco. La nave continuò a viaggiare e circumnavigò il mondo per un gran numero di volte. Non c'era che un'immensa quantità di terra, circondata dal mare agitato che, più da vicino,sembrava emettere vapori. Alla fine la nave si alzò, entrò nello spazio e tornò alla nave madre.Lo schermo divenne bianco, quando la nave partì a gran velocità per tornare al mondodell'Impero. La Voce, che ora mi ero abituato a sentir parlare nel mio cervello, commentò:'NO! Non sto parlando semplicemente a TE, mi sto rivolgendo anche a coloro che partecipanoa questa esperienza. Dal momento che tu sei tanto ricettivo, sei consapevole di tutti i mieicommenti, che noi definiamo segnali acustici. Ma fai attenzione. Questo si applica anche a te.'La Seconda Spedizione tornò a...' (ci fu un nome, ma non riesco proprio a pronunciarlo, cosìlo chiamerò 'il nostro impero'). 'Gli scienziati studiarono i rapporti presentati dall'equipaggio.Furono fatte valutazioni circa il probabile numero di secoli necessari prima che quel mondofosse sufficientemente assestato, così da poter essere popolato di creature viventi. Biologi egenetisti lavorarono insieme, per formulare piani circa la formazione del miglior tipo dicreature. Quando si tratta di popolare un nuovo mondo, e quando questo mondo è un
prodotto di una Nova
, prima di tutto c'è bisogno di animali pesanti e di fitto fogliame. Tuttoil suolo è formato da rocce friabili, con cenere di lava e elementi residui. Tale suolo sosterràsoltanto piante che necessitino di nutrimento grossolano. Poi quelle piante tramontano e glianimali muoiono, estinguendosi anch'essi e mescolandosi alla roccia. Nel corso di millenni ilsuolo è formato. Come il suolo si trasforma sempre più rispetto alla roccia originaria, possonocrescere tipi di piante più complessi. Col passare del tempo, su ciascun pianeta, il suolo èveramente composto delle cellule di animali e piante estinti ed escrementi dei primi duranteeoni passati'. Ebbi l'impressione che il Proprietario della Voce facesse una pausa, per osservare il suo pubblico. Poi continuò: 'L'atmosfera di un nuovo pianeta non è assolutamenterespirabile dagli umani. Le esalazioni delle eruzioni vulcaniche contengono zolfo e molti altrigas nocivi e letali. Una vegetazione idonea potrà superare questo inconveniente mediantel'assorbimento di tossine e la produzione di minerali non nocivi per il suolo. La vegetazioneassorbirà i fumi velenosi e li trasformerà in ossigeno e azoto necessario agli umanoidi. Cosìgli scienziati di molti rami lavorarono insieme per secoli per preparare la razza base.
I primiesemplari di questa razza furono posti poi su un mondo vicino, di condizioni simili
(Marte?)
 
così che potessero maturare, e in modo che noi potessimo assicurarci che fosserointeramente soddisfatti. Se necessario potevano anche essere modificati. Così, per intere ere, ilnuovo sistema planetario fu lasciato al corso della propria evoluzione, mentre vento e ondecorrodevano gli acuti pinnacoli di roccia. Per milioni di anni le tempeste batterono controquella terra rocciosa, e dagli alti picchi la roccia si frantumò, enormi massi caddero e
 
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rotolarono, sbriciolandosi sotto l'impeto delle tempeste e rendendo il terreno sempre piùfriabile. Le onde gigantesche battevano con furia contro le coste, spezzando contrafforti,facendoli urtare insieme e riducendoli a particelle sempre più piccole. La lava che, bianca per l'elevata temperatura, scorreva dentro le acque, fumava e spumeggiava e si frantumava inmilioni di particelle, destinate a divenire la sabbia del mare. Le onde riportavano indietro, conil loro moto, la sabbia sulla costa, e questa continua erosione consumò le montagne, la cuialtezza risultò notevolmente diminuita. Passarono infiniti secoli di tempo terreno
. Il soleardente cominciò a brillare con minore intensità
. Le lingue fiammeggianti non venivano più lanciate, per distruggere e incenerire corpi vicini. Ora il sole splendeva e bruciava del tuttoregolarmente, e anche i mondi vicini si raffreddarono. Le loro orbite si stabilizzarono. Ognitanto piccole quantità di roccia venivano in collisione con altre masse e il tutto precipitava nelsole, causando un aumento temporaneo della sua intensità di fuoco. Ma il Sistema si andavastabilizzando. Il mondo chiamato Terra era ormai quasi pronto a ricevere la sua prima vita.Alla base spaziale dell'Impero veniva preparata una grande nave per viaggiare sulla Terra e imembri di quella che sarebbe stata la Terza Spedizione venivano addestrati in ogni questionerelativa al loro prossimo compito. Furono selezionati uomini e donne, in base alla lorocompatibilità e all'assenza di nevrosi. Ciascuna nave spaziale è un mondo autosufficiente, incui l'aria è fornita dalle piante e l'acqua è ottenuta da un'eccedenza di aria e di idrogeno, lacosa più economica di tutto l'universo. Furono caricati strumenti, provviste generali, e lanuova razza fu ibernata con cura, pronta a essere rianimata al momento opportuno. Dopomolto tempo, dato che non c'era fretta, la Terza Spedizione fu pronta.
Guardai la navescivolare attraverso l'universo principale, attraversarne un altro ancora ed entrare inquello che conteneva, nel margine estremo, la nuova Terra
. C'erano molti mondi cheruotavano intorno al sole splendente; questi furono ignorati e tutta l'attenzione fu dedicata aun solo pianeta. La grande nave decelerò e si stabilizzò in un'orbita stazionaria relativamentea un punto sulla Terra. A bordo della nave fu approntato un piccolo velivolo, in cui entraronosei uomini e sei donne, e di nuovo apparve un'apertura nel pavimento della nave madre,attraverso cui il velivolo di scorta si lasciò cadere. Di nuovo potei vedere sullo schermoquando esso penetrava le nuvole pesanti ed emergeva qualche chilometro sopra l'acqua.Muovendosi in senso orizzontale, giunse rapidamente nella zona in cui la roccia si proiettavasull'acqua. Le eruzioni vulcaniche, sebbene assai violente, erano tuttavia meno intense che in precedenza. La pioggia di detriti di roccia
(meteoriti)
era meno abbondante. Lentamente,molto lentamente la piccola nave spaziale si abbassò sempre di più. Occhi attenti scrutarono lasuperficie, per trovare il luogo più adatto per atterrare e infine, stabilito il posto, fu effettuatol'atterraggio. Qui, posando sulla dura superficie, l'equipaggio fece quelle che sembrarono le prove consuete. Soddisfatti, quattro membri dell'equipaggio indossarono strani indumenti cheli ricoprivano dal collo ai piedi. Sulla testa ciascuna persona pose un globo rotondo etrasparente, collegato in qualche modo con il resto della tuta già indossata. Ciascuno preseuna scatola ed entrò in una piccola stanza, la cui porta fu chiusa e serrata con attenzione dietrodi loro. Una luce rossa, opposta a un'altra porta, si accese. La lancetta nera di un quadrantecircolare prese a muoversi e, quando giunse a fermarsi su una 'O', la luce rossa divenne verdee la porta esterna si aprì. Una strana scala a pioli, quasi dotata di vita, risuonò sul pavimento esi abbassò sul terreno calando per alcuni metri. Un uomo discese con attenzione la scala a pioli e fece alcuni passi in giro, appena giunto sulla superficie. Estrasse dalla scatola un lungo bastone che ficcò nel terreno. Piegandosi esaminò minutamente i segni sulla superficie di quel bastone e, rialzandosi, fece cenno agli altri di raggiungerlo. La piccola compagnia si mosse ingiro apparentemente a caso, facendo cose per me prive di significato. Se non avessi saputoche erano adulti intelligenti, avrei interpretato quelle stramberie come giochi di bambini.Alcuni raccolsero piccoli sassi e li misero in un sacco. Altri colpivano il terreno con martelli,o vi infilavano quelli che sembravano bastoni di metallo. Un'altra persona ancora, una donnacome osservai, se ne andava sventolando piccole strisce di vetro appiccicoso e poi le
 
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introduceva rapidamente in bottiglie. Tutte queste cose erano del tutto incomprensibili per me.Alla fine ritornarono alla loro nave ed entrarono nel primo compartimento. Rimasero lì fermi,come bestiame in un mercato, mentre
su tutta la superficie di ciascuno di loro si potevanovedere brillare e guizzare luci dai forti colori
. Infine si accese una luce verde, mentre lealtre svanirono; le persone si tolsero quegli indumenti protettivi ed entrarono nel corpo principale. Presto ci fu un gran daffare. La donna con le strisce di vetro appiccicoso corse amettere ciascuna di esse in un dispositivo metallico. Avvicinando il viso in modo da guardareattraverso due tubi, girò dei bottoni facendo intanto dei commenti con gli altri. L'uomo con i piccoli sassi li rovesciò in una macchina, che emise un gran sibilo e rigettò subito i sassi, oraridotti in polvere sottile. Furono compiuti molti test, e furono tenute molte conversazioniall'interno della grande nave madre. Apparvero altre di queste navi, mentre la prima girò etornò nella nave più grande.
Quelle rimaste circondarono tutto il mondo e lanciaronooggetti che caddero sulla terra e altri oggetti di diverso tipo che caddero nel mare
.Soddisfatte del loro lavoro, tutte le piccole navi si
affiancarono fino a formare una linea
,dopo di che si sollevarono e lasciarono l'atmosfera della Terra. Una dopo l'altra tutte le navirientrarono nella nave madre e, quando fu rientrata anche l'ultima, la grande nave spaziale sistaccò dall'orbita a gran velocità e prese a viaggiare negli altri mondi di quel sistema. Fu inquesto modo che trascorsero innumerevoli anni del tempo della Terra.
Nel tempocorrispondente a poche settimane del viaggio di una nave attraverso lo spazio, moltisecoli passarono sulla Terra
. I due tempi sono differenti in una maniera che è difficilecomprendere, ma è così. Molti secoli passarono e, sulla Terra e sotto le acque, fiorì unavegetazione selvatica e robusta. Grandi felci si alzavano verso il cielo con foglie immense edense, capaci di assorbire i gas velenosi e di restituire ossigeno di giorno e azoto di notte. Allafine un'Arca dello Spazio discese attraverso le nuvole e atterrò su una spiaggia di sabbia.Furono aperti grandi boccaporti e dalla
nave lunga chilometri
uscirono pesanti creature daincubo, talmente massicce che la Terra tremò al loro passo. Orrende creature volavanorumorosamente nell'aria battendo le loro pesanti ali di cuoio. La grande Arca - la prima dimolte che sarebbero venute nel volgere dei tempi - si sollevò nell'aria e scivolò viadelicatamente sopra i mari. In alcune zone predeterminate l'Arca rimase sulla superficiedell'acqua lasciando cadere strane creature nelle profondità degli oceani. L'immensa nave sialzò infine e svanì nei recessi più remoti dello spazio. Sulla Terra creature incredibilivivevano e combattevano, nascevano e morivano. L'atmosfera cambiò. La vegetazione e lecreature cambiarono, seguendo il corso dell'evoluzione. Passarono eoni, e dall'Osservatoriodei Saggi, a distanza di universi, veniva sorvegliata la nuova Terra.
La Terra stavaoscillando sulla sua orbita; si stava sviluppando un pericoloso grado di eccentricità.
Dalcuore dell'Impero giunse una nave speciale. Gli scienziati decisero che una sola grande massadi terra non fosse sufficiente per prevenire il sollevarsi dei mari e il conseguente squilibrio delmondo.
Dalla grande nave che si librava molti chilometri sulla superficie fu lanciato unsottile raggio di luce. Il continente della Terra ad esso esposto si frantumò e si spezzò inmasse più piccole
. Ci furono violenti terremoti e, quando il tempo fu maturo, le masse diterra si ritirarono formando una sorta di bastioni contro cui la forza del mare, ora diviso inMARI, batteva invano. La Terra si fissò in un'orbita stabile. Trascorsero milioni di anni,milioni di anni di tempo TERRENO. Di nuovo si mosse una spedizione dall'Impero. Questavolta
portò i primi umanoidi sul mondo, strane creature viola: le donne con ottomammelle, e uomini e donne con la testa collocata direttamente sulle spalle, senza collo,così che per guardare di lato dovevano ruotare tutto il corpo. Le gambe erano corte e lebraccia lunghe, che arrivavano sotto le ginocchia
. Non conoscevano né fuoco né armi etuttavia erano sempre in litigi. Vivevano in caverne e sotto i rami di alberi possenti. Per ciboavevano bacche, erbe e insetti, che brulicavano sulla terra. Ma coloro che controllavano lasituazione non erano soddisfatti, perché queste erano creature prive d'intelligenza, incapaci di provvedere a se stesse e di mostrare alcun segno di evoluzione. Intanto le navi di quell'Impero
 
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 pattugliavano sempre l'universo che conteneva il sistema solare. Anche altri mondi si stavanosviluppando e quello di un altro pianeta stava procedendo assai più rapidamente della Terra.Fu staccata una nave di guardia e mandata sulla Terra. Qui furono catturati alcuni nativi violaed esaminati, e fu deciso che l'intera razza doveva essere sterminata, proprio come ungiardiniere estirpa le erbacce.
Si produsse una pestilenza che uccise tutti gli umanoidi
. LaVoce irruppe dicendo: 'In anni futuri la gente della tua stessa Terra userà una pestilenza cheucciderà con agonia i conigli: NOI lo facciamo senza dolore'.
Dai cieli giunse un'altra Arcache portò differenti animali e umanoidi assai diversi
. Questi furono distribuiti per tutte leterre, e fu scelto un altro tipo e anche un altro colore, forse per soddisfare le condizioni diquell'area. La Terra continuava a estendersi senza ordine, quanto a fauna e flora. I vulcanieruttavano fiamme e fumo e la lava fusa colava lungo i lati della montagna. I mari si stavanoraffreddando e la vita in essi andava mutando, per soddisfare le condizioni alterate. Ai due poli le acque erano fredde e il primo ghiaccio si stava formando sulla Terra. Passarono le Ere.L'atmosfera della Terra cambiò. La crescita di piante simili a felci giganti dette luogo allaformazione di veri e propri alberi. Le forme di vita divennero stabili e
fiorì una grandeciviltà
. I Giardinieri della Terra volavano intorno al mondo per visitare una città dopo l'altra.Ma alcuni di essi divennero troppo familiari con i loro protetti umani, e con le donne. Un prete malvagio della razza umana persuase una bella donna a sedurre uno dei Giardinieri e aindurlo a tradire i segreti proibiti. La donna fu presto in possesso di certe armi, primasconosciute dall'uomo. Nel giro di poche ore queste erano nelle mani del prete. Alcunifraudolenti membri della casta sacerdotale costruirono armi atomiche, usando come modelloquella rubata. Fu ordita una congiura, mentre alcuni Giardinieri erano invitati a un tempio per alcune celebrazioni e preghiere di ringraziamento. Qui, sul suolo sacro, i Giardinieri furonoavvelenati e la loro attrezzatura rubata. Anche gli altri Giardinieri furono assaliti. Nella battaglia la pila atomica di un'astronave, che era atterrata nei pressi, fu fatta esplodere da un prete. Il mondo intero fu scosso. Il grande continente di Atlantide s'inabissò sotto le onde. Interre assai lontane tornadi squarciarono le montagne e spazzarono via gli umani. Grandi ondeinvasero le terre dai mari, e il mondo rimase quasi privo di vita umana, salvo per pochi, cheriuscirono a ripararsi, pieni di terrore, in caverne nascoste. Per anni la Terra fu scossa e tremòsotto gli effetti della conflagrazione atomica. Per anni Nessun Giardiniere venne a ispezionareil mondo. Le radiazioni furono forti, e ciò che rimaneva della razza umana impaurita procreò prole diversa. La vita delle piante fu intaccata, e l'atmosfera si deteriorò. Il sole fu oscurato darosse nuvole basse. Alla fine i Saggi decretarono che un'altra spedizione avrebbe viaggiatoverso la Terra e portato una nuova razza al loro 'giardino' dissacrato. La grande Arca, piena diumani, animali e piante, salpò le immense distanze dello spazio."7-129 "L'Arca apparve nello schermo davanti a me, enorme e ingombrante,
un vascello cheavrebbe inghiottito il Potala e l'intera città di Lhasa, compresi i Monasteri di Sera e diDrepung
. Era così immensa che gli umani che ne uscivano a frotte sembravano piccoli comeformiche che lavorano nella sabbia. Venivano sbarcati grandi animali e una folla di nuoviumani. Tutti apparivano intontiti e inebetiti, presumibilmente ridotti in quello stato perché nonfacessero resistenza.
Uomini con strane cose sulle spalle volavano come uccelli
, riunendoanimali e uomini e pungolandoti con bastoni di metallo. La nave volò intorno al mondo,atterrando in molti punti, per lasciare animali di diverso tipo. Alcuni umani erano bianchi,altri erano neri e altri ancora gialli; umani bassi e umani alti; umani con capelli neri e altri icui capelli erano bianchi. Animali con strisce, animali con lunghi colli, altri senza collo: nonavevo mai saputo che potesse esistere una tale gamma di colori, misure e tipi differenti dicreature viventi. Alcune delle creature erano così straordinariamente immense che per uncerto tempo non riuscivo a comprendere come potessero muoversi e, tuttavia, nel mareapparivano agili come i pesci dei nostri laghi. Attraverso l'aria volavano continuamente piccole navi, con a bordo persone col compito di controllare i nuovi abitanti della Terra.Durante le loro incursioni disperdevano grandi mandrie, assicurandosi che animali e umani
 
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fossero diffusi su tutto il globo. I secoli passarono e l'Uomo non era ancora in grado diaccendere un fuoco né di ricavare dalle pietre strumenti grossolani. I Saggi tennero delleconferenze e
decisero che la 'razza' doveva essere migliorata mediante l'introduzione dialcuni umanoidi più intelligenti
, che sapevano come accendere fuochi e lavorare la selce.Così trascorsero altri secoli in cui i Giardinieri della Terra
introdussero nuovi campionivirili per migliorare la razza umana
. Gradatamente l'umanità progredì, passando dallostadio della selce scheggiata a quello del fuoco. A poco a poco furono costruite case e formatecittà.
I Giardinieri si muovevano sempre fra le creature umane, che li ritenevano deisulla Terra
. La Voce irruppe dicendo: 'Non ci sarebbe alcuno scopo utile nel seguiresemplicemente le infinite peripezie che assillarono questa nuova colonia della Terra. Tiracconterò le caratteristiche salienti, per il bene della tua istruzione. Mentre parlo avremodavanti a noi dei quadri che scandiscono convenientemente il tempo, così che tu possa anchevedere ogni punto interessante. L'Impero era grande, ma giunse da un altro universo un popolo violento che tentò di strapparci i nostri possessi. Queste persone
erano umanoidi eavevano sulla testa escrescenza cornee, che si ergevano a livello delle tempie. Inoltreavevano anche una coda. Erano di natura smisuratamente guerriera, la lotta era il lorosport e il loro lavoro
. Si riversarono con nere navi in questo universo, rendendo desertimondi che avevamo solo recentemente seminato
. Nello spazio ebbero luogo battaglie dacataclisma
. Mondi rimasero privi di vita, altri, in seguito a eruzioni, esplosero, riducendosi infumo e fiamme, e i loro detriti si muovono disordinatamente nello spazio come ancor oggi laCintura degli Asteroidi. Mondi precedentemente fertili ebbero distrutta la loro atmosfera e conessa tutto ciò che viveva lì.
Un mondo colpì un altro mondo e lo gettò contro la Terra;questa fu a sua volta scossa e spinta in un'altra orbita che rese il giorno della Terra piùlungo
.
Durante la collisione scariche elettriche giganti scoccarono dai due mondi
. I cieli presero fuoco di nuovo, e molti degli umani della Terra perirono. Enormi inondazionispazzarono la superficie del mondo e i pietosi Giardinieri si preoccuparono di andare con leloro Arche a recuperare a bordo umani e animali, in modo che fossero posti in salvo etrasportati in altre zone sicure. 'In anni futuri', disse la Voce, 'questo avrebbe dato origine aleggende inesatte in tutte le parti della Terra. Ma nello spazio la battaglia era vinta. Le forzedell'Impero sconfissero i malvagi invasori e ne catturarono molti. Il Principe degli Invasori,Satana, si salvò la vita dicendo che aveva molto da insegnare ai popoli dell'Impero e che, intutti i tempi, avrebbe lavorato per il bene degli altri. Così fu risparmiata la vita a lui e adalcuni dei suoi seguaci. Dopo un periodo di cattività si mostrò ansioso di cooperare per laricostruzione del sistema solare che aveva profanato. Gli ammiragli e i generali dell'Impero,essendo uomini di buona volontà, non potevano immaginare inganno e tradimento in altri.Accettarono dunque l'offerta e stabilirono i compiti del Principe Satana e dei suoi ufficiali,sotto la supervisione di uomini dell'Impero. Sulla Terra i nativi erano impazziti per leesperienze subite ed erano stati decimati dalle inondazioni e dalle fiamme scaturite dallenuvole. Altri ceppi furono portati da pianeti lontani, dove erano rimasti ancora esseri umani.Ora le terre erano differenti, e così i mari; a causa del cambiamento totale dell'orbita anche ilclima era mutato. Ora c'era una fascia equatoriale calda e spesse formazioni di ghiaccio sullearee polari. Grandi iceberg si staccarono dalla massa principale, prendendo a galleggiare neimari, animali enormi morirono per il freddo improvviso, e foreste scomparvero, quando leloro condizioni vitali cambiarono così drasticamente. Intanto le condizioni si andaronolentamente stabilizzando e ancora una volta l'Uomo cominciò a costruire una forma di civiltà.Ma
l'Uomo ora era eccessivamente bellicoso e perseguitava tutti coloro che erano piùdeboli, e i Giardinieri introducevano regolarmente nuovi elementi capaci di migliorarela razza di base
. L'evoluzione dell'Uomo progredì, e si sviluppò lentamente un tipo miglioredi creatura. Ma i Giardinieri non erano soddisfatti, e fu deciso che più Giardinieri vivesserosulla Terra, Giardinieri con le loro famiglie. Risultò vantaggioso che questi usassero cime dimontagne e luoghi elevati come basi. Un uomo e una donna discesero su una terra orientale
 
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con la loro nave spaziale e fecero la loro base sul picco di una bella montagna. Izanagi eIzanami divennero così i protettori della razza giapponese e' la Voce risuonò triste e irata nelmedesimo tempo 'ancora una volta furono intrecciate false leggende; poiché questi due,lzanagi e Izanami, apparvero in direzione del sole, i nativi credettero che fossero dei e dee delsole venuti a vivere insieme a loro'. Sullo schermo avanti a me vidi il sole, rosso come ilsangue, brillare e splendere nel cielo, e da quella direzione discendere una nave luminosa,colorata di rosso dal riflesso dei raggi del sole che tramontava. La nave discese ancora, siabbassò e poi fece alcuni giri pigramente. Infine, quando i raggi. rossi del sole al tramontofurono riflessi sulla cima della montagna ricoperta di neve, la nave discese su un alto pendio alato della montagna. Gli ultimi raggi della luce del sole illuminarono l'uomo e la donna chediscendevano dalla nave per guardare intorno a sé e poi rientrare. I nativi dalla pelle gialla si prostrarono davanti alla nave, intimiditi dalla grandezza della visione, attesero in deferentesilenzio e poi si allontanarono nella notte. Il quadro cambiò e io vidi un'altra montagna in unaterra lontana. Dove fosse, non so, ma dovevo presto esserne informato. Vennero dal cielo navispaziali che fecero alcuni giri e poi scesero lentamente, in formazione regolare, finchéanch'esse occuparono il pendio di una montagna. 'Gli Dei dell'Olimpo!' disse la Voce con untono sarcastico 'I cosiddetti Dei, che portarono così tanto affanno e tribolazione a questogiovane mondo. Queste persone, col Principe Satana in mezzo a loro, vennero per stabilirsisulla Terra, ma il centro dell'Impero era assai lontano. La noia e i suggerimenti di Satanacondussero fuori strada questi giovani uomini e donne, a cui era stata assegnata questa Terra per mettere a frutto la loro esperienza. Zeus, Apollo, Teseo, Afrodite, le figlie di Cadmo emolti altri formavano questi equipaggi. Il messaggero Mercurio
(Hermes)
viaggiava da nave anave per tutto il mondo, riferendo messaggi e scandali. Gli uomini vennero sommersi daldesiderio delle mogli degli altri e le donne si misero a sedurre gli uomini che desideravano.Per tutti i cieli del mondo avvennero pazzi inseguimenti con velocissime navicelle, quandouna donna inseguiva un uomo o un marito inseguiva la moglie fuggita con l'amante. E i natividel mondo, privi di cultura, osservando le stramberie sessuali di coloro che consideravano dei, pensarono che QUELLO fosse il modo in cui ESSI stessi dovessero vivere. Così iniziòun'epoca di dissolutezza in cui furono calpestate tutte le leggi della decenza.
Vari nativiscaltri, più accorti della media, si dichiararono preti e pretesero di essere la Voce degliDei
. Gli Dei erano troppo occupati nelle loro orge, anche solo per accorgersene. Ma questeorge portarono ad altri eccessi, portarono ad assassinii così numerosi che alla fine questenotizie trapelarono nell'Impero. Ma i preti-nativi, coloro che pretendevano di essere irappresentanti degli Dei, scrissero tutto quello che accadeva alterandolo, dicendo che i loro poteri potevano essere aumentati. Sempre è stato così nella storia del mondo, che alcuni nativihanno scritto non quello che era accaduto, ma fatti capaci di accrescere il loro potere e prestigio. La maggior parte delle leggende non sono neanche un'approssimazione di ciò cherealmente ebbe luogo'. Fui spostato davanti a un altro schermo. Qui era un altro gruppo diGiardinieri, o 'Dei'. Horus, Osiride, Anoubis, Iside, e molti altri. Anche qui accadevano orge,anche qui un vecchio luogotenente del Principe Satana era al lavoro per cercare di sabotaretutti gli sforzi atti a recare il bene a questo piccolo mondo. Anche qui c'erano gli inevitabili preti che scrivevano le loro leggende infinite e false. Ve n'erano alcuni che si erano insinuatinella fiducia degli Dei e avevano ottenuto così la conoscenza, normalmente proibita ai nativi.Questi nativi formarono una società segreta designata a sottrarre maggiore conoscenza proibita e a usurpare il potere dei Giardinieri. …'Avevamo molto daffare con certi nativi edovemmo introdurre misure repressive. Alcuni dei preti nativi, avendo rubato attrezzature aiGiardinieri, non furono poi in grado di controllarle, facendo esplodere flagelli sulla Terra. Ungran numero di persone morirono, e anche i raccolti ne risentirono. Ma alcuni dei Giardinieri,sotto il controllo del Principe Satana, stabilirono una Capitale del Peccato nelle città diSodoma e Gomorra, città in cui ogni forma di vizio, perversione o depravazione eraconsiderata una virtù. Il Signore dell'Impero avvertì solennemente Satana di desistere e di
 
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nostro Tibet era un luogo bello e ricco di acqua ,vicino a un mare splendente. Faceva caldo,forse anche troppo, c'era abbondanza di fogliame, di palme e di frutti di ogni genere che allora per me non significavano assolutamente niente. Ma grazie alla Registrazione Akashica appresil'esistenza di una civiltà veramente portentosa, vidi nel cielo strani apparecchi, vidi personecon insolite teste a forma di cono, che passeggiavano, si divertivano, facevano all'amore, maanche la guerra. Poi, come appresi dal Documento, tutto il paese fu investito dal terremoto e ilcielo si oscurò, le nubi erano nere come la notte e accese di una luce tremolante nella loro parte inferiore. La terra rabbrividì e si spalancò. Sembrava che tutto andasse a fuoco. Allora ilmare irruppe nella terra che si era appena aperta, esplosioni terrificanti si succedettero unadietro l'altra, sembrava che il sole fosse immobile e che la luna non sorgesse più. La genteveniva sommersa da ondate spaventose, veniva bruciata viva da fiamme che apparivano danon so dove, ma che guizzavano con un ingannevole colore violaceo e, appena entravano incontatto con le persone, la loro carne si staccava dalle ossa e gli scheletri cadevano a terra conuno scricchiolio. Giorno dopo giorno il subbuglio crebbe, sebbene si sarebbe detto che eraimpossibile che accadessero cose del genere. E poi ci fu un'esplosione devastante, irresistibile,e tutto piombò nell'oscurità, tutto era nero come la fuliggine che si forma quando troppelampade a burro bruciano ma non vengono pulite. Dopo un lasso di tempo che non riuscii acalcolare … le tenebre si diradarono, l'oscurità si attenuò e, quando finalmente apparve la lucedel giorno, non so quanto rimasi a guardare la scena al colmo del terrore. Mi accorsi allora chestavo fissando un paesaggio molto diverso. Il mare non c'era più, dall'oscurità era emersa unacatena montuosa, che cingeva quella che in precedenza era stata la capitale di una civiltàavanzatissima. Mi guardai intorno pieno d'orrore, il mare era sparito; il mare, ebbene, nonc'era più mare, c'erano invece montagne che si estendevano in catene a perdita d'occhio.Ormai potevo dire che ci trovavamo a migliaia di metri di altezza. Sebbene stessi guardando laRegistrazione Akashica, percepivo ugualmente, riuscivo a percepire l'aria rarefatta, ma quinon c'era segno di vita, di nessun genere. Mentre guardavo, la scena svanì e mi ritrovai al punto da cui ero partito, ai livelli più bassi della montagna del Potala, dove avevo affrontato laCerimonia della Morte Apparente e avevo appreso molte cose".8-53 "Adesso i gatti" disse "sono piccoli esseri che non sanno esprimersi nel linguaggio umano, senon per via telepatica. Moltissimi anni fa, anteriormente a questo particolare Ciclodell'Esistenza, i gatti popolavano la Terra. Erano più grandi, grandi quasi come i nostricavalli, parlavano tra di loro, erano in grado di fare determinate cose con le loro zampeanteriori, che in seguito essi chiamarono mani. Si occupavano di orticoltura, essendo per lo più gatti vegetariani. Vivevano in mezzo alla vegetazione e le loro case erano situate suglialberi grandi. Alcuni alberi erano molto diversi da quelli che noi conosciamo qui sulla Terra.Alcuni di essi, in realtà, presentavano delle grandi cavità, ampie come grotte, nelle quali igatti trovavano rifugio. Stavano al caldo, erano protetti dall'entità vivente dell'albero e, tuttosommato, erano molto congeniali come comunità. Ma non è possibile che ogni specie sia perfetta, perché se non c 'è conoscenza, se non c'è l'insoddisfazione che serva da stimolo,allora la creatura che vive in tale stato di euforia si corrompe. … Così accadde … ai nostrifratelli Gatti e alle nostre sorelle Gatte. Erano troppo felici, troppo soddisfatti, non avevanonulla che stimolasse la loro ambizione, nulla che li spingesse verso obiettivi più alti. Nonavevano altro pensiero tranne quello di essere felici. … Erano apatici e quindi fallirono. Per tale motivo i Giardinieri della Terra li estirparono come si fa con le erbacce e, per un certo periodo, la terra fu lasciata incolta. A un certo punto, nel corso del tempo, la Terra raggiunseuno stato tale di maturità che poteva essere di nuovo ripopolata con un altro tipo di entità. Maquanto ai gatti, beh, la loro colpa era stata di non aver fatto niente, né in bene né in male.Erano esistiti e basta. E così furono fatti scendere al livello di piccole creature come quelleche vediamo qui, furono inviati a imparare la lezione, con l'intima consapevolezza che untempo erano stati LORO la razza dominante, ed ecco perché sono poco espansivi e molto
 
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cauti nel concedere la loro amicizia. Furono inviati con un incarico da svolgere, l'incarico disorvegliare gli esseri umani e riferirne i successi o i fallimenti, di modo che al Ciclosuccessivo molte informazioni sarebbero state fornite dai gatti. I gatti possono andareovunque, possono vedere tutto, udire tutto e, non essendo capaci di mentire, registrano ognicosa esattamente come è accaduta".
CONTATTI ASTRALI
3-27 Si tratta di un'esperienza che ebbi alcuni anni fa, quando ero nel Tibet e studiavo presso laLamaseria del Chakpori. … La mia guida, il Lama Mingyar Dondup, un suo collega,veramente un mio intimo amico di nome Jigme, e io, eravamo sul tetto del Chakpori, sullaMontagna di Ferro, a Lhasa, nel Tibet. Era una notte davvero gelida, con quasi quaranta gradisotto zero. … Eravamo sul tetto per uno scopo particolare, come aveva precisato in modoenergico il Lama Mingyar Dondup. In quel momento stava fra noi, in apparenza saldo come lastessa montagna, mentre indicava in alto una stella lontanissima, un mondo rosso all'aspetto:"Fratelli miei, quella è la stella Zhoro, un pianeta antichissimo, uno dei più antichi di questo particolare sistema. Adesso sta approssimandosi al termine della sua lunga durata". Si volseverso di noi, dando la schiena al vento tagliente, e disse: "Avete studiato molto in materia diviaggio astrale. Ora ci recheremo insieme in viaggio astrale su quel pianeta. Lasceremo qui inostri corpi su questo tetto spazzato dal vento e saliremo al di là dell'atmosfera, al di là perfino del Tempo". Così dicendo fece strada attraverso il tetto, fin dove c'era un esiguoriparo offerto dalla sporgenza di una cupola. Ci avvolgemmo strettamente nelle nostre vesti eci prendemmo per mano. … Sapevamo che stavolta non si trattava di un normale viaggioastrale, in quanto non capitava spesso che lasciassimo i nostri corpi esposti in quel modoall'inclemenza del tempo. Quando il corpo è in una condizione disagiata, l'io riesce a spostarsi più lontano e più velocemente, nonché a ricordare maggiori particolari. Ci si rilassa e si metteil corpo a suo agio soltanto per brevi viaggi attraverso il mondo. La mia Guida disse: "Oraallacciamo le nostre mani e proiettiamoci insieme al di là di questa Terra. Tenetevi vicino ame e stanotte andremo lontano e avremo esperienze eccezionali". Ci sdraiammo e cimettemmo a respirare nel modo comunemente accettato, per liberarci ai fini del viaggioastrale. Ero conscio del vento che urlava attraverso le corde delle Bandiere della Preghiera,che sventolavano impazzite sulle nostre teste. Poi, tutto a un tratto, ci fu uno strattone e nonavvertii più le punte penetranti del vento rigido. Mi trovai a galleggiare, come se fossi in unadimensione temporale diversa, al di sopra del mio corpo, e tutto fu calmo. Il Lama Mingyar Dondup stava già dritto nella sua forma astrale e, nel guardare in basso, vidi che anche il mioamico Jigme stava abbandonando il suo corpo. Ci mettemmo in piedi ambedue e stabilimmoun collegamento per unirci alla nostra guida, il Lama Mingyar Dondup. Questo collegamento,denominato ectoplasma, viene prodotto dal corpo astrale attraverso il pensiero. E' la materiada cui i medium traggono manifestazioni spiritiche. Completato il legame, ci librammo versol'alto, su nel cielo notturno; io, sempre curioso, guardai in giù. Sotto di noi ondeggiavano lenostre Corde d'Argento, quelle corde senza fine che, nel corso dell'esistenza, tengono unito ilcorpo fisico a quello astrale. Continuammo a volare sempre più in alto. La Terra siallontanava. Potevamo vedere la corona del sole far capolino dall'altra parte dell'estremorilievo della Terra, dove doveva trovarsi il mondo occidentale, quel mondo che avevamovisitato in lungo e in largo sotto forma astrale. Salimmo ancora e poi potemmo scorgere icontorni degli oceani e dei continenti, nella parte illuminata dal sole. Dal nostro puntod'osservazione il mondo somigliava ormai a una luna crescente, ma con l'Aurora Boreale chemandava fiamme da un polo all'altro. Seguitammo a spostarci, sempre più velocemente,
 
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finché non superammo la velocità della luce, in quanto eravamo spiriti incorporei, librandocisempre in avanti, avvicinandoci quasi alla velocità del pensiero. Nel guardare avanti vidi un pianeta enorme, minaccioso e rosso, proprio di fronte a me. Stavamo cadendo su di esso a unavelocità che non è possibile valutare. Sebbene avessi molta esperienza in fatto di viaggiastrali, avvertii gli spasimi della paura. La forma astrale del Lama Mingyar Dondup sorrisetelepaticamente e disse: "Lobsang, se dovessimo andare a sbattere contro quel pianeta, nonfarebbe male né a loro né a noi. Lo attraverseremmo da parte a parte, senza ostacoli".Finalmente ci trovammo a fluttuare sopra un mondo rosso e desolato: rocce rosse, sabbiarossa in un mare rosso, privo di onde. Mentre scendevamo verso la superficie di questomondo, scorgemmo strane creature, simili a enormi granchi, che si spostavano pigramentelungo il bordo dell'acqua. Ci fermammo su quella spiaggia di rocce rosse e osservammol'acqua, immobile, mortale, su cui c'era una schiuma rossa e puzzolente. Mentre guardavamo,la superficie torbida si increspò con riluttanza, si aggrinzì di nuovo e ne emerse uno stranoessere assurdo, altrettanto rosso, con una pesante corazza e con articolazioni fuori delcomune. Si lamentava come se fosse stanco e depresso e, raggiunta la sabbia rossa, si lasciòcadere sul ciglio del mare senza onde. Sulle nostre teste un sole rosso fiammeggiava cupo,gettando ombre spaventose di color rosso sangue, sgradevole e vistoso. Intorno a noi nulla simuoveva, non c'era segno di vita all'infuori delle strane creature munite di guscio, chegiacevano mezze morte sul terreno. Sebbene fossi nel corpo astrale rabbrividii diinquietudine, mentre mi guardavo insistentemente in giro. Un mare rosso, sul qualegalleggiava una spuma rossa, rocce rosse, sabbia rossa, esseri rossi dentro una conchiglia esoprattutto un sole rosso simile alle ultime scintille di un fuoco morente, un fuoco chetremolava nel nulla. Il Lama Mingyar Dondup disse: "Questo è un mondo in agonia. Qui nonesiste più rotazione. Questo mondo galleggia abbandonato nel mare dello spazio, un satellitedi un sole morente, che è sul punto di crollare e di diventare così una stella nana, senza vita,senza luce, una stella nana che alla fine entrerà in collisione con un'altra stella, dal che nasceràun altro mondo. Vi ho portato qui, perché su questo mondo c'è ancora vita di grado elevato,una vita che è qui allo scopo di fare ricerche e indagini su fenomeni di questa fatta.Guardatevi in giro". Si voltò e con la mano destra indicò un punto molto lontano, dovescorgemmo tre immense torri, che arrivavano fino al cielo d'un rosso intenso, proprio in cimaalle quali tre luccicanti sfere di cristallo ardevano e pulsavano di una luce chiara e gialla,come se fossero vive. Mentre stavamo là stupiti, una delle luci cambiò, una delle sfere assunseun intenso colore blu elettrico. Il Lama Mingyar Dondup disse: "Venite, stanno dandoci il benvenuto. Scendiamo nel suolo, fin dove essi vivono in una camera sotterranea". Ciavviammo insieme verso la base di quella torre e poi, fermandoci sotto la struttura, vedemmoun ingresso, solidamente difeso da una porta fatta di un metallo insolito, che luccicava espiccava come una cicatrice su quella terra rossa e brulla. Lo attraversammo, poiché metallo,rocce o qualsiasi cosa non costituiscono impedimento per i corpi astrali. Passammo dall'altra parte e percorremmo corridoi rossi di fredda roccia, finché alla fine non arrivammo in unavastissima sala, una sala accerchiata da diagrammi e mappe, nonché da inconsueti macchinarie strumenti. Nel centro c'era un lungo tavolo, al quale .erano seduti
nove uomini moltoanziani, tutti diversi l'uno dall'altro
.
Uno era alto e sottile, con la testa allungata, aforma di cono. Invece un altro era basso e dall'aspetto assai robusto
. Ciascuno di quegliuomini era diverso. Capimmo che ogni uomo apparteneva a un pianeta diverso, a una razzadiversa. Esseri umani? Molto probabilmente sarebbe stato meglio definirli umanoidi. Eranotutti esseri umani, ma qualcuno era più umano degli altri. Ci rendemmo conto che tutti e noveguardavano fissi nella nostra direzione. "Ah," disse uno telepaticamente "abbiamo visitatoriche vengono da molto lontano. Vi abbiamo visto atterrare qui, alla nostra stazione di ricerca,quindi vi diamo il benvenuto". "Rispettabili Padri," disse il Lama Mingyar Dondup "vi ho portato due uomini che hanno appena conseguito lo stato lamaistico e che sono studenticoscienziosi nella ricerca della conoscenza". "Sono davvero i benvenuti," disse l'uomo alto, il
 
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quale sembrava essere il capo del gruppo. "Faremo di tutto per aiutarli, come già ti abbiamoaiutato con gli altri in precedenza". Questa per me era una novità sul serio, perché non avevoalcuna idea che la mia guida effettuasse viaggi astrali di quella dimensione attraverso gli spazicelesti. L'uomo più basso mi stava osservando e sorrise, dicendo, nella lingua universale dellatelepatia: "Constato, giovanotto, che sei assai disorientato dalla diversità del nostro aspettoesteriore". "Rispettabile Padre," risposi, alquanto intimidito dalla disinvoltura con cui egliaveva indovinato i miei pensieri, pensieri che avevo cercato di nascondere con tutte le mieforze "A dire il vero, le cose stanno così. Rimango stupito di fronte alla disparità didimensioni e di forma che c'è fra di voi, quindi ho pensato che non potevate essere tuttiuomini provenienti dalla Terra". "La tua intuizione è stata giusta," disse l'uomo basso "Noisiamo tutti umani, ma, a causa dell'ambiente, abbiamo in un certo senso modificato le nostresagome e la nostra struttura; tu però puoi renderti conto che lo stesso accade sul tuo pianeta,dove nel territorio del Tibet vi sono alcuni monaci che voi adibite al servizio di sorveglianza eche sono alti due metri. Invece in un'altra parte di quel mondo c'è gente alta non più dellametà, che voi chiamate pigmei. Entrambi sono esseri umani; entrambi sono in grado diriprodursi, a prescindere da qualsiasi differenza di struttura, in quanto siamo tutti esseri umanifatti di molecole di carbonio. Qui, in questo Universo particolare, tutto dipende dalle molecolefondamentali di carbonio e di idrogeno, dato che questi due elementi sono i mattoni checompongono la struttura del vostro Universo. Noi, avendo viaggiato in altri Universi, molto aldi là di questo settore particolare delle nostre nebulose,
sappiamo che gli altri Universiimpiegano materiali diversi. Alcuni usano il silicio, altri il gesso o altre cose
, ma sonodiversi dalla gente di questo Universo e ci rendiamo conto, con rincrescimento, che i nostri pensieri non sempre collimano con i loro". "Ho portato qui questi due giovani lama," disse ilLama Mingyar Dondup "affinché possano vedere le fasi della morte e della rovina in un pianeta che ha esaurito la sua atmosfera e nel quale l'ossigeno di quell'atmosfera si ècombinato con i metalli, per bruciarli e per ridurre tutto a una polvere impalpabile". "Cosìstanno le cose." disse l'uomo alto "Vorremmo far presente a questi giovani che ogni cosa chenasce deve morire. Ogni cosa vive per lo spazio di tempo assegnatole e tale spazio di tempo ècostituito da un numero di unità di vita. … Tutta l'esistenza quindi," proseguì "ha il medesimospazio di tempo, ma alcune creature vivono secondo livelli che differiscono da quelli dellealtre. Creature che vivono sulla Terra, come l'elefante, la tartaruga, la formica e il cane,vivono tutte lo stesso numero di pulsazioni cardiache, ma hanno tutte il cuore che batte avelocità diverse, quindi sembra che vivano o di più o di meno". … Per un po' conversammotelepaticamente, apprendendo molte cose inconsuete, apprendendo con la velocità del pensiero, come si fa nel mondo astrale. Poi, alla fine, il Lama Mingyar Dondup si levò in piedi e disse che era ora di partire.
CONSIDERAZIONI FINALI
1-136 Noi siamo fermamente convinti di rinascere più volte. Ma non soltanto su questa terra.
Esistono milioni di mondi e noi sappiamo che, nella grande maggioranza, sono abitati
.Gli esseri di quei mondi possono avere forme molto diverse da quelle a noi note, possonoessere superiori agli umani. Noi, nel Tibet, non abbiamo mai accettato la tesi secondo la qualel'uomo sarebbe la suprema e più nobile forma dell'evoluzione. Riteniamo che altrove esistanoforme di vita di gran lunga superiori, che non lanciano bombe atomiche. Nel Tibet ho lettonotizie di strani veicoli nei cieli: "I carri degli Dei", così li chiamava la massima parte delle persone. Il lama Mingyar Dondup mi disse che un gruppo di lama si era posto in
 
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comunicazione telepatica con questi "Dei", i quali affermarono che stavano sorvegliando laterra, proprio come gli uomini sorvegliano nei giardini zoologici belve pericolose.4-171 “L’essere umano, Lobsang, si compiace al pensiero di essere l’unica creatura importante,come ben sai. Ma ci sono tantissime altre forme di vita oltre agli esseri umani. Sugli altri pianeti esistono forme di vita completamente sconosciute agli uomini, e l’uomo medio nonriuscirebbe neanche a cercare di capire una tale forma di vita. Sulla nostra tastieraimmaginaria, gli abitanti di un pianeta molto distante dal nostro Universo si troverebberosull’estremità opposta in confronto agli esseri umani. E le persone sul piano astraledell’esistenza, sarebbero molto più in su, perché uno spirito che può passare attraverso unmuro è di natura così tenue che la sua velocità di vibrazione è altissima, anche se la suacomposizione molecolare è bassa. … Vedi, uno spirito riesce a passare attraverso un muro di pietra perché un muro di pietra consiste di molecole che vibrano. Vi sono degli spazi tramolecola e molecola, e se abbiamo una creatura con delle molecole così piccole che riesconoa stare negli spazi vuoti di un muro di pietra, allora quella creatura potrà attraversarlo senzanessuna difficoltà.8-11
 
…circolava una leggenda, secondo la quale un tempo il Tibet era stato in riva a un maresplendente, leggenda sostenuta dal frequente ritrovamento di conchiglie, di pesci ridotti allostato fossile e di molti altri reperti che potevano venire solamente da un territorio più caldosituato un tempo presso il mare.
Vi erano sepolti manufatti appartenenti a una razza damillenni scomparsa, utensili, sculture e gioielli.
                                                                   ANTICHE CIVILTA ED ALIENI

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