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Descrizione: Out Of Place Artifacts - artefatti "fuori posto" Tutte le immagini esposte nei musei o raffigurate nei libri di storia mostrano come l'umanità si sia evoluta da uno stadio primitivo verso lo sviluppo progressivo della cultura e della scienza. La maggior parte degli oggetti conservati nei musei, come dati archeologici e geologici, rinforza questa visione lineare del nostro passato, eppure, molti pezzi interessanti riportati alla luce potrebbero offrire una versione completamente diversa di ciò che sarebbe avvenuto. I cosiddetti OOPART (da: Out Of Place Artifacts - artefatti "fuori posto") non seguono il tragitto preordinato della preistoria, ma puntano sull'esistenza di avanzate civiltà già prima della nascita di tutte le antiche culture conosciute. Sebbene queste scoperte siano ben documentate e conosciute, molti storici continuano a far finta di nulla e cercare di tenere tali anomalie storiche nascoste; ma, dopo tanto nascondere, la verità sta venendo a galla, con tutte le sue ovvie contraddizioni. Ancora più significativo è il fatto che i misteriosi oggetti, confermano antiche storie e leggende che descrivono l'umanità non come lineare ma ciclica: ere dimenticate e mondi precedenti sono sorti e caduti in epocali cicli di vita e morte per milioni di anni, persi nella nostra memoria, ma non nei miti, ritornano ora a noi per mezzo di alcuni sorprendenti oggetti.

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Può capitare che un archeologo, nel bel mezzo di una sua importante scoperta, si trovi a dover classificare dei reperti che escono fuori dai nostri normali metodi di classificazione; in questo caso l'oggetto in questione viene messo in discussione su tutti i campi possibili (inesattezza degli esami effettuati, pazzia dell'archeologo, falsità dell'oggetto, etc).
Facciamo alcuni esempi per rendere l'idea:

- Antropologi della Rutgers University del New Jersey hanno annunciato la scoperta, in Etiopia, di utensili in pietra antichissimi, che dovrebbero avere all'incirca 2,6 milioni di anni. Secondo la NOSTRA storia la fabbricazione di utensili è contemporanea alla comparsa della specie umana, avvenuta circa 500.000 anni fa. Ma allora chi li ha costruiti?

- Le tre lance in legno ritrovate in una miniera di carbone nei pressi di Schöningen hanno 400.000 anni. Per noi questa cosa è impossibile, visto che la caccia organizzata è nata soltanto 40.000 anni fa.

- Gli utensili in pietra ritrovati sull'isola di Flores (Indonesia) hanno almeno 800.000 anni. Quest'isola è raggiungibile soltanto via mare, peccatto che secondo la storia l'uomo ha iniziato a solcare i mari soltanto 60.000 anni fa.

Nella grande maggioranza dei casi il reperto viene distrutto,in quanto non rientra o contrasta l'ufficiale versione storica di scienziati e studiosi,accettare di riconoscere anche uno solo di questi reperti rimetterebbe in discussione tutto quello riconosciuto e accettato fino ad ora e l'azione condotta di questa politica segreta è una vera cospirazione!

 
 
Nel 1938 l'archeologo australiano, dott. Wilhelm Konig, fece una scoperta che avrebbe alterato drasticamente tutti i concetti di scienza. Nei sotterranei di un museo rinvenne un vaso alto 15.5 centimetri, di argilla gialla, risalente a due millenni fa e contenente un cilindro di rame di 12 x 4 cm. La sommità del cilindro era saldata con una lega 60/40 di piombo-stagno paragonabile alle migliori saldature di oggi. Il fondo del cilindro era tappato con un disco di rame e sigillato con bitume o asfalto. Un altro strato di asfalto isolante sigillava la parte superiore e teneva anche a posto un'asta di ferro sospesa al centro del cilindro di rame. L'asta mostrava di essere stata corrotta dall'acido.

Con il suo background in meccanica il dottor Konig intuì che la configurazione non era dovuta ad un caso fortuito, ma che il vaso di argilla altro non era che un'antica pila elettrica.

Questa batteria, insieme alle altre trovate in Iraq, si trova nel museo di Bagdad e risale all'occupazione Parto Persiana (248 a.C. - 226 d.C.).
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In diversi luoghi all'interno del tempio Tolemaico di Hathor (Dendera, Egitto), strani bassorilievi sulle pareti affascinano da anni gli studiosi.

Difficile, infatti, per loro spiegarne la natura sulla scorta di temi mitico - religiosi tradizionali; nuove e più moderne interpretazioni ci giungono dal campo dell'ingegneria elettronica.

Uno di questi bassorilievi, mostra alcuni sacerdoti egiziani che fanno funzionare quelli che appaiono come tubi oblunghi; ogni tubo ha all'interno un "serpente" che si estende in tutta la sua lunghezza: l'ingegnere svedese Henry Kjellson, nel suo libro "Forvunen Teknik" (Tecnologia Scomparsa) fece notare che nei geroglifici quei serpenti sono descritti come "seref", che significa "illuminare", e ritiene che l'immagine si riferisca a qualche forma di corrente elettrica.

Nella scena, all'estrema destra, appare una scatola sulla quale siede un'immagine del dio egiziano Atum-Ra, che identifica la scatola quale fonte di energia. Attaccato alla scatola c'è un cavo intrecciato che l'ingegner Alfred D.  Bielek identifica come una copia esatta delle illustrazioni odierne che rappresentano un fascio di fili elettrici. I cavi partono dalla scatola e corrono su tutto il pavimento, arrivando alle basi degli oggetti tubolari, ciascuno dei quali poggia su un sostegno chiamato "djed" che Bielek identificò con un isolatore ad alto voltaggio.

Ulteriori immagini trovate all'interno della cripta mostrano quelle che potrebbero essere altre applicazioni del congegno: sui bassorilievi si vedono uomini e donne assisi sotto i tubi, come in una postura per creare una modalità ricettiva. Che tipo di trattamento irradiante vi si stava svolgendo?

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La cosiddetta Colonna di Ashoka è una testimonianza dell'abilità metallurgica antica. Ritrovata a Dheli, in India, è alta oltre 7 metri, per circa 40 cm di diametro e pesa intorno alle 6 tonnellate. Sulla base vi è un'iscrizione, quale epitaffio per il re Chandra Gupta II, che morì nel 413 d.C. La colonna è mirabilmente conservata: la superficie liscia sembra ottone lucidato. Il mistero che la avvolge è grande, visto che qualsiasi altra massa di ferro soggetta alle piogge e ai venti dei monsoni indiani per 1600 anni si sarebbe ridotta in ruggine già da molto tempo! Ma le tecniche di produzione e di conservazione del ferro presenti in questo manufatto superano di gran lunga quelle del quinto secolo; il manufatto, inoltre, è probabilmente molto più antico (di migliaia di anni).

Chi erano i tecnici metallurgici che produssero tale meraviglia, e che fine ha fatto la loro civiltà?

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Pochi giorni prima della domenica di Pasqua del 1900 alcuni subacquei greci della piccola isola di Antikythera scoprirono il relitto di un'antica nave piena di statue di marmo e bronzo e artefatti vari, datati tra l'85 e il 50 a.C. Tra i reperti spiccava un frammento informe di bronzo corroso e legno marcio che fu mandato insieme agli altri oggetti al Museo Nazionale di Atene per ulteriori studi. I frammenti di legno, nell'asciugarsi si spaccarono, rivelando al loro interno lo schema di una serie di ingranaggi simili a quelli di un moderno orologio. Nel 1958 il dottor Derek J. De Solla Price riuscì a ricostruire con successo l'aspetto e l'impiego della macchina: il sistema di rotelle calcolava i movimenti annuali del sole e della luna e si poteva muovere facilmente, da dietro, a qualsiasi velocità.

L'apparecchio quindi non era un orologio, ma più verosimilmente una sorta di calcolatore, che poteva mostrare le posizioni passate, presenti e future del cielo.

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Nel 1898 uno strano oggetto alato fu rinvenuto nella tomba di Pa-di-lmen, a Saqqara, in Egitto, datata circa 200 a.C. La nascita dell'aviazione doveva ancora arrivare, quindi, l'oggetto fu semplicemente catalogato e mandato al Museo del Cairo, dove fu lasciato a impolverarsi ammucchiato con altri oggetti.

Settanta anni dopo, il dottor Kahiil Messiha, archeologo ed egittologo, si rese conto che l'oggetto di Saqqara non era di certo la raffigurazione di un uccello: possedeva caratteristiche mai riscontrate sui volatili, caratteristiche che fanno parte della moderna tecnica aeronautica.

Vista la situazione, Messiha convinse il ministero della cultura egiziana a indagare; l'oggetto è molto leggero e presenta ali dritte, progettate aerodinamicamente. Un pezzo separato si inserisce nella coda precisamente come un moderno aereo. Una versione in larga scala avrebbe potuto portare carichi pesanti, ma a velocità ridotta. Quella che rimane sconosciuta è la sua possibile fonte energetica.

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Nel 1954 il governo della Colombia mandò parte della sua collezione di antichi oggetti d'oro in un tour negli Stati Uniti. Fra i monili, un pendente dorato che riproduceva un modello di velivolo ad alta velocità databile ad almeno 1000 anni fa, identificabile come parte della cultura pre-lnca Sinu.

La conclusione degli studiosi è che non rappresenti alcun animale, in quanto le ali sono molto rigide e a delta. Il timone è di forma triangolare, a superficie piatta e rigidamente perpendicolare alle ali.

A rendere più fitto il mistero, sulla parte laterale sinistra del timone appare un'insegna, esattamente dove si pone nei velivoli odierni; l'insegna è ancora più "fuori posto" di tutto l'oggetto, in quanto si tratterebbe della lettera aramaica Beth o B: questo starebbe ad indicare che l'oggetto non è originario della Colombia, ma antecedente: forse appartenente a una qualche popolazione del Medio Oriente che conosceva il segreto del volo.

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Senza dubbio il cristallo lavorato più enigmatico che si conosca è il teschio, scoperto nel 1927 da F.A Mitchell-Hedges,  sulla cima di un tempio in rovina nell'antica città maya di Lubaantum, nel Belize.

Il teschio è scolpito in un singolo blocco di quarzo alto 12 cm, lungo 17 e largo 12; le sue proporzioni corrispondono a quelle di un piccolo cranio umano, dai dettagli perfetti.

Gli studi effettuati nel 1970 evidenziarono che non furono usati strumenti di metallo per modellare il quarzo, che era stato trattato senza badare assolutamente all'asse naturale del cristallo (situazione impensabile nella moderna arte della lavorazione del quarzo).

Secondo gli studiosi gli venne dato un primo abbozzo di forma usando probabilmente il diamante; la fase di lucidatura e forma finale sembra essere stata condotta con sabbia di cristalli di silicio e acqua: se questo fosse vero, per ottenere tale risultato sarebbero stati necessari circa trecento anni di lavoro continuo! E oggi, dopo essere andati sulla Luna e aver scalato montagne, sarebbe impossibile riprodurre un simile oggetto.
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Nel museo di Storia Naturale di Londra si trova un teschio datato circa 38.000 anni fa, periodo paleolitico, rinvenuto in Zambia nel 1921.

Sulla parete sinistra del teschio c'è un foro perfettamente rotondo; stranamente non ci sono linee radiali attorno al foro o altri segni che indichino sia stato prodotto da una freccia o una lancia. Nella parete opposta al foro, il teschio è spaccato e la ricostruzione dei frammenti mostra che il reperto è stato rotto dall'interno verso l'esterno, come si fosse trattato di un colpo di fucile: esperti forensi dichiarano che non può essere stato nulla di diverso da un colpo esploso ad alta velocità con l'intenzione di uccidere.

Chi possedeva un fucile 38.000 anni fa? Certamente non l'uomo delle caverne, ma forse una razza più avanzata e civilizzata.

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Nota aggiuntiva fuori articolo: altro caso simile viene citato dal giornalista Victor Louis, dalla Russia, il quale riferisce che nel Museo di Paleontologia di Mosca si trova un cranio perfettamente conservato di un bisonte dalle lunghe corna rinvenuto nella Yakuzia (Siberia orientale); secondo i paleontologi tale specie sarebbe vissuta dai 30.000 ai 70.000 anni fa. Al centro della sua fronte è visibile un foro rotondo che, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere stato causato da una pallottola (?!).

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Una capsula temporale di immagini, unica, si trova ad Ica, Perù: ventimila pietre e tavolette decorate con un grande assortimento di incisioni, alcune delle quali fuori luogo e anacronistiche.

Il proprietario è il fisico, archeologo dilettante e geologo, dottor Javier C. D;  la maggior parte del materiale impiegato è andesite grigia, di matrice granitica, semi cristallina, molto dura, difficile da incidere.

La gente della regione è solita rinvenire tali pietre da secoli, sin dal 1500; sulle pietre sono raffigurate scene di chirurgia e pratiche mediche molto sofisticate, in alcuni casi molto più avanzate dei giorni nostri: sono rappresentati tagli cesarei, trasfusioni di sangue, l'agopuntura come anestetico, delicate operazioni ai polmoni o ai reni e la rimozione di tumori.

Ci sono anche immagini dettagliate di operazioni a cuore aperto o al cervello e pietre che descrivono un trapianto di cuore, seguendone tutta la procedura.

Alcuni dottori hanno verificato che nelle pietre viene mostrato perfino un trapianto di cervello, a dimostrare che i chirurghi della preistoria erano altamente più avanzati di noi in fatto di medicina.
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Negli ultimi 30 anni i minatori della miniera d'argento di Wonderstone, in Sud Africa, hanno estratto dalla roccia diverse strane sfere di metallo (fino ad ora circa 200), che sono state analizzate all'Università di Witwaterstand, Johannesburg, da eminenti professori di geologia.

Le sfere metalliche somigliano a globi appiattiti di circa 7 centimetri di diametro, di colore blu acciaio con riflessi rossastri; all'interno del metallo ci sono piccoli puntini di fibre bianche.

Sono fatte di una lega di nichel e acciaio, che in natura non si trova, e la composizione principale è di origine meteorica. Ciò che rende la cosa ancora più misteriosa è che gli strati geologici dai quali sono state estratte le pietre risalgono ad almeno tre miliardi di anni fa. Aggiungendo mistero al mistero, Roelf Marx, responsabile del museo presso il quale sono custodite le pietre, dice che periodicamente esse roteano sul loro asse da sole.

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Un gruppo di antropologi, che lavorava con le tribù di montagna in una zona remota dell’India, ha fatto una scoperta sconvolgente. Intricate pitture rupestri preistoriche, che raffigurano extraterrestri e velivoli simili agli UFO (vedi foto in alto). Le immagini sono state scoperte nel distretto di  Hoshangabad (Stato di Madhya Pradesh), a soli 70 chilometri dal centro comunale di Raisen. Le grotte sono nascoste nel profondo di una fitta giungla. La figura più chiara è quella che potrebbe rappresentare un extraterrestre in tuta spaziale, che può essere visto nei dipinti della grotta assieme ad un UFO, dalla forma che ricorda un classico disco volante, che sembra emettere qualcosa di luminoso verso il basso o un raggio di qualche tipo, nel quale si potrebbe identificare un antico scenario di “UFO abduction”. Un campo di forze o una traccia di qualche tipo è stata identificata dalla parte posteriore dell’UFO. Inoltre è visibile un altro oggetto che potrebbe rappresentare un “wormhole”, che spiegherebbe come gli extraterrestri siano giunti sulla Terra. Questa immagini possono portare gli appassionati UFO a pensare che i graffiti siano stati fatti con l’aiuto degli extraterrestri stessi. L’archeologo locale, il signor Wassim Khan, ha personalmente visto le immagini. Sostiente che gli oggetti e le creature viste sono di natura “anomala”, in un contesto generale già scoperto di altre pitture rupestri, che rappresentano la vita preistorica  della zona. Quindi ciò può costituire l’ipotesi che si possa trattare di esseri provenienti da altri pianeti, che avrebbero interagito con gli esseri umani fin dalla preistoria. E’ la classica teoria dell’”Antico Astronauta”, la quale afferma che la civiltà umana è stata istituita con l’aiuto di esseri extraterrestri di natura benevola.

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Alcune scoperte archeologhe potrebbero dimostrare che i giganti non sono solo frutto della fantasia: I Nephilim (nefilim), o qualcosa di molto simile, potrebbero essere esistiti davvero.
Nella Bibbia la parola nefilim viene spesso tradotta come giganti o titani, mentre in altre traduzioni si preferisce mantenere il termine nefilim. Alcune versioni parlano di eroi famosi, guerrieri caduti o ancora angeli caduti e un'ennesima traduzione potrebbe essere quelli che fanno precipitare gli altri giacché il nome deriva dalla radice semitica < nafal >, che significa cadere.
L' origine dei Nefilim comincia con una storia di angeli caduti. Shemhazai, un angelo di alto rango, comanda una setta ribelle di angeli in una discesa sulla Terra per istruire gli umani nella conoscenza del bene. La tutela viene portata avanti per pochi secoli, ma presto gli angeli cominciano a sedurre le femmine umane. Dopo essersi intrattenuti piacevolmente con loro, gli angeli caduti istruirono le donne nella magia e nello spergiuro, si accoppiarono con loro, e diedero luogo ad una progenie ibrida: i Nefilim.
I Nefilim erano giganteschi nella loro statura. La loro forza era prodigiosa ed il loro appetito immenso. Dopo aver divorato tutte le risorse della razza umana, cominciarono a mangiare esseri umani. Questi Nefilim attaccavano ed opprimevano gli umani ed erano la causa di massicce distruzioni sulla Terra. (Wikipedia)

Nella Genesi (Genesi 6:1-8) si legge:
« 1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C'erano sulla terra i Giganti (Nefilim) a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti». 8 Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore »

La storia sia piena di ritrovamenti e scoperte che testimoniano l’effettiva esistenza di queste creature, fornendoci infine teorie scientifiche che spiegherebbero il gigantismo di questi esseri:
“I Sao erano talmente alti di statura che i loro archi erano costruiti con interi tronchi di palma e le loro ciotole, grandi come giare funerarie, potevano contenere due uomini seduti. Pescavano senza reti, sbarrando il corso dei fiumi con le mani; prendevano gli ippopotami a mani nude e quando parlavano la loro voce rintronava come il brontolio del tuono…e avevano la pelle bianca…..”
Questo potrebbe essere il testo di una fiaba da raccontare ai bambini intorno al fuoco di un caminetto, nelle serate gelide e fredde invernali in cui non si può uscire da casa, o semplicemente il viatico per far addormentare bambini restìì al sonno, come hanno fatto generazioni di genitori, seduti su un lato del letto dei propri figli, armati di un libro di fiabe o semplicemente della propria fantasia.
Invece dalle parti del Ciad (Africa) queste sono tutt’altro che leggende, ma anzi affondano le loro origini nella lontana rimembranza di un antico popolo di giganti, che abitava in epoca remota in quei luoghi e la cui esistenza fu riportata, tra il 1936 e il 1939, alla luce dalle spedizioni Lebeuf e Graule, le quali riuscirono a tracciare un quadro abbastanza frammentario di quest'enigmatica popolazione, di cui ora si sa solo che usavano per le onoranze funerarie giare a forma di uovo per contenere i cadaveri, che affianco a queste giare venivano poste delle figure antropomorfe dagli aspetti fisici alquanto fantasiosi, rappresentanti i defunti e che furono definitivamente massacrati dagli arabi durante il X secolo.
Ma non sono solo gli abitanti del Ciad a ricordare l'esistenza di esseri dalle proporzioni fisiche gigantesche; riferimenti a simili creature si trovano sia nel libro indù del Mahabharatha, sia in testi religiosi dello Sri Lanka e della Thainlandia, sia antiche storie egizie, irlandesi e basche.
Il “manoscritto messicano di Pedro de los Rios” narra che: ”…..prima del diluvio, che si verificò 4008 anni dopo la creazione del mondo, la Terra di Anahuac era abitata dai giganti Tzocuillexo…”, mentre nella tradizione Maya si parla dei Quinatezmin.
Molti altri esempi di resoconti (quanto leggendari?), scritti e orali, su esseri giganteschi sono presenti nelle varie tradizioni popolari, in tutto il mondo ed elencarle tutte appesantirebbe di molto quest'articolo. Per ultima, ma solo perché negli anni c’è stata una notevole controversia sulla tradizione letterale della parola “Nefilim”, citiamo la tradizione biblica, che narra di una stirpe di giganti, i Nefilim per l’appunto, discesa dal cielo e accoppiatisi con le femmine della razza umana (Genesi 6,1-4; libro dei Numeri 13, 21-29,32-33; libro dei Re 17, 4-51; Deuteronomio 3 e 2, 20-21; Cronache 20,6-8).
Il ricordo di un’antica progenie dell’uomo dall’aspetto e dalle dimensioni superiori alla media non è relativo solo ad antiche tradizioni popolari ma pare impermeato oltre che negli strati leggendari dei cosiddetti miti (spesso superficialmente relegati in un ruolo di secondo piano), anche negli strati meno leggendari e fantasiosi, ma più “corposi” delle scoperte archeologiche. Reperti che, strappati dalla terra che li ha nascosti e protetti per secoli, spesso subiscono un nuovo insabbiamento, in vecchi e polverosi magazzini, lontano da sguardi e organi d'informazione, da parte di quella scienza “dogmatica” che spesso cade in grande imbarazzo di fronte a scoperte che inficiano e distruggono le loro basi dottrinali.
Proviamo a citare alcuni esempi.
Hernan Cortes, durante la sua conquista del Messico, entrò in possesso di ossa gigantesche, che secondo gli indigeni appartenevano ad una oramai estinta razza di giganti. Il prode Cortes stesso si incaricò di spedire al Re di Spagna un “femore altro quando un essere umano”. Una copia di un femore di tale dimensione, trovato nella regione mesopotamica, è conservata nel Mt. Blanco Fossil Museum (USA) e lo potete osservare nella foto sotto.
Molte leggende su antichi giganti abitanti le sponde del lago Titicaca e poi trasferitisi a sud, in Patagonia, potrebbero essere confermate dagli avvistamenti (se veritieri) di esploratori come Magellano, Drake, Hernandez ed altri.
Un altro storico del periodo della Conquista spagnola del Nuovo Mondo, tale Fernando de Alba Ixtilxochitl narrava che “...i resti dei giganti abitanti nella Nuova Spagna (Messico) si potevano trovare ovunque."
Giovan Battista Modena fu un canonico ed uno studioso vercellese vissuto fra il XVI ed il XVII secolo.
A lui si devono gli studi sui presunti giganti di Saletta.
Egli, infatti, trovò nella Chiesa di S. Cristoforo, in Vercelli, un dente gigantesco conosciuto, per l’appunto come “dente di San Cristoforo”. La leggenda vuole che, nel 1622, trovi a Saletta i resti di un gigante, di cui egli narra: “ ho ritrovato un corpo gigantesco di altezza e grandezza indicibile, che io stesso ho veduto e misurato……”.
Nel 1577 a Weiillisau, in Svizzera, vennero alla luce i resti di uno scheletro umano che, benché mancante di alcune parti, venne ricostruito dall’anatomista Plater nella creta e risultò appartenere ad un essere alto 5,80 metri. Tale ricostruzione venne esposta nel museo locale e ancora oggi si può ammirare nel paese una statua di un gigante atta a commemorare tale ritrovamento.
A Glozel (uno dei misteri più profondi degli ultimi anni e uno delle pietre nella scarpa più dolenti per la scienza ortodossa), vicino Vichy, in Francia, furono rinvenute, nel 1925, ossa umane giganti, crani grandi il doppio, impronte di mani giganti, oltre a monili fatti a misura per arti giganteschi, il tutto risalente fra tra i 17-15000 anni fa. Il ritrovamento, sempre a Glozel, di manufatti squisiti in ceramica ed esempi di scrittura (il primo modello di scrittura documentato si faceva risalire al IV millennio a.C.) conferisce a questo luogo (che è sopravvissuto a tutti i tentativi di screditamento) un‘aurea ancora più misteriosa.
Uno scheletro di un guerriero, riesumato in Inghilterra, misurava un’altezza di 2,80 metri, mentre a Latina, nel 1969, furono rinvenute le tombe di 50 guerrieri, relative al periodo antico romano, alti tutti tra 1,80 metri e 2,20 metri, in aperto contrasto con la statura media dell’epoca.
Persino lo storico Erodono (storie 1-68) narra di un ritrovamento di un gigante di circa 3,10 metri di altezza.
Il continente americano pare quello più “segnato” da queste tracce di giganti; proviamo a farne una sorta di catalogo.

1)       Intorno al 1810, a Braystown, Tennesse, vennero rinvenute orme di piedi umani, muniti da sei dita (curioso che tradizioni simili siano presenti anche nella Bibbia, nei versi sopra citati!), di circa 32 cm di larghezza, oltre ad impronte di zoccoli di cavallo (e si è sempre pensato che i cavalli fossero stati introdotti nel Nuovo mondo dai Conquistadores) misuranti dai 20 ai 25 cm!

2)       Nel 1870, un agente indiano, Frank La Fleche, annunciò che gli indiani Omaha avevano dissotterrato otto giganti con i teschi misuranti 60 cm; le stesse tribù indiane chiamavano questi giganti Mu-A-Luskha, e narravano che erano arrivati millenni primi dall’Oceano Pacifico sulle coste americane, avevano combattuto e distrutto le tribù amerinde esistenti, stuprato le donne di questi, e fondate città e scavati pozzi. Forse il primo termine MU si riferisce alla leggendaria MU?

3)       Nel 1924, la spedizione scientifica Donnehey ritrovò, nell'Havai Supai Canyon, un'incisione rupestre di un tirannosauro in posizione di combattimento e le guide indiane affermarono che questa strabiliante incisione era stata opera di un “essere gigantesco”che abitava, nei tempi remoti nella regione. Il sito di Glen Rose (Texas), dove sono state rinvenute orme di esseri umani e dinosauri coesistenti, risultato del tutto attendibile contro ogni aspettativa e prova da parte degli studiosi ortodossi, pare essere avvalorato, e, di ricambio, avvalorare, da queste eccezionali scoperte.

4)       Nel 1943, alcuni genieri militari di stanza a Shemya, un’isola del gruppo delle Aleutine, ritrovarono delle ossa di proporzioni notevoli e crani enormi (le dimensioni di questi oscillavano fra i 50 e i 60 cm!). Questi giganti misuravano circa 7 metri! Le autorità militari subito giunte sul posto provvidero subito ad intimare il silenzio su questa faccenda.

5)       In California, nel 1810, venne rinvenuto lo scheletro di un gigante con sei dita.

6)       Un teschio, con una doppia fila di denti saldati alla poderosa mascella, appartenete ad un gigante fu rinvenuto sull’Isola di Santa Rosa, nel canale di Santa Barbara, California.

7)       Alcuni soldati di stanza a Lampock Ranch, in California, rinvennero lo scheletro di un gigante, e un frate cattolico ordinò loro di sotterrarlo nuovamente poiché i nativi locali erano adirati da tale profanazione, credendo tali resti quello che rimaneva di un antico dio.

Queste sembrano tutte prove che il continente americano fosse abitato, in epoche remotissime, da esseri dalla statura colossale, e che, in alcuni casi, questi individui siano persino coesistiti con dinosauri!
Tornando più vicino a casa nostra, nel bresciano, nella Chiesetta di San Salvatore, sono conservate delle gigantesche ossa umane che si possono osservare spiando attraverso una grata.
In Marocco, presso Agadir, vennero ritrovati un set di utensili, risalenti a 300000 anni fa, concepito per essere usato dalle mani di un uomo alto minimo 4,50 metri!
Negli anni ’70 un proprietario terriero, Martinez, in Messico, rinvenne le ossa di due uomini d'indicibile altezza. Denunciato il fatto alle autorità locali, venne accusato di omicidio. Questo lo convinse, dopo essere stato liberato dietro cauzione, ad incenerire le ossa!
A Gargayan, nelle Filippine, è stato scoperto uno scheletro di 5,18 metri.
A Ceylon i resti misurano 4 metri, mentre a Tura, in Pakistan è venuto alla luce uno scheletro di 3,35 metri. Scoperte simili sono state compiute in Marocco, in Moravia e Siria.
Uno scheletro umano di 2,38 metri fu rinvenuto in mare a 250 km da Santiago del Cile, insieme ad ossa di animali e vasellame, nel 1970.
Denti umani del peso di 430 grammi furono rinvenuti a Punta S.Elena in Perù.
Singolare quanto accadde al grande paleontologo Ralph Von Koenigswald: un giorno egli entrò in una farmacia di Honk Kong, e osservò sul banco un gran vaso di terracotta contenente una collezione di grossi denti. Incuriosito vi affondò le mani e con sua gran sorpresa ne estrasse un grosso molare che subito identificò, grazie alla sua esperienza, come appartenere ad un essere umano: unica contraddizione era che tale dente posteriore era di dimensioni gigantesche, appartenente ad un uomo che doveva essere alto almeno 4 metri.
Domandando al farmacista dove l’avesse trovato e gli fu risposto che il dente veniva da una collezione paterna di denti di “drago”, strani resti che venivano scoperti in un po’ tutta la Cina. Dopo altre ricerche il paleontologo scoprì altre farmacie che possedevano denti simili i quali venivano usati per ricavarne una polvere terapeutica dopo essere stati opportunamente macinati.
Spinto dalla curiosità e ottenute notizie anche dai contadini, Von Koenigswald ipotizzò che tale essere umano, battezzato Gigantopiteco, abitava nelle grotte della regione del Kiang-Hsi circa 550000 anni fa.
Convinto sempre più della sua idea, il paleontologo si imbarcò per Giava, ove furono ritrovati i primi resti di uomo scimmia (grazie all’interesse di un giovane medico olandese, Eugene Dubois), ed, a totale supporto della sua idea, rinvenne un frammento di mascella smisurata, i cui denti erano però di dimensione minore rispetto a quelli trovati per caso nelle varie farmacie cinesi. Dai calcoli ricavò che l’essere cui apparteneva la mascella e i tre denti che vi erano ancora posti in essa, doveva essere alto fra i 3 e i 3,50 metri, e gli attribuì il nome di Megantropo (Uomo Alto).
Uno scienziato, Horbiger, ha da tempo ipotizzato l’esistenza, in passato, di più lune intorno al nostro pianeta, che avrebbero influito sul campo gravitazionale e quindi favorito la megafauna gigantesca e la presenza di gigantismo negli esseri umani. La frantumazione di una o più lune, in rotta di collisione con il nostro pianeta, avrebbe, di fatto, provocato la scomparsa del gigantismo animale, umano e della fauna, sconquassando il nostro globo fino a stravolgerlo geologicamente, quindi resti di tale gigantismo sono seppelliti sotto metri e metri di terra o negli abissi marini.
Un altro ingegnere di fama mondiale, Zillmer, parla di un’atmosfera prediluviana essenzialmente diversa da quell'attuale, dove i raggi del sole erano filtrati da uno strato di vapore acqueo. Tali raggi non avrebbero più intaccato negativamente organi vitali preposti al mantenimento della vita, e proprio in base a quest'affermazione lo stesso Zillmer arriva alla conclusione che l’esagerata longevità data ai primi abitanti della Terra, narrata dalla Bibbia, non sia frutto d'immaginazione o di errore di traduzione, ma pura realtà scientifica.
Forse ancora una volta i miti e le leggende hanno un valore più importante e storico di quanto ufficialmente se ne dia loro, e forse ancora una volta la storia e soprattutto la teoria darwinista sull’evoluzione della razza andrebbero riviste. Dopotutto un celebre aforisma pronuncia:

Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica; il calabrone non può volare, a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare.
(Igor Sikorsky)

Sono stati forse questi mitici “giganti”, le cui tradizioni, e i resti fossili, sembrano essere presenti da un capo all’altro del mondo, a costruire i siti megalitici come Sacsahuaman, Giza e tanti altri che sembrano sfuggire ad ogni logica costruttiva riferita a quei tempi? E forse queste antiche tradizioni di esseri giganteschi e le prove della loro esistenza, che sembrano ogni tanto emergere dalle nebbie del passato e dalla terra del presente, possono essere ricollegati ad altri miti come quelli dello yeti e dei bigfoot? Sono forse questi gli ultimi esempi (forse involuti) viventi dei mitici giganti?
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Barùmini (siamo in provincia di Cagliari) non finisce di stupire. Già il suo nome e il suo territorio sono noti e stranoti in tutto il mondo, sia per il suo monumento plurimillenario della civiltà nuragica, sia per le molteplici impronte del periodo romano (è del settembre scorso l’ultima scoperta di un grande frontale di sarcofago del II secolo d.C. con scritta perfettamente leggibile: due genitori che dedicano l’urna funeraria alla diletta Valeria) e sia per le pagine storiche e artistiche tardo-medioevali legate alla nobiltà dei marchesi Çapata, che accompagneranno Barumini fino al secolo ventesimo. Tutti elementi che stratificano sul già famoso paese della Trexenta un plusvalore di notorietà e di interesse turistico di grande spessore (anche se non sfruttato appieno, purtroppo…). Eppure lo scandaglio ancora non ha toccato il fondo in tema sorprese. Era l’estate del 2003, quando un operaio edile, scavando nella roccia, con i denti della benna urtò e spaccò in due un sasso di trachite chiara. Il suo occhio fu subito attratto da una forma sferica, una metà della quale era rimasta in una parte del masso e l’altra metà nell’altro pezzo. Scalpellando le due parti della sfera dai due pezzi di pietra e ricomponendole, l’operaio notò che si trattava di una pallina pesante della grandezza di una palla da tennis, all’interno della quale stava un’altra sfera più piccola perfettamente centrata nella prima, dentro la quale si indovinava un’ulteriore sfera granulosa e iridescente, unita saldamente a quella mediana e alla prima esosfera. Una sorta di matrioska a tre strati, insomma.

Il dott. Marco Antognini (a cui il sottoscritto ha chiesto di esaminare il reperto), curatore della parte mineralogica del Museo di storia naturale di Lugano, geologo alla galleria del Gottardo, dopo un esame scientifico, anche se non approfondito, esprime un referto naturalistico, ossia che si tratta di un nodulo polimetallico di origine naturale proveniente da fondali oceanici, globuli che si formano per aggregazione principalmente di manganese, ferro, calcio, stronzio, rame, nichel… senza comunque un apporto antropico. Necessitano comunque altre informazioni per un responso definitivo: natura della roccia incassante, giacitura del reperto, presenza o meno in loco di altri oggetti simili e soprattutto una particolare indagine pedologica della zona. L’età di questo reperto è logicamente la stessa della formazione geologica del masso che lo ingloba, in un contesto che racchiude anche numerosissimi fossili marini. Io stesso ne ho trovati molti sia nel comprensorio di Barumini che nei “tacchi” calcarei di Ísili. In particolare un pectinide di oltre 30 cm di larghezza e un bivalve di circa dieci centimetri ai margini della strada per Bau Perdu. Ísili, in provincia di Núoro, si trova attualmente a 523 m/sm, ma nel periodo miocenico dell’era cenozoica o terziaria, 24-14 milioni di anni fa, il mare forgiava quei “tacchi”, e la melma dei fondali, solidificando, incassava per sempre crostacei e bivalvi di vario genere. Barumini e anche Isili, in quel remoto periodo geologico erano ricoperte dal mare. Alla fine dell’ultima era glaciale, dai 7 ai diecimila anni fa, sotto l’effetto dello scioglimento dei ghiacci, il territorio giaceva sotto una coltre di 100 metri d’acqua.

Già l’origine naturale di questo oggetto sferico è affascinante: tutta la Marmilla era mare. Ma restano tuttavia alcuni dubbi sulla sua vera natura, originati dal fatto che sia un esemplare unico e soprattutto che esso mostri come un rigagnolo di metallo solidificato che fuoriesce da un “polo” e corre su un lato, dando l’idea di un versamento di sovraccolmo dall’interno, di fattura non naturale. Esso è inoltre un esemplare unico, incassato in un masso di trachite. Questi particolari accendono una spia importante: e se si trattasse di un manufatto di origine antropica?

Se fosse valida questa ipotesi, si tratterebbe evidentemente di un prodotto artificiale, legittimando le più azzardate fantasie. Per la fabbricazione della sua forma sferica è necessaria una matrice e nozioni fusorie e metallurgiche avanzate, non certo da primitivi. Ma come si concilia la sua età di varie migliaia di anni con l’esistenza dell’uomo nella zona? Chi, quando, come ha potuto costruire questa cosa misteriosa? A che cosa serviva un oggetto del genere? Forse a una misteriosa civiltà che non conosciamo? Da dove sono importati metalli qui inesistenti? Quali mezzi ha dovuto necessariamente usare un ipotetico essere umano per elaborare un tale oggetto? Sono quesiti enigmatici che proiettano violentemente la fantasia fino ai reperti archeologici tuttora inspiegati dalla scienza e addirittura al limitare della mitologia: quale civiltà può aver raggiunto la capacità di produrre un tale manufatto? In quei tempi remoti il continente, la Sicilia con le sue isole e Malta erano terre unite tra loro. Così pure la Sardegna con la Toscana. A Malta, la moderna archeologia subacquea ha scoperto i segni di una civiltà preistorica di cui non si conosce il nome e che non ha lasciato tracce sul terreno. C’è stata pure qui qualche relazione col mondo preistorico sardo? E’ un residuato di qualche ipotetico ciclo di superciviltà umana pre-Genesi? Sono note le fantasie scatenatesi su tale argomento – Nell’Irak e in Egitto sono state trovate lenti di un cristallo molato che solo oggi, a distanza di migliaia di anni, possiamo ottenere usando l’ossido di cesio, il quale si prepara per via elettronica. – All’inizio del XVIII secolo sono state trovate a Istanbul le famose carte geografiche di Piri Reis, comandante delle flotte ottomane: erano copie di altre molto più antiche di oltre diecimila anni, secondo i glaciologi. Sono nella Biblioteca nazionale di Berlino. La topografia dell’interno del continente antartico e perfino l’altitudine delle sue montagne sono esatte. Notare che i monti dell’Antartide furono scoperti e studiati solo nel 1952 e i rilievi possono essere mappati solo da mezzi aerei. – Nel museo di Bagdad sono esposte batterie di pile elettriche a secco, datate a migliaia di anni fa, funzionanti secondo il moderno principio di Galvani. – Sugli altipiani peruviani sono stati trovati monili di platino, e il platino fonde e si lavora solo a 1800° gradi, cosa possibile solo con tecniche moderne. – La prova del carbonio 14 assegna ai ciottoli di Lussac-le-Châteaux del Museo dell’Uomo a Parigi, la data di 15.000 anni. Siamo quindi nel periodo magdaleniano, eppure essi indossano abiti e scarpe di foggia moderna. – A 4.000 metri di altitudine nelle Ande peruviane esiste un calendario intagliato in un masso vulcanico, nel quale è indicata la durata dell’anno fino a quattro simboliche cifre decimali, con gli equinozi, le stagioni astronomiche e i movimenti della Luna. – Nel 1900 sono stati ripescati vicino all’isola di Antikytera misteriosi frammenti meccanici anteriori alle civiltà finora conosciute, frammenti che secondo gli esperti sarebbero pezzi di un calcolatore scientifico (cfr. Nous ne sommes pas les premiers, Andrew Thomas, ed. Albin Michel). Aggiungiamo i misteri delle piramidi, dei giganteschi disegni sulla superficie del deserto di Nazca, degli atlantidi di Platone… Un quadro ipotetico in cui, cadendo le risposte di carattere scientifico-naturalistico, si potrebbe collocare anche questo “enigma”. E la “leggenda” di Barumini continua.

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Vladivostok – Durante alcuni scavi preparatori effettuati per la costruzione di un nuovo ponte a Vladivostok (città della Russia orientale), in vista del prossimo raduno dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) previsto nel 2012, è venuto alla luce uno strano manufatto, presumibilmente molto antico: si tratterebbe di una strana piastra metallica contenente il 97% di alluminio e per il resto composto da piccole quantità di calcio, ferro, samario, piombo e tugsteno. La cosa sconcertante, che rende questo oggetto “sospetto”, è il fatto che l’uomo avrebbe cominciato ad utilizzare l’alluminio solamente un secolo fa o poco più, mentre le prime analisi effettuate in laboratorio avrebbero stabilito che il misterioso piatto risalirebbe addirittura a 2000 anni fa!
 Valery Dvuzhilny, uno scienziato russo da anni interessato al mistero e al paranormale, chiamato in causa per dare la sua opinione in merito al ritrovamento, si è detto quasi certo che l’oggetto non abbia origini terrestri: egli, nella sua carriera di scienziato, da anni impegnato nella ricerca di prove di vita aliena sui resti di rocce e meteoriti provenienti dallo spazio, ha affermato che il ritrovamento di questo reperto, nonché la sua datazione, potrebbero costituire una prova tangibile di visite extraterrestri verificatesi nel nostro lontano passato, milioni di anni fa.
 Nel frattempo l’oggetto, che ha un diametro di circa sei centimetri, è stato trasferito a San Pietroburgo presso l’Istituto di Fisica Nucleare, dove sarà esaminato dal dottor Igor Okunev che effettuerà analisi più dettagliate volte a confermare sia la composizione che la datazione del manufatto. Okunev si è comunque già espresso sul ritrovamento, affermando che “nulla di simile è mai stato scoperto prima d’ora” e che quasi certamente “si tratta di un oggetto che non ha nulla a che fare con l’uomo…”
 A rafforzare l’ipotesi che il misterioso disco non sia di questo mondo è giunta anche la notizia che degli ingegneri di Vladivostok avrebbero rinvenuto, in alcune rocce di arenaria raccolta in prossimità delle coste russe, alcune minuscole particelle di tugsteno risalenti a 250 milioni di anni fa ed aventi la forma di lastre, sfere ed addirittura a forma piramidale.
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OOPArt è un termine che deriva dall'acronimo inglese Out of Place Artifacts (reperti o manufatti fuori posto), coniato dal naturalista americano Ivan Sanderson per dare un nome ad una categoria di oggetti di difficile collocazione storica. Essi sono tutti quei reperti archeologici o paleontologici che, secondo le comuni convinzioni riguardo al passato, si suppone non siano potuti esistere nell'epoca a cui afferiscono le datazioni iniziali.

Da questi ritrovamenti è nato il filone dell'archeologia misteriosa, in quanto la maggioranza degli scienziati non li ha mai ritenuti come "fuori dal tempo", cercando di spiegarne l'origine all'interno delle teorie accettate e relegando le altre interpretazioni nella categoria della pseudoscienza.


Dispute sugli OOPArt

Secondo certe interpretazioni alcuni OOPArt, specialmente quelli ritrovati in siti geologicamente molto antichi, metterebbero in crisi le teorie scientifiche e le conoscenze storiche consolidate.

Può capitare che un oggetto abbia una datazione apparentemente impossibile, che può farlo risalire ad epoche in cui si suppone gli esseri umani non possedessero le conoscenze tecniche adeguate per fabbricarli, o addirittura non esistessero ancora.

Poiché questi metodi di datazione sono occasionalmente soggetti ad essere falsati (volontariamente o meno), vengono compiuti altri studi e raffronti, fino a comprendere quanto possibile la vera origine dell'OOPArt.

Può capitare che gli oggetti, dopo una analisi iniziale fallace, vengano sottoposti a studi scientifici e ne viene riscontrata la loro appartenenza ad epoche più recenti o a contesti spiegabili: questo quindi li colloca fuori dall'ambito degli OOPArt, o li fa riconoscere come oggetti di moderna falsificazione (come il Martello di London), falsificazioni riscontrabili peraltro anche per reperti convenzionali.

Non sono rari i casi in cui l'oggetto, dopo la pubblicazione iniziale, scompare o viene reso inaccessibile per le necessarie verifiche scientifiche, mantenendo quindi la fama di oggetto misterioso, ma senza possibilità di risolvere il mistero.

In altri casi gli oggetti possono venire in seguito spiegati come appartenenti all'epoca in cui sono stati fabbricati, senza che alcuna conoscenza dei fatti storici possa essere messa in discussione. Così è accaduto per la cosiddetta macchina (o meccanismo) di Anticitera, considerato dai media e dall'opinione pubblica un oggetto tecnologicamente avanzato per appartenere all'età ellenistica, ma che in realtà è perfettamente compatibile con le conoscenze tecniche degli antichi greci post-alessandrini, pur rimanendo un reperto unico per complessità e manifattura.

Altre volte invece gli OOPArt vengono identificati con un oggetto del tutto normale. Ad esempio, all'interno del Geode di Coso è stato ritrovato un oggetto metallico, in seguito riconosciuto da tecnici esperti come una candela di un motore a scoppio degli anni '20. Spesso tuttavia la fama "misteriosa" dell'oggetto prevale sulla realtà dei fatti e la leggenda dell'oggetto sopravvive alla effettiva spiegazione.

Casi celebri di OOPArt

Tra gli esempi più citati di OOPArt vi sono oggetti ancora da studiare, o in fase di studio.

OOPArt ancora da verificare

• Le statuette di Acambaro, cittadina nei pressi di Guanajuato nel New Mexico, scoperte nel 1945, che raffigurerebbero dei dinosauri tra cui un brontosauro un anchilosauro e un iguanodonte e datate da analisi scientifiche a circa 2.500 anni fa: sono considerate dagli antievoluzionisti una prova della contemporanea esistenza di esseri umani e dinosauri, mentre sono considerate un falso dagli scettici;

• Il mortaio con pestello rinvenuto nella Table Mountain (California, nella contea di Tuolumne, in uno strato di roccia risalente al Terziario e datato tra i 33 i 55 milioni di anni;

• Gli oggetti microscopici rinvenuti presso le rive del fiume Narada in Russia sulla catena degli Urali, costituiti da elementi che si avvolgono a spirale, alcuni della grandezza di 3 micron, in rame, tungsteno e molibdeno, interpretati come antichi esempi di nanotecnologia;

• I dischi di Bayan Kara Ula, presso la località di Nimu, nella regione cinese del Sichuan, dischi di pietra bucati al centro e interpretati come manufatti extra-terrestri.

• Le lampade di Dendera, oggetti oblunghi nascenti da un fiore di loto e contenenti un serpente, raffigurati in un bassorilievo di un tempio dedicato alla dea Hathor a Dendera, interpretati come grandi lampade collegate con dei cavi ad un generatore elettrico.

• La Pagoda nera di Konarak in India, costruita del XIII secolo la cui colossale pietra sommitale viene ritenuta non collocabile senza macchinari moderni.

• Una scatola nera con lamine d'argento e un cristallo, ritrovata in una tomba cinese della fine del VI secolo a.C. e intepretata come una primitiva radio a galena.

• Un manufatto di cristallo di rocca rinvenuto a Heluan in Egitto e risalente all'epoca del faraone Semempses e interpretato come una lente di cristallo molata.

• Un blocco di pietra squadrato rinvenuto a Baalbek in Libano pesante 1.050 tonnellate, di cui si ritiene impossibile la movimentazione senza macchinari moderni.

• L'obelisco non finito di Assuan in Egitto, abbandonato nella cava, pesante 1.150 tonnellate, anch'esso ritenuto impossibile da muoversi.

• I Tubi di Baigong in Cina, tubi metallici rinvenuti in una grotta nella provincia di Qinghai, e nelle vicinanze, interpretati come antiche condutture.

• La fibbia di alluminio cinese rinvenuta in Cina, risalente almeno al 265 d.C. e realizzata in alluminio per l'85% della sua composizione.

• I tubi metallici rettangolari modellati rinvenuti nel 1968, a San Jean del Livet Francia, contenuti in un calcare risalente a 65 milioni di anni fa.

• La Navicella di Toprakkale, ritrovata a Tuspa in Turchia e risalente a 3000 anni fa, sembra rappresentare una navicella volante con tanto di ugelli e pilota.

• Il teschio della Yakuzia', di un bisonte, regione della Russia. Analogo al caso del Teschio dello Zambia. Al centro della fronte è visibile un foro rotondo che potrebbe essere stato causato da una pallottola. Secondo i paleontologi questa specie sarebbe vissuta tra i 30.000 e i 70.000 anni fa.

• I Jet d'oro Precolombiani. Definiti semplici monili dalla forma di uccello, sembrano rappresentare diversi modellini di aerei a reazione, risalenti al 1000 d.C.

• Una protesi metallica, in ferro puro, lunga 23 cm presente nella gamba della mummia del sacerdote Usermontu risalente alla XXVI dinastia egizia (656 a.C. -525 a.C.).

• Il Cubo di Schondorf-Vocklabruck, in lega di ferro, carbonio e nichelio, scoperto in Austria, nel 1885 in un blocco di carbone del Terziario, circa 300 milioni di anni. Fino al 1910 fu conservato nel Museo di storia naturale di Salisburgo, poi scomparve misteriosamente.

• Il muro di Heavener, in Oklahoma, lungo 130 metri, in calcestruzzo levigato, venne ritrovato nel 1928 da un certo Atlas Almond Mathis, in un filone di carbone datato 285 milioni di anni.

• L' impronta fossile di scarpa con tacco, che sarebbe stata ritrovata da un collezionista di fossili, William Meister, nel 1968, nello stato dello Utah, negli Stati Uniti, in una roccia scistosa risalente al Cambriano, circa 500 milioni di anni fa. L'impronta pare aver schiacciato un trilobite, un mollusco estinto nel Permiano da 250 a 300 milioni di anni fa.

• Un' altra impronta fossile di scarpa, questa volta proveniente dal Nevada, scoperta dal geologo John T. Reid; esaminata al microscopio presentava fili di ricucitura fossilizzati più di 5 milioni di anni fa.

• La Catena d'oro di Morrisonville, nell' Illinois, rinvenuta nel 1891 in un pezzo di carbone risalente a 300 milioni di anni fa, da parte della moglie del direttore del giornale, S.W. Culp. Fonte: The Morrisonville Time e Geological Survey, Illinois, 1891

• La Tazza in ferro di Wilburton rinvenuta nel 1912 in una miniera di Wilburton, nell'Oklahoma, da parte di Frank J.Kenwood in un blocco di carbone. Il Dipartimento Geologico dell'Oklahoma dichiarò che il carbone era antico di 312 milioni di anni.

• Gli strumenti ed armi in pietra, ritrovati in Belgio dal geologo A.Rutot in una serie di strati rocciosi risalenti a 30 milioni di anni fa. Attualmente i reperti non sono visibili al pubblico.

• Lo scheletro umano del Midi, anatomicamente moderno, ritrovato in Francia e citato dall'antropologo francese Gabriel de Mortillet, nel suo libro "Il Preistorico" in una formazione del Miocene, databile 25 milioni di anni e, di altri scheletri ritrovati in Svizzera a Delémont, in una formazione dell'Eocene (38 milioni di anni).

• Il Fuente Magna un vaso ritrovato in Bolivia nel 1950 con presunte incisioni in cuneiforme Sumero e Proto Sumero.

• La vite di Treasure City l'impronta di una vite di 5,08 cm lasciata in uno strato antico di centinaia di millenni.


OOPArt sottoposti ad esami scientifici approfonditi

• La batteria di Baghdad, datata tra il 250 a.C. e il 250 d.C., considerata essere stata utilizzata per placcare dei pezzi di metallo, più probabilmente sarebbe un contenitore per rotoli sacri di papiro.
• il vaso di Dorchester, Massachusetts (USA), datato a 320 milioni di anni fa, in metallo di squisita fattura, secondo una ricerca raffigura delle piante risalenti al Cambriano in scala 1:2, e classificate in una data successiva alla sua scoperta, mentre per alcuni sarebbe uno scherzo ad opera degli operai del cantiere dove è stato rinvenuto.
• le pietre di Ica, Perù, raffiguranti scene risalenti a 65 milioni di anni fa. Sono state ritrovate circa 15.000 pietre, alcune delle quali sarebbero state lavorate con moderni bulini stando agli esami compiuti su un buon numero delle pietre sia da centri di ricerca internazionali che da un centro di ricerca in Italia e presentati durante la trasmissione televisiva italiana Stargate linea di confine. La stragrande maggioranza delle pietre rimane comunque non esaminata ed aperta a successive verifiche.
• Il Teschio dello Zambia, o "Teschio di Broken Hill", un cranio umano risalente a 150-300.000 anni fa (le prime datazioni lo ponevano a 38.000 o a 70.000 anni) che presenta sulla tempia sinistra un foro perfetto, privo di linee radiali, come se gli avessero sparato con una pistola od un fucile. Il foro può essere spiegato più prosaicamente come una ferita dovuta al canino di un grosso predatore, o a una foratura artificiale del cranio, pratica rituale usata per scacciare gli spiriti maligni.

Alcuni famosi Ex-OOPArt

Breve lista di oggetti che hanno cessato di essere considerati "fuori posto" (o fuori del tempo) perché pienamente spiegati.

Oggetti scambiati per OOPArt oppure falsificati

• All'interno del geode di Coso, inizialmente datato come antico di 500 mila anni, è stato trovato un oggetto metallico. Nonostante il nome, non si tratta di un vero geode ma di un grumo di creta in cui si è trovato anche un pezzo di chiodo. La presenza dell'oggetto è stata strumentalizzata da gruppi creazionisti americani (come "Creation Outreach" e "Institute for Creation Research"), che hanno aggiunto ai pochi dati divulgati dagli scopritori numerose informazioni fasulle, aumentando il mistero intorno all'oggetto. Nel 1999 l'oggetto è stato identificato in base alle prove portate da un gruppo di collezionisti: è senz'ombra di dubbio una candela per autocarro di marca Champion, di uso comune negli anni '20. Nonostante questo alcuni studiosi tuttora affermano che alcuni particolari del "geode" tenderebbero ad escludere simile spiegazione.
• I teschi di cristallo ritrovati a Lubaantun, nello Yucatan, e nel Belize, risalenti almeno al 1400-1500, secondo recenti studi alcuni di essi sarebbero di datazione molto meno antica, portando segni di lavorazione meccanica di epoca moderna.
• le sfere metalliche di Klerksdorp, Sudafrica, che alcuni pensano essere vecchie di 2,8 miliardi di anni. Questi strani oggetti con alcune linee incise sono stati identificati dal professor Bisschoff, della Cattedra di Geologia dell'Università di Potchefstroom (Johannesburg) in noduli di limonite, anche se la loro composizione è contestata da chi afferma che la durezza delle sfere è superiore al 4-5° grado della scala Mohs tipico della limonite. Non è ancora chiaro se le linee siano dovute a una lavorazione successiva da parte degli scopritori (a fini di ornamento o deliberatamente per rendere interessante l'oggetto) o a una insolita stratificazione interna del nodulo. L'età comunque è molto inferiore ai 2,8 miliardi di anni citati: le forze generate dagli eventi geologici avrebbero altrimenti deformato sensibilmente la sagoma sferica. Si noti che su questo tipo di materiale non è possibile la datazione al carbonio.
• il Martello di London, Texas (USA), secondo certuni databile 115 milioni di anni (o secondo altri 400 milioni di anni fa) come le rocce della zona in cui è stato rinvenuto, è ritenuto un falso. Non sono presenti gli aloni di diffusione delle particelle metalliche che avrebbero dovuto prodursi nella roccia in milioni di anni, né si è verificata la pietrificazione del manico di legno del martello. Inoltre, dal momento che si tratta di una roccia metamorfica, sottoposta ad enormi pressioni e temperature, sia il manico che la testa del martello dovrebbero essere fortemente deformati.
• Il presunto dito umano fossile, risalente a 100 milioni di anni fa e ritrovato nella Walnut cretaceus formation del Comanche Peak situato in una riserva del New Mexico, è di dubbia origine anche per gruppi creazionisti ed è ritenuto, a seconda delle opinioni, un carapace fossile o semplicemente una pietra con una forma interessante.
• Il Papiro Tulli, un falso documento egizio che descrive degli UFO.
• Il Manoscritto Voynich, un presunto erbario magico medievale scritto in lingua misteriosa, oggi identificato come falso rinascimentale.
• la cosidetta mappa del Creatore (nota anche come pietra di Dashka), ritrovata nella Bashkiria, Russia. Erroneamente datata ad almeno 20 milioni di anni fa e raffigurante il territorio di 120 milioni di anni fa. In un intervista rilasciata alla trasmissione Stargate - Linea di confine, Chuvirov, autore della scoperta, aveva affermato che la mappa rappresenta enormi canalizzazioni di cui si è cominciato a ricercare l'esistenza attraverso opportune prospezioni geologiche. Successive indagini hanno mostrato l'assoluta inconsistenza di tali ipotesi.

Oggetti pienamente spiegati come appartenenti al loro tempo

• La macchina di Anticitera, un meccanismo per il calcolo astronomico recuperato in un relitto al largo della Grecia e risalente all'87 a.C., ma che una recente ricerca pubblicata su Nature fa risalire ancora più indietro, al 100-150 a.C. Questo confermerebbe che l'antica Grecia aveva una conoscenza tecnologica maggiore di quanto finora creduto, ma non in contrasto con le conoscenze generali su tale civiltà (vedasi la Macchina di Erone).
• L'elicottero e il carro armato incisi su di un bassorilievo nel tempio di Abydos, rivelatisi un immagine "creata" casualmente dalla sovrapposizione di due strati di simboli.
• La mappa di Piri Reis (1513), che secondo alcuni rappresenterebbe l'Antartide quando ancora non era conosciuta, è ormai largamente accettato che raffiguri l'America del Sud, già conosciuta a quei tempi, con un andamento Nord-Sud da sinistra a destra invece che dall'alto in basso come di consueto, per motivi di interessi geopolitici nello sfruttamento delle colonie.
• la Colonna di Ferro in India, risalente almeno al 423, una colonna in ferro alta 7 metri dal peso di 6 tonnellate che non è arrugginita nonostante 1600 anni di esposizione al clima monsonico, a causa di una "pellicola protettiva" formatasi come conseguenza dell'uso di materiali con impurità nel processo di fusione.
• Il modello di Aliante di Saqqara ritrovato in Egitto nella tomba di Pa-di-lmen, risalente al 200. È un oggetto molto leggero, presenta ali dritte, che sembrano disegnate aerodinamicamente. Ricostruzioni in scala reale hanno dimostrato che non sarebbe mai stato in grado di volare e nemmeno di planare. Si tratterebbe probabilmente di un giocattolo o di una decorazione riproducenti un uccello stilizzato, una figura classica dell'iconografia egizia.
• La città sommersa di Bimini. Negli anni 1960 dei sommozzatori scoprirono al largo dell'isola di Bimini una zona apparentemente pavimentata, con colonne parzialmente abbattute, e si convinsero di aver scoperto Atlantide o un'altra città perduta. In realtà la pavimentazione non era altro che una formazione rocciosa di origine vulcanica simile a quella della Giant's Causeway irlandese, e i "pilastri" erano comuni bidoni riempiti di cemento indurito, usati come pesi nel vicino porto e in seguito scaricati in mare.
• I finti artefatti vichinghi in Nord America: sull'onda di uno studio sulla storia scandinava pubblicato nel 1837 dallo storico Carl Rafn, in cui si affermava che i Vichinghi avessero colonizzato il nordamerica, iniziò una vera e propria "caccia al reperto" in tutto il continente. Vennero rinvenute numerose presunte iscrizioni e relique antiche. Molte di queste risultarono dei falsi, mentre le restanti non erano altro che oggetti indiani scambiati per vichinghi. Addirittura, tumuli indiani furono scambiati per tombe monumentali, indiani sepolti con i loro averi divennero "vichinghi in armatura"; a costruzioni note di epoca coloniale vennero attribuite improbabili origini nordiche. Nessuno degli oggetti descritti nella lunga lista fatta realizzare dallo studioso risultò vero. Solo un secolo dopo, in uno scavo a Terranova, verrà trovata una vera moneta riconducibile a popolazioni nordiche.
• Le impronte del fiume Paluxy, Texas: da alcuni interpretate come impronte umane contemporanee a quelle dei dinosauri, sono oggi accettate come impronte di dinosauri di vario tipo.
• L'omero di Kanapoi in Kenya, ritrovato nel 1965 dagli antropologi Bryan Patterson e William W.Howells, datato a 5 milioni di anni fa. Gli scopritori sostennero che apparteneva ad un uomo di tipo moderno, mentre analisi più approfondite hanno escluso questa ipotesi e attribuiscono l'omero ad un ominide precedente.
• Quattro scheletri fossili di Castenedolo, Brescia, anatomicamente umani, in un formazione del Pliocene Medio risalente a quattro milioni di anni fa, sono stati rinvenuto attorno al 1920 dal geologo Giuseppe Regazzoni. Gli scheletri sono poi stati datati col radiocarbonio ad un'epoca più recente.

OOPArt e nuove teorie sulla nascita della civiltà sulla Terra

In base a quelli che da alcuni sono stati documentati come ritrovamenti OOPart, sono stati sviluppati alcuni modelli teorici alternativi alla ricostruzione universalmente accettata di alcuni fatti preistorici.

Teoria dell'alternanza delle civiltà evolute o catastrofista

La "Teoria dell'alternanza delle Civiltà Evolute", o "Teoria catastrofista", ipotizza che sulla Terra possono essersi sviluppate in forme e caratteristiche diverse o analoghe alla nostra, molte civiltà "tecnologicamente e/o spiritualmente evolute". I sostenitori di questa teoria pensano che le grandi estinzioni di massa documentate nella storia terrestre, in ognuna delle quali si è estinta tra l'83 ed il 95% delle specie viventi, possano aver distrutto civiltà già evolute.

Teoria degli interventi alieni

La "teoria degli interventi alieni" ipotizza che la Terra sia stata visitata e/o colonizzata da una o più razze extraterrestri, in questo caso estremamente simili a noi, con tracce individuate in diversi siti geologicamente antichissimi. Secondo diverse interpretazioni di questa teoria, eventuali alieni sbarcati sul nostro pianeta, pur senza lasciare tracce avrebbero potuto comunque influenzare indirettamente gli esseri umani preistorici, similmente a quanto accadde in tempi moderni col fenomeno del culto del cargo.



da
Wikipedia
 
 
 
 
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OOPArt Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
OOPArt è un termine che deriva dall'acronimo inglese Out of Place Artifacts (reperti o manufatti fuori posto), coniato dal naturalista e criptozoologista americano Ivan Sanderson per dare un nome ad una categoria di oggetti che sembrerebbero avere una difficile collocazione storica, ossia rappresenterebbero un anacronismo[1]. Vengono classificati come OOPArt tutti quei reperti archeologici o paleontologici che, secondo comuni convinzioni riguardo al passato, si suppone non sarebbero potuti esistere nell'epoca a cui si riferiscono le datazioni iniziali.

Da questi ritrovamenti, è nato il filone dell'archeologia misteriosa o pseudoarcheologia. La comunità scientifica non ha mai ritrovato in tali oggetti elementi o prove che le facessero apparire come "fuori dal tempo"[2], relegando le interpretazioni volte a sottolineare presunti anacronismi nell'ambito della pseudoscienza. Molti OOPART hanno infatti ricevuto una interpretazione assolutamente in linea con le attuali conoscenze archeologiche e scientifiche[2]. In tutti quei casi in cui non si è data una risposta, ciò si deve al fatto che non si è ancora capito il tipo di utilizzo che aveva l'oggetto[2] o la descrizione dell'oggetto appare fumosa e inesatta oppure non si conosce il possessore dell'oggetto tanto da farne dubitare circa l'effettiva esistenza[3].

Nel tempo gli OOPArt sono stati usati per supportare le più varie teorie pseudoscientifiche come quelle ufologiche e creazioniste[4]

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[modifica] La presunta validità scientifica degli OOPArt Secondo le interpretazioni di alcuni sostenitori degli OOPArt alcuni di questi oggetti metterebbero in crisi le teorie scientifiche e le conoscenze storiche consolidate. Tuttavia solo in rari casi tali affermazioni hanno avuto il sostegno della scienza, ad esempio gli oggetti possono venire in seguito spiegati come appartenenti effettivamente all'epoca in cui sono stati fabbricati, senza che alcuna conoscenza dei fatti storici possa essere messa in discussione. Così è accaduto per la cosiddetta macchina (o meccanismo) di Anticitera, un sofisticato calcolatore astronomico, generalmente considerato dai media e dall'opinione pubblica un oggetto tecnologicamente troppo avanzato per appartenere all'età ellenistica, ma che in realtà è perfettamente compatibile con le conoscenze tecniche ed astronomiche degli antichi greci post alessandrini, pur rimanendo un reperto unico per complessità e manifattura[3][5][6].

Così anche può capitare che gli oggetti, dopo una analisi iniziale fallace, vengano sottoposti a studi scientifici e ne viene riscontrata la loro appartenenza ad epoche più recenti o a contesti spiegabili: questo quindi li colloca fuori dall'ambito degli OOPArt, o li fa riconoscere come oggetti di moderna falsificazione (come il Martello di London), falsificazioni riscontrabili peraltro anche per reperti convenzionali. Non sono rari i casi in cui l'oggetto, dopo la pubblicazione iniziale, scompare o viene reso inaccessibile per le necessarie verifiche scientifiche, mantenendo quindi la fama di oggetto misterioso, ma senza possibilità di risolvere il "mistero".

Altre volte invece gli OOPArt vengono identificati con un oggetto del tutto normale. Ad esempio, all'interno del Geode di Coso è stato ritrovato un oggetto metallico, in seguito riconosciuto da tecnici esperti come una candela di un motore a scoppio degli anni venti[3].

[modifica] OOPArt che secondo i sostenitori sono ancora da verificare
  • Il mortaio con pestello rinvenuto nella Table Mountain (California, nella contea di Tuolumne, in uno strato di roccia risalente al Terziario e datato tra i 33 i 55 milioni di anni.[7][8][9]. Sull'oggetto tuttavia non ci sono segni di lavorazione umana ed è quindi plausibile che si tratti di semplici pietre elaborate dalla natura e che accostate tra loro fanno pensare a un mortaio con relativo pestello[10].
  • Gli oggetti microscopici rinvenuti presso le rive del fiume Narada in Russia sulla catena degli Urali, costituiti, stando alle descrizioni, da elementi che si avvolgono a spirale, alcuni della grandezza di, in rame, tungsteno e molibdeno, interpretati come antichi esempi di nanotecnologia.[11][12][13][14] Tale interpretazione è stata messa in dubbio: come spesso accade per questi “oggetti impossibili,” è difficile dare una ricostruzione pacifica per la mancanza di informazioni dettagliate ed attendibili. Nel caso di questi presunti oggetti microscopici non si riesce, ad esempio, a sapere dove si trovino attualmente gli oggetti in questione.[15]
  • I tubi di Baigong in Cina, tubi metallici rinvenuti in una grotta nella provincia di Qinghai, e nelle vicinanze, interpretati variamente come manufatti artificiali, antiche condutture, o come formazioni naturali. Ulteriori studi sono oggi impediti dal fatto che le autorità cinesi usano il sito come attrazione turistica[16]
  • Una protesi metallica, in ferro puro, lunga 23 cm presente nella gamba della mummia del sacerdote Usermontu risalente alla XXVI dinastia egizia (656 a.C. -525 a.C.).[17]. Si ritiene che la "protesi" sia stata messa nella fase di mummificazione del corpo in vista della resurrezione[18], si tratta quindi di una riparazione postuma[19].
  • Un giornale del 1891 riporta la notizia del ritrovamento di una catena d'oro a Morrisonville, nell' Illinois, rinvenuta, stando al racconto, in un pezzo di carbone e sempre secondo l'articolo, risalente a 300 milioni di anni fa, ritrovata da parte della moglie del direttore del giornale, S.W. Culp.[20]. Come per altri OOPArt non si hanno notizia della reale esistenza del monile e del suo possessore.
  • La tazza in ferro di Wilburton rinvenuta nel 1912 in una miniera di Wilburton, nell'Oklahoma, da parte di Frank J.Kenwood in un blocco di carbone[21][22]. La classificazione come OOPArt si basa su racconti aneddotici e l'oggetto sin dagli anni '60 è stato usato come strumento di propaganda creazionista senza tuttavia che via sia alcuna prova circa la reale antichità[21]
  • Il Fuente Magna un vaso ritrovato in Bolivia nel 1950 con presunte incisioni in cuneiforme sumero e proto-sumero.
  • La vite di Treasure City, si dice scoperta nel 1869 negli USA a Treasure City (un paese di cercatori d'oro oramai abbandonato nello stato del Nevada) è uno di quei ritrovamenti classificati come OOPART, ovvero "manufatti trovati fuori posto", dai sostenitori dell'archeologia misteriosa[23]. In uno strato di roccia sarebbe stata trovata l'impronta apparente di una vite di 5,08 cm di lunghezza. La vite che si presuppone fosse stata di materiale ferroso si è ormai completamente perduta, ma impressa nella roccia vi si è trovata la forma fotografata dell'oggetto. Come per altri OOPArt non si hanno notizia della reale esistenza della roccia e del suo possessore.
  • I reperti di Hueyatlaco, sui quali esiste una controversia circa la datazione.
OOPArt sottoposti ad esami scientifici approfonditi I componenti interni della Batteria di Baghdad.
  • La batteria di Baghdad, datata tra il 250 a.C. e il 250 d.C., considerata essere stata utilizzata per placcare dei pezzi di metallo, molto più probabilmente era un contenitore per rotoli sacri di papiro
  • il vaso di Dorchester, Massachusetts (USA), ritenuto datato a 320 milioni di anni fa, in realtà non ha nulla di antico[24] e plausibilmente si trattò di uno scherzo ad opera degli operai del cantiere dove è stato rinvenuto.
  • le pietre di Ica, Perù, raffiguranti scene risalenti a 65 milioni di anni fa. Sono state ritrovate circa 15.000 pietre e molte di esse si sono rivelate essere un falso che fanno con certezza dire che si tratta di una bufala.
  • Il Teschio dello Zambia, o "Teschio di Broken Hill", un cranio umano che si dice risalente a 150-300.000 anni fa (le prime datazioni lo ponevano a 38.000 o a 70.000 anni) che presenta sulla tempia sinistra un foro perfetto, privo di linee radiali, come se gli avessero sparato con una pistola od un fucile. Il foro può essere spiegato più prosaicamente come una ferita dovuta al canino di un grosso predatore, o a una foratura artificiale del cranio, pratica rituale usata per scacciare gli spiriti maligni.[25]
Oggetti scambiati per OOPArt oppure falsificati
  • All'interno del geode di Coso, inizialmente datato come antico di 500 mila anni, è stato trovato un oggetto metallico. Nonostante il nome, non si tratta di un vero geode ma di un grumo di creta in cui si è trovato anche un pezzo di chiodo. La presenza dell'oggetto è stata strumentalizzata da gruppi creazionisti americani (come "Creation Outreach" e "Institute for Creation Research"), che hanno aggiunto ai pochi dati divulgati dagli scopritori numerose informazioni fasulle, aumentando il mistero intorno all'oggetto. Nel 1999 l'oggetto è stato identificato in base alle prove portate da un gruppo di collezionisti: è senz'ombra di dubbio una candela per autocarro di marca Champion, di uso comune negli anni '20[3].
  • I teschi di cristallo, attribuiti a civiltà precolombiane, sono in realtà falsi fabbricati a partire dalla seconda metà del XIX secolo.
  • Le sfere metalliche di Klerksdorp, Sudafrica, che alcuni pensano essere opera dell'uomo. I geologi concordano sul fatto che tali sfere non sono dei manufatti ma sono il risultato di processi naturali.[26][27][28][29].
  • Il Martello di London, Texas (USA), secondo certuni databile 115 milioni di anni come le rocce della zona in cui è stato rinvenuto, è un falso[30]. Non sono presenti gli aloni di diffusione delle particelle metalliche che avrebbero dovuto prodursi nella roccia in milioni di anni, né si è verificata la pietrificazione del manico di legno del martello. Inoltre, dal momento che si tratta di una roccia metamorfica, sottoposta ad enormi pressioni e temperature, sia il manico che la testa del martello dovrebbero essere fortemente deformati.
  • Il presunto dito umano fossile, risalente a 100 milioni di anni fa e ritrovato nella Walnut cretaceus formation del Comanche Peak situato in una riserva del Nuovo Messico, è di dubbia origine anche per gruppi creazionisti ed è ritenuto, a seconda delle opinioni, un carapace fossile o semplicemente una pietra con una forma interessante.[31]
  • Il Papiro Tulli, un falso documento egizio che descrive degli UFO.
  • Il Manoscritto Voynich, un presunto erbario magico medievale scritto in lingua misteriosa, oggi identificato come falso rinascimentale.
  • la cosiddetta mappa del Creatore (nota anche come pietra di Daška), ritrovata nella Baškiria, Russia. Erroneamente datata ad almeno 20 milioni di anni fa e raffigurante il territorio di 120 milioni di anni fa. In un'intervista rilasciata alla trasmissione Stargate - Linea di confine, Čuvyrov, autore della scoperta, aveva affermato che la mappa rappresenta enormi canalizzazioni di cui si è cominciato a ricercare l'esistenza attraverso opportune prospezioni geologiche. Successive indagini hanno mostrato l'assoluta inconsistenza di tali ipotesi.
  • Le statuette di Acambaro, cittadina nei pressi di Guanajuato nel Nuovo Messico, furono scoperte nel 1945 e raffigurerebbero dei dinosauri tra cui un brontosauro un anchilosauro e un iguanodonte e datate da analisi scientifiche a circa 2.500 anni fa. Sono considerate dagli antievoluzionisti una prova della contemporanea esistenza di esseri umani e dinosauri,[32] mentre gli archeologi le considerano bufale.[33]
  • I dischi di Bayan Kara Ula (internazionalmente noti come dischi dei dropa), che si afferma ritrovati presso la località di Nimu, nella regione cinese del Sichuan, dischi di pietra bucati al centro e interpretati come manufatti extra-terrestri.[34][35][36]. In realtà furono inventati da David Gamon (che usò lo pseudonimo di David Agamon) come parte di un più ampio falso contenuto nel proprio libro del 1978 intitolato Sungods in Exile[37].
La cosiddetta "Colonna di Ferro" di Qutb (India) è talvolta citata come un OOPArt

OOPArt è un termine che deriva dall'acronimo inglese Out of Place Artifacts (reperti o manufatti fuori posto), coniato dal naturalista e criptozoologista americano Ivan Sanderson

Un bassorilievo raffigurante una "lampada" di Dendera.
[modifica] Oggetti pienamente spiegati come appartenenti al loro tempo
Un frammento della Macchina di Anticitera
  • La macchina di Anticitera, un meccanismo per il calcolo astronomico recuperato in un relitto al largo della Grecia e risalente all'87 a.C. Questo confermerebbe che l'antica Grecia aveva una conoscenza tecnologica maggiore di quanto finora creduto, ma non in contrasto con le conoscenze generali su tale civiltà (vedasi la Macchina di Erone)[3].
  • L'elicottero e il carro armato incisi su di un bassorilievo nel tempio di Abydos, rivelatisi un'immagine "creata" casualmente dalla sovrapposizione di due strati di simboli[senza fonte].
  • La mappa di Piri Reis (1513), che secondo alcuni rappresenterebbe l'Antartide quando ancora non era conosciuta; è ormai accettato e accertato che raffiguri l'America[38].
  • La Colonna di Ferro in India, risalente almeno al 423, una colonna in ferro alta 7 metri dal peso di 6 tonnellate che non è arrugginita nonostante 1600 anni di esposizione al clima monsonico, a causa di una "pellicola protettiva" formatasi come conseguenza dell'uso di materiali con impurità nel processo di fusione.
  • Il modello di Aliante di Saqqara ritrovato in Egitto nella tomba di Pa-di-lmen, risalente al 200. È un oggetto molto leggero, presenta ali dritte, che sembrano disegnate aerodinamicamente. Ricostruzioni in scala reale hanno dimostrato che non sarebbe mai stato in grado di volare e nemmeno di planare.[39] Si tratterebbe probabilmente di un giocattolo o di una decorazione riproducenti un uccello stilizzato, una figura classica dell'iconografia egizia.
  • La città sommersa di Bimini. Negli anni 1960 dei sommozzatori scoprirono al largo dell'isola di Bimini una zona apparentemente pavimentata, con colonne parzialmente abbattute, e si convinsero di aver scoperto Atlantide o un'altra città perduta. In realtà la pavimentazione non era altro che una formazione rocciosa di origine vulcanica simile a quella della Giant's Causeway irlandese, e i "pilastri" erano comuni bidoni riempiti di cemento indurito, usati come pesi nel vicino porto e in seguito scaricati in mare.
  • I finti artefatti vichinghi in Nord America: sull'onda di uno studio sulla storia scandinava pubblicato nel 1837 dallo storico Carl Rafn, in cui si affermava che i Vichinghi avessero colonizzato il Nord America, iniziò una vera e propria "caccia al reperto" in tutto il continente. Vennero rinvenute numerose presunte iscrizioni e reliquie antiche. Molte di queste risultarono dei falsi, mentre le restanti non erano altro che oggetti nativi americani scambiati per vichinghi. Addirittura, tumuli nativi americani furono scambiati per tombe monumentali, nativi americani sepolti con i loro averi divennero "vichinghi in armatura"; a costruzioni note di epoca coloniale vennero attribuite improbabili origini nordiche. Nessuno degli oggetti descritti nella lunga lista fatta realizzare dallo studioso risultò vero.
  • Le impronte del fiume Paluxy, Texas: da alcuni interpretate come impronte umane contemporanee a quelle dei dinosauri, sono oggi accettate come impronte di dinosauri di vario tipo.[40]
  • L'òmero di Kanapoi in Kenya, ritrovato nel 1965 dagli antropologi Bryan Patterson e William W.Howells, datato a 5 milioni di anni fa. Gli scopritori sostennero che apparteneva ad un uomo di tipo moderno, mentre analisi più approfondite hanno escluso questa ipotesi e attribuiscono l'omero ad un ominide precedente.[41]
  • Quattro scheletri fossili di Castenedolo, Brescia, anatomicamente umani, in una formazione del Pliocene Medio risalente a quattro milioni di anni fa, sono stati rinvenuti attorno al 1920 dal geologo Giuseppe Regazzoni. Gli scheletri sono poi stati datati col radiocarbonio ad un'epoca più recente.[42]
  • Le lampade di Dendera, oggetti oblunghi nascenti da un fiore di loto e contenenti un serpente, raffigurati in un bassorilievo di un tempio dedicato alla dea Hathor a Dendera. Gli egittottologi unanimemente interpretano il disegno come parte della mitologia egizia legata al djed e al fiore di loto[43][44]. I sostenitori della pseudo-archeologia invece vi vedono grandi lampade collegate con dei cavi ad un generatore elettrico.

[modifica] OOPArt e pseudo-teorie sulla nascita della civiltà sulla Terra

In base agli oggetti che alcuni ritengono siano degli OOPart, sono stati sviluppati alcuni modelli teorici alternativi alla ricostruzione universalmente accettata di alcuni fatti preistorici:

  • La "teoria dell'alternanza delle civiltà evolute", o "Teoria catastrofista", ipotizza che sulla Terra possono essersi sviluppate in forme e caratteristiche diverse o analoghe alla nostra, molte civiltà "tecnologicamente e/o spiritualmente evolute". I sostenitori di questa teoria pensano che le grandi estinzioni di massa documentate nella storia terrestre, in ognuna delle quali si è estinta una percentuale tra l'83 ed il 95% delle specie viventi, possano aver distrutto civiltà già evolute.
  • La "teoria degli interventi alieni" ipotizza che la Terra sia stata visitata e/o colonizzata da una o più razze extraterrestri, in questo caso estremamente simili a noi, con tracce individuate in diversi siti geologicamente antichissimi. Secondo diverse interpretazioni di questa teoria, eventuali alieni sbarcati sul nostro pianeta, pur senza lasciare tracce avrebbero potuto comunque influenzare indirettamente gli esseri umani preistorici, similmente a quanto accadde in tempi moderni col fenomeno del culto del cargo.

[modifica] Note

  1. ^ David Hatcher Childress, Lost cities of Atlantis, ancient Europe & the Mediterranean , Adventures Unlimited Press, 1996. ISBN 0932813259 URL consultato il April 19, 2010.
  2. ^ a b c Out Of Place ARTifact di Stefano Bagnasco
  3. ^ a b c d e Sulla scena del mistero Guida scientifica all'indagine dei fenomeni inspiegabili, Bagnasco, Ferreo, Mautino, Sironi Eitore, ISBN: 978-88-518-0134-2
  4. ^ Andrew O'Hehir. Archaeology from the dark side. Salon.com, Wednesday, Aug 31, 2005. URL consultato il 19 April 2010.
  5. ^ "The Antikythera Mechanism Research Project", The Antikythera Mechanism Research Project. Retrieved 2007-07-01 Quote: "The Antikythera Mechanism is now understood to be dedicated to astronomical phenomena and operates as a complex mechanical "computer" which tracks the cycles of the Solar System."
  6. ^ Nicholas Paphitis. «Experts: Fragments an Ancient Computer». The Washington Post, December 1, 2006.
  7. ^ Cremo. M.A., Thompson, R.L. (1994-1997) Utensili nel Neolitico nella corsa all’oro in California: Archeologia Proibita: la storia segreta della razza umana. Pgg. 138-145
  8. ^ Becker, G.F. (1891) Antiquites from under Tuolomne Table Mountain in California, in Bullettin of the Geological Society of America, 2: 189-200.
  9. ^ Sinclair, W.J. (1908) Recent investigation bearing on the question of the occurence of Neocene man in the auriferous gravels of the Sierra Nevada, University of California Pubblications in American Archeology and Ethnology, 7 (2):107-131. In questo sito http://www.archive.org/stream/recentinvestigat00sincrich/recentinvestigat00sincrich_djvu.txt il testo integrale.
  10. ^ Mortar and pestle from Tuolomne, California (USA)
  11. ^ Fiebag J., Das Raetsel der Ediacara-Fauna (The puzzle of the Ediacara Fauna) : Daeniken E.v. (Ed.) Kosmische Spuren, Munich, 1988.
  12. ^ Fiebag J., Das Genesis-Projekt, in: Dopatka, U. (Ed.) Sind wir allein? (Are we alone?), Duesseldorf 1996
  13. ^ Hausdorf H. Wenn Goetter Gott spielen (When Gods play God), Munich, 1997.
  14. ^ Ouvarov V. Personal letter to H. Hausdorf of 2 October 1996.
  15. ^ Discussione sugli oggetti rinvenuti a Narada sul sito del CICAP.
  16. ^ J. Lusby. Wan A. «1998 Discovery of Millennia-Old Spacecraft Launch Pad in China?». City Weekend, July 18- July 31, 2002.
  17. ^ Il Segreto della Mummia di Usermontu
  18. ^ La mummia di Usermontu
  19. ^ Supreme Council of the Rosicrucian Order, 2000, University of Michigan
  20. ^ The Morrisonville Time e Geological Survey, Illinois, 1891.
  21. ^ a b (EN) An iron cup from a mine at Wilburton (Oklahoma, USA)
  22. ^ (EN) Alleged Iron Pot in Coal
  23. ^ Peter Kolosimo, Non è terrestre, Sugar Editore, 1974.
  24. ^ A metallic vase from Dorchester (Massachusetts, USA)
  25. ^ [1]
  26. ^ Cairncross, B., 1988, "Cosmic cannonballs" a rational explanation: The South African Lapidary Magazine. v. 30, no. 1, pp. 4-6.
  27. ^ Heinrich, P.V., 1997, Mystery spheres: National Center for Science Education Reports. v. 17, no.1, p. 34. (January/February 1997)
  28. ^ Heinrich, P.V., 2007, South African concretions of controversy: South African Lapidary Magazine. vol. 39, no. 1, pp. 7-11.
  29. ^ Heinrich, P.V., 2008, The Mysterious "Spheres" of Ottosdal, South Africa. National Center for Science Education Reports, v. 28, no. 1, pp. 28-33.
  30. ^ The ‘London (Texas, USA) hammer’
  31. ^ An Alleged Cretaceous Finger
  32. ^ The Dinosaur Figurines Of Acambaro, Mexico. World Site of Dinosaur Figurines of Mexico, 2003-07-27. URL consultato il 2007-12-19.
  33. ^ Claim CH710.2. TalkOrigins Archive, 2003-07-27. URL consultato il 2007-12-19.
  34. ^ Krassa. P, Als die Gelben Götter kamen – München, 1973
  35. ^ Hausdorf, H, Lecture at Lucy & Orlando Pla House in San Juan, Puerto Rico, 1997
  36. ^ Hausdor. H, The Chinese Roswell : UFO encounters in Far East from Ancient Time to the Present, Pag 8,29,32,34-36,39,40,42,73 – New Paradigm Book
  37. ^ Fortean Times 75 (1995), page 57
  38. ^ The Piri Reis Map
  39. ^ Flying the Saqqara Bird
  40. ^ http://www.talkorigins.org/faqs/paluxy/onheel.html http://www.talkorigins.org/faqs/paluxy.html
  41. ^ Creationist Arguments: Anomalous Fossils
  42. ^ Creationist Arguments: Anomalous Fossils
  43. ^ Wolfgang Waitkus, Die Texte in den unteren Krypten des Hathortempels von Dendera: ihre Aussagen zur Funktion und Bedeutung dieser Räume, Mainz 1997 ISBN 3-8053-2322-0 (tr., The texts in the lower crypts of the Hathor tempels of Dendera: their statements for the function and meaning of these areas)
  44. ^ "Dendera Temple Crypt". iafrica.com.

[modifica] Bibliografia

I seguenti testi sostengono la tesi dell'"archeologia misteriosa".

I seguenti testi cercano di riesaminare le tesi dell'"Archeologia misteriosa" in chiave più tradizionale

  • Stiebing J., William H., Antichi astronauti. Dalle pile di babilonia alle piste di Nazca, Avverbi.
  • Fuso Silvano, Pinocchio e la scienza. Come difendersi da false credenze e bufale scientifiche, Dedalo.
  • Feder Kenneth L., Frodi, miti e misteri. Scienza e pseudoscienza in archeologia, Avverbi.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

Articoli a supporto della tesi degli OOPART
Fonti a confutazione della tesi degli OOPArt
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Molti i misteri da scoprire,
svelati o che resteranno insoluti,
ma molti di più quelli andati perduti o dimenticati...

Rimangono insoluti i misteri locali, dove nessuno ha avuto la volontà di indagare o dove vi si è voluto non andare oltre, legati ormai alla sola memoria di qualche vecchietto di paese
tipo il mio, dove di narrava al tempo della costruzione della tranvia Milano – Gorgonzola – Vaprio che è stata una linea tranviaria interurbana che ha collegato Milano a Vaprio d'Adda tra il 1878 e il 1978

prima trainata a cavallo poi a vapore, che scavando per la posa delle rotaie ne furono rinvenute già posate nel sottosuolo di più antiche...vero o falso?!?
Oppure di un'altra fonte che narra sempre a Vaprio nella zona ...inaccessibile tra Naviglio
e il visto da sopra ospedale dove vi sono grotte ove furono trovati, sempre sentito da voci tramandate da vecchietti del paese, scavando ...strade di asfalto tipo quelle di oggi,ma in quei tempi non ve n'erano ancora in giro e non se ne conosceva pressochè nulla!...Vero o falso?!?
Chi puo' dirlo.......

Non restate immobili a quanto letto
e usatene a spunto per fare una ricerca più approfondita
accettate la provocazione e cercate sul web!

Alla scienza la risposta,
anche se questa, spesso, per non rispondere a ciò che non conosce, nega ciò che sa.

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